XXXII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (12/11/2023)
Perché le stolte di cui si parla in questa parabola non hanno preso l’olio? Forse credevano che lo sposo sarebbe arrivato da un momento all’altro, riducendo i tempi di attesa a meno di quelli di un pacco Amazon. Ma la loro colpa non è stata quella di addormentarsi perché, si “si assopirono tutte e si addormentarono – si dice nella parabola” -. La fatica della pazienza, il peso delle speranze non ancora realizzate è uguale per tutti.
Coloro che prendono l’olio, usando piccoli vasi, sono coloro, però, che in tutti i frangenti della propria esistenza, anche quelli più banali, accettano la sfida del tempo, e sanno disporsi a leggere e vivere la storia come una serie di piccoli incontri, di piccole esperienze della presenza del Signore, centro della nostra vita, e che si manifesterà in pienezza solo al termine del pellegrinaggio. Gesù in questa e in altre parabole usa la metafora dello sposo che vuole rendere partecipi della sua gioia tante altre persone. Per noi entrare al banchetto delle nozze significa accedere alla sua stessa gioia. Quanto è bello, allora, vivere nella speranza certa che neppure la più piccola preghiera resterà inascoltata; neppure il più flebile gemito del cuore si perderà nel vuoto.
Quanto è miope, invece, lo sguardo dell’uomo che pretenderebbe sempre un premio immediato per il suo retto agire, vero o presunto; che vorrebbe vedere da subito il frutto della sua condotta di vita sana e ordinata, o presunta tale.
Prendere l’olio della lampada, la vera vigilanza, significa invece continuare a sperare nell’assoluta fedeltà di colui che ci ha detto: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto», (Mt 7,7) pur non precisando la tempistica, e continuare a dimorare presso la casa dove avverrà la festa, sfuggendo all’idolatria del “tutto e subito” che costringe ad “allontanarsi” alla ricerca di speranze supplementari che non sazieranno mai il cuore.
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