Don RICCARDO PINCERATO “Ti va di andare a pescare?”

III Dom. T.O

Quand’ero piccolo, ma anche adesso, non vedevo l’ora arrivasse l’estate! L’estate era il tempo per giocare, per andare a trovare gli amici, per riposare, per andare al mare, era il tempo giusto per passare qualche ora in più con i miei genitori. Era in estate che con mio papà andavamo nel troso dietro casa e con la canna da pesca in bambù ci mettevamo a pescare. Con mio fratello facevamo la gara a chi pescava di più, perché in quel posto c’erano parecchi pescetti e non bisognava aspettare molto perché abboccassero; era divertente. Alla fine della mattinata, li contavamo e puntualmente li ributtavamo in acqua.

Poi col tempo papà si era deciso a sistemare le canne da pesca professionali che teneva come reliquie in garage e aveva iniziato a portarci a pescare in fiumi più grandi, una volta addirittura in riva al mare. Però erano due modi diversi di pescare! Con la canna di bambù si pescava sempre e nell’arco di dieci minuti un pescetto per quanto piccolo abboccava. Con le canne da pesca serie, invece, bisognava aspettare e avere molta pazienza e non si era neppure sicuri di tornare a casa con qualche pesce. Certo erano più grossi di quelli della canna di bambù, però erano molti di meno.

La mia pazienza si è esaurita in fretta e infatti non siamo andati a pescare moltissimo con le canne da pesca professionali, dopo qualche anno, sono tornate belle belle in garage.

Pensavo allora a Gesù che ci invita a diventare pescatori di uomini. Per pescare un uomo non basta la canna di bambù e non basta neppure la canna professionale… quale strumento ci offre Gesù per uscire e andare a pesca di uomini? Ho l’impressione che la sua, sia una canna particolare: il Vangelo. E il suo modo di pescare sia altrettanto impegnativo: una pesca che ha bisogno dei tempi lunghi. una pesca che ha bisogno dei tempi lunghi Se con la canna di bambù si pescava in fretta, con la canna professionale ci voleva molto più tempo, con il Vangelo?!!? Bisogna mettere in preventivo la possibilità di restare a bocca asciutta, prevedere il fallimento e tempi molto molto lunghi.

È l’esperienza che Gesù stesso ha fatto anche con i suoi apostoli, con quelli che dovevano essere i suoi più stretti collaboratori. Certo è riuscito a pescare Pietro che si trovava a lavorare in riva al lago, ma quante volte, nella sua storia di amicizia con Gesù, ha deciso di ributtarsi in acqua, di ritornare al suo modo di pensare, di agire, di vivere perché la parola del Maestro era una parola dura, difficile, a tratti incomprensibile.

Puntualmente però Gesù non si perdeva d’animo e li ripescava, decideva di rimettersi in gioco con loro, sia durante la vita terrena sia dopo la Resurrezione. Gesù tutt’ora non si stanca di prendere in braccio la sua Chiesa e non solo, tutt’ora non si stanca di prendere in braccio l’umanità per risollevarla dalle sue cadute. Non si abbatte, non perde la pazienza, continuamente, di nuovo è lì per gettare l’amo e venirci a pescare.

A Lui non interessa se il pesce è piccolo, grande, di qualità o meno, Lui continua a pescare. Ci fa bene sapere che sebbene anche oggi le acque in cui navighiamo come Chiesa a volte sono torbide e disorientanti, abbiamo ancora il Maestro a riva che è lì a pescare. Oggi sta a noi accogliere il suo invito di conversione, per scoprire la forza attrattiva del Vangelo, capace di offrire una nuova umanità nelle nostre comunità, nel nostro posto di lavoro, nelle nostre scuole. Davvero mettendoci in cammino con Gesù potremmo riscoprirci amati. Il nostro cuore potrebbe ritrovare serenità e pace, potremmo osare a contrastare le tenebre del male con la luce della gioia.

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