fra Damiano Angelucci “Un tesoro nascosto nel cuore del fratello”

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)  (30/07/2023) Vangelo: Mt13,44-52

“Che male c’è?” È questa, forse, l’obiezione più frequente che, da bambini, abbiamo rivolto ai genitori per giustificare qualcosa. Che male c’è? Molto spesso – vorrei dire quasi sempre – in effetti c’è una parte di bene in ogni scelta che facciamo. Ma raramente pensiamo che c’è un bene e c’è un meglio.
Allora potremmo partire più opportunamente dalla domanda: “cosa c’è di bene in questa scelta che sto facendo?” Oppure: “Qual è il bene più grande per me e per gli altri in queste diverse possibilità che mi stanno dinanzi?
Nelle parabole appena ascoltate Gesù invita a puntare sempre al meglio, alla totalità, a tutto ciò che faccia risplendere, e maggiormente manifesti, la bellezza e la grandezza dell’amore e della misericordia di Dio.
Investire nel regno di Dio è veramente fruttuoso se, diversamente dagli investimenti finanziari di questo mondo, NON si diversifica il rischio, e su di esso, invece, si imposta tutta la propria vita: lavoro, affetti, progetti di vita. Per comprare la perla preziosa o per comprare il campo con il tesoro occorre vendere tutto il resto. Per accogliere la vita nuova di Cristo occorre mettere totalmente da parte l’uomo vecchio e le sue logiche di affermazione sugli altri o di rivendicazione di una propria giustizia nei confronti di Dio.
Se la parola del Signore Gesù trova spazio nel cuore dell’uomo com’è possibile restare indifferenti rispetto alla sofferenza dell’altro? O restare arroccati nelle proprie ragioni – per quanto fondate – negando il perdono a chi sbagliando ci ha fatto soffrire? Domande queste che aiutano a capire se l’amore di Dio ha fatto breccia nel cuore rendendoci discepoli di Cristo, o se siamo solo, al massimo, discepoli di una legge come i farisei del tempo di Gesù di cui F. De André nel testo della sua canzone “Il testamento di Tito” dice: “Lo sanno a memoria il diritto divino, e scordano sempre il perdono”.

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