La Liturgia di Domenica 15 Gennaio 2023  VANGELO (Gv 1,29-34) Commento:Rev. D. Joaquim FORTUNY i Vizcarro (Cunit, Tarragona, Spagna)


In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: «Ecco l’agnello di Dio, colui che
toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele».
Giovanni testimoniò dicendo: «Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio».
Parola del Signore

«Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!»

Rev. D. Joaquim FORTUNY i Vizcarro 

(Cunit, Tarragona, Spagna)

Oggi, abbiamo ascoltato Giovanni che, vedendo Gesù, dice, «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo» (Gn 1,29). ¿Cosa avranno pensato quelle persone? E, ¿cosa intendiamo noi? Nella cerimonia dell’Eucaristia tutti preghiamo: «Agnello di Dio che togli il peccato del mondo, abbi pietà di noi / dona a noi la pace». E il sacerdote invita i fedeli alla Comunione dicendo: «Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo…».

Non dubitiamo che, quando Giovanni disse «ecco l’agnello di Dio», tutti capirono cosa voleva dire, in tanto ce l’agnello” è una metafora di natura messianica che avevano usato i profeti, principalmente Isaia, e che era ben conosciuta da tutti i buoni israeliti.

D’altra parte, l’agnello è l’animale che gli israeliti sacrificano per ricordare la pasqua, la liberazione della schiavitù in Egitto. La cena pasquale consiste nel mangiare un agnello.

E anche gli Apostoli e i padri della Chiesa dicono che l’agnello è segno di purezza, semplicità, bontà, mansuetudine, innocenza… e Cristo è la Purezza, la Semplicità, la Bontà, la Mansuetudine, l’Innocenza. San Pietro dirà, «Foste liberati (…) con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia» (1Pt 1,18.19). E San Giovanni, nell’ Apocalisse, impiega perfino trenta volte il nome “agnello” per nominare Gesù Cristo.

Cristo è l’agnello che toglie il peccato del mondo, che è stato immolato per darci la grazia. Lottiamo per vivere sempre in grazia, lottiamo contro il peccato, aborriamolo. La bellezza dell’anima in grazia è così grande che nessun tesoro si può paragonare a quella. Ci fa gradevoli a Dio e degni di essere amati. Per questo, nel “Gloria” della Messa si parla della pace che è caratteristica degli uomini che ama il Signore, di quelli che stanno in grazia.

Giovanni Paolo II, sollecitandoci di vivere nella grazia che l’Agnello ha guadagnato per noi ci dice, «Impegnatevi a vivere in grazia. Gesù è nato a Betlemme precisamente per questo (…). Vivere in grazia è la dignità suprema, è la gioa ineffabile, è garanzia di pace, è un’ideale meraviglioso».


Si tratta di una sacrificio pasquale nuovo, già annunciato. “Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: ‹Ecco io vengo. Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà›”, dice il salmo. E anche Isaia presentò il servo di Jahvéh come un agnello (Is 53,7-12): “Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca”. PADRE PAOLO BERTI