Contagiarsi di cielo Gv 9,1-41
È la storia di un uomo sballottato fra urti e spintoni, è la storia di due genitori incerti ed impauriti, è la storia di Gesù attento e sensibile, dei discepoli confusi tra leggi e tradizioni, è la storia di pesi che rallentano il passo, di gente di strada e per strada, di custodi fanatici di leggi e disumane sentenze.
Storia di attori e di spettatori alla ricerca di chi è il guaritore e di come ha guarito. È l’impalcatura di un tribunale. Perché quell’uomo è cieco ed è meglio se resta cieco: troverà sempre un padrone.
Solo quell’uomo può testimoniare da chi e su come è stato guarito. Per lui è un profeta! Ha scoperto la luce, vede i colori, distingue gli inganni e i pregiudizi. E ora sa cosa è essenziale. Il buon senso, l’emozione, la ragione, la fede lo sostengono e riesce ad andare oltre, fino ad incontrare il Figlio di Dio.
Si è liberato dai vincoli dei tribunali, dalle sentenze tendenziose e traccia, anche per tutti, sentieri e stili di vita. Ha sperimentato l’assenza di luce, ha percepito gesti umani improvvisati per donargli la vista. Ha sentito su di sé una carezza liberatoria, soprattutto ha udito una voce: “va’ a lavarti”. Ha incontrato una forza divina ed è tornato vivo.
È sempre Gesù che fa il primo passo, che dà impulso alla mente e al cuore, che va e ritorna per raccontare Dio. Gesù è Dio che si contamina con l’uomo e con Gesù è anche l’uomo che si contagia di cielo. È il mistero della rivelazione.
Una mano ha dato colore agli occhi, una voce ha spezzato umilianti catene. E’ l’amore divino che libera, che aiuta a vedere per scegliere i propri sentieri, mentre Dio fa chiarore sui passi e aspetta paziente in fondo alla strada.
Il cieco ha danzato, ha esultato, ha ritrovato la dignità e, da allora, senza più mendicare, si costruisce il futuro. Non è riuscito a vedere la faccia di chi l’aveva salvato, non sa neanche dov’è, ma sa chi è. E si dibatte ancora tra gli inquisitori di presunti peccati.
Viene escluso e scomunicato. Ora, anche se vede, potrebbe smarrirsi. Gli viene incontro di nuovo Gesù che sempre va in cerca di chi è in fondo alla fila, donandogli amore.
La fede nel cuore era già nata e donata, ora lo porta a invocare il “Signore”. Il cieco è risorto a vita nuova per sempre e compie una liturgia vitale: “Credo, Signore”. E con un gesto angelico, pieno di poesia, si prostra dinanzi a Gesù.
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