Tonino Lasconi “Coraggio, smarriti di cuore!”

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (05/09/2021)

Vangelo: Mc 7,31-37

Il Signore ci vuole fiduciosi e combattivi.

Da quando il nostro Paese ha potuto concedersi le ferie estive di massa, la prima domenica di settembre è diventata la data del: “Si riparte”. Aspettata con fiducia finché c’era il lavoro, giravano i soldi, e il processo verso livelli sempre più alti di benessere sembrava inarrestabile, dopo le ripetute crisi economiche mondiali la ripartenza è diventata sempre di più carica di preoccupazioni e di interrogativi. Quest’anno poi, settembre, che dopo essere stato annunciato, sperato, promesso, atteso, preparato come l’uscita dalla pandemia, è invece ancora carico di dubbi e incertezze su scuola, trasporti, vaccini… è tutto un interrogativo: si potrà finalmente riprendere la vita normale? Si potrà tornare a viso scoperto? Ci si potrà abbracciare? Ce la faranno gli scienziati a fermare le varianti del Covid-19, e a convincere tutti della bontà dei vaccini? I governanti si decideranno ad affrontare i problemi, mettendo insieme le risorse, invece di cercare di accaparrarsi potere e ricchezza? Come non bastasse, tanto per non farci mancare niente, ecco la tragedia dell’Afghanistan con le scene terribili nell’aeroporto di Kabul e la minaccia del terrorismo. Si può ben dire che siamo in una situazione umana e spirituale da “smarriti di cuore”, secondo la definizione efficacissima del profeta Isaia.

Cosa propone la parola di Dio a noi smarriti di cuore? Ci compatisce? Ci esorta ad avere pazienza e subire? Ci invita a consolarci con la speranza che qualcuno o qualcosa verrà a risolvere i nostri problemi e a placare le nostre paure? No. Come al tempo del profeta, ci invita ad avere fiducia in lui e a reagire: «Dite agli smarriti di cuore: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio… Egli viene a salvarvi”. Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi». E con il salmo dopo la lettura ci fa addirittura ringraziare e lodare il Signore che lo sta già facendo: «egli rimane fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati, libera i prigionieri, ridona la vista ai ciechi, a chi è caduto, ama i giusti, protegge i forestieri, sostiene l’orfano e la vedova».

Non è facile accogliere questa Parola carica di promesse. “È proprio vero che il Signore farà tutto questo, e che lo sta facendo? Come credergli con davanti agli occhi folle di affamati, di assetati, di perseguitati, di sfruttati?”. Avremmo ragione di dubitare se Gesù, che conosceva queste promesse dei profeti e affermava di essere venuto a realizzarle, non ci avesse mostrato come esse vanno accolte e messe in pratica. Il Vangelo di oggi racconta di un uomo tra la folla talmente “smarrito di cuore” da non potere e volere chiedere aiuto: è sordo e muto. Lo portano a Gesù. Non sappiamo chi: parenti? Amici? Gente compassionevole? Lui lo accoglie premurosamente e, compiendo gesti che richiamano l’opera creatrice di Dio, gli apre gli orecchi e gli scioglie la lingua. Per questo povero la promessa si è realizzata perché alcuni si sono preoccupati di lui, e perché Gesù l’ha accolto. Come accogliere le promesse di Dio? Con la fiducia in esse e l’impegno a collaborare alla loro realizzazione.

“Ma noi mica siamo Gesù! Mica possiamo aprire gli orecchi ai sordi e gli occhi ai ciechi!”. Sono tanti i miracoli alla nostra portata. Il primo è l’attenzione e la premura verso tutti gli “smarriti di cuore” (a cominciare da noi stessi quando ci troviamo così), e la disponibilità a compiere tutto ciò che in qualche modo può sollevarci e sollevare, incoraggiarci e incoraggiare. Così vivendo, scopriremo con meraviglia di essere capaci di compiere gesti che sembravano al di fuori delle nostre possibilità. Nelle scene terribili e angoscianti dell’aeroporto di Kabul – come in altri eventi non meno drammatici e penosi – non sono mai mancati comportamenti coraggiosi, generosi, imprevisti, inaspettati che ci hanno riempiti di meraviglia e anche di orgoglio nel constatare che, volendo, non siamo capaci soltanto di cattiverie, ma anche di “miracoli”, di gesti esemplari di bene. Allora: “Se questi e quelle perché non noi?”. Smarriti di cuore, facciamoci coraggio e doniamo coraggio!!

Fonte:https://www.paoline.it/