fra Damiano Angelucci “Pecore perdute o apostoli?”

XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)  (18/06/2023) Vangelo: Mt 9,36-10,8 

I dodici non dovranno mettere in piedi un regno fino ad ora sconosciuto, ma invitare gli uomini ad accogliere un Regno già presente, una realtà di amore sempre operante nel mondo, drammaticamente rifiutato all’origine da un primo gruppo di uomini, ma ora più che mai vivo nella persona di Cristo.
La libera e creativa iniziativa di Dio Padre ha voluto scegliere Israele come popolo da cui iniziare la salvezza di tutta l’umanità, ed ecco perché proprio all’interno di esso Dio si è fatto uomo. Un onore non meritato, totalmente gratuito, ma che ora chiede di essere accolto, goduto e ridonato.

La preferenza accordata da Gesù alle “pecore perdute di Israele” non è quindi una preferenza etnica, ma la necessaria testimonianza che, per primo, il popolo eletto deve dare a causa della predilezione ricevuta. A loro anzitutto i 12 apostoli dovranno chiedere la conversione del cuore. 

Noi sappiamo dalla storia che così non per è stato – almeno non per tutto Israele – ma che anzi l’annuncio di Cristo, rifiutato da generazioni di giudei fino a tutt’oggi, è stato accolto da milioni di pagani.

L’invito di Gesù rimane tuttavia sempre valido. La messe resta abbondante, ma gli operai – laici, consacrati e presbiteri – restano sempre sproporzionati e pochi rispetto alla sete della conoscenza di Dio che permane nel cuore dell’uomo. Ma ora dovrebbero essere i cristiani – il nuovo Israele – a sentirsi interpellati e a chiedersi cosa stanno facendo dell’annuncio di salvezza ricevuto col Vangelo di Cristo… per non diventare anch’essi pecore perdute della casa d’Israele!

Fonte:http://fradamiano.blogspot.com