XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (09/07/2023) Vangelo: Mt 11,25-30
La custodia di una relazione di amicizia ha sempre un prezzo da pagare, piccolo o grande che sia: a volte si tratta di saper perdonare una fragilità, altre di accettare gli inevitabili limiti. Nel caso della nostra – eventuale – relazione di amicizia con il Signore-Gesù si tratta di saper portare il suo giogo, come lo chiama lui, di una vita donata per amore.
Però, attenzione: primo, noi non abbiamo nulla da dover perdonare a lui, e anzi è lui piuttosto che ci perdona sempre. Secondo: è lui, Gesù, che ci ha amato per primo e quindi, non è che dobbiamo inventarci l’amore, quanto piuttosto si tratta di riconoscere di averlo ricevuto (nel dono della vita, nelle bellezze del creato, nell’affetto di tante persone care), e di farlo scorrere verso i fratelli che vivono accanto.
Come Gesù, nella sua umiltà, ha perfettamente accolto la comunione d’amore del Padre, e per questo lo benedice e lo loda, così noi, grazie a Gesù, al suo Spirito presente ora nel nostro cuore di battezzati, siamo chiamati ad avere lo stesso atteggiamento di umile accoglienza dell’amore di Dio, e di tessere relazioni di comunione con gli altri.
Le leggi degli uomini, come anche le tante osservanze inventate dai farisei del tempo e fatte risalire a Mosé; ma anche le convenzioni umane, come tutte i cosiddetti “obblighi” sociali di visibilità e/o di successo, di cui ci sentiamo spesso schiavi, impongo gioghi ben più pesanti e a volte veramente insopportabili, perché non liberano il cuore. Invece, proprio l’intima unione con lo Spirito del Signore ci dona una libertà meravigliosa: quella di poter capire e scegliere il vero Bene, e di saper sopportare perfino il male, sapendo che, in un modo misterioso, per l’onnipotenza di Dio, anch’esso potrà servire ad un bene molto più grande.
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