Pieve di Scandiano Commento XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) – Cristo Re 

XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) – Cristo Re  (26/11/2023)

Vangelo: Mt 25,31-46 

Il Figlio dell’Uomo ovvero il Messia che viene sulle nubi (Dn7,13-14) è venuto, viene e verrà. Ha stabilito la verità e l’ordine delle cose, tutto è sottomesso a Lui.

L’ordine dell’universo lo possiamo denotare dalla vita di questo Dio vero che si è fatto vero uomo e che si è confermato vero uomo in ogni obbedienza, nella quale cresceva, con ciò che patì, con ogni cosa che viveva, con quel pathos e amore che nessuno sa vivere come Lui.

Tutto è stato fatto per mezzo di Lui e in vista di Lui, in Lui vediamo sia noi stessi, che siamo Sua immagine, ma anche come è pensato tutto l’universo. La sintesi di tutto è un Dio che si spoglia di se stesso e si umilia assumendo la forma umana fino alla morte, e alla morte in croce. Tutta la sua vita, era per un altro. La sua nascita, crescita, lavoro, sudore, compassione, pianto e morte era sempre messa davanti al Padre nell’amore per qualcun altro, per me, per te e per i nostri nemici, che noi forse non vogliamo vedere giustificati.

Grazie a questo sacrificio sono stato toccato nella mia vita da un amore che ha dato senso al mio vagare, alle mie giornate e soprattutto a ogni mia sofferenza.

Quale è questo ordine che vedo? Quello che mette l’amore al primo posto.

Non c’è paura, non c’è spada né morte o vita che ci può allontanare dalla possibilità di donarci. Anche il male diventa occasione di bene, se impariamo a viverlo. Ho sentito oggi una testimonianza di una signora lasciata dal marito e che ha continuato a combattere in questa vita difficile, lo faceva per i suoi figli, ma a un certo punto ha esaurito le sue forze e finalmente si è fermata. Ma nel fermarsi ha scoperto che non deve fare tutto con le proprie forze e che lei non è dimenticata o abbandonata. Nella sua sofferenza si è poi scoperta amata, guidata, e consolata non solo nelle sue bellezze, ma anche in quelle parti brutte che gli sembravano indegne di vita, che lei pensava di dover nascondere o far sparire in qualche modo. Trovando il senso della sua sofferenza nel servo sofferente, è riuscita a dire, che nonostante suo marito oggi viva con un’altra persona, Lei lo ama meglio e lo ama di più di quanto non lo facesse quando vivevano insieme, perché ha capito che cosa significa amore. Si è scoperta moglie di Cristo ed è grata per questa esperienza e sofferenza.

Nella prima lettura il nostro pastore parla di noi come pecore, e quelle a cui mancherà qualcosa saranno consolate, curate da malattie e portate al pascolo. Vorrei imparare sempre meglio a stare nella parte del mio cuore che soffre o che è scomodo per potermi trovare consolato e curato.

La traduzione più corretta del penultimo versetto ci dice che il pastore distruggerà e porterà desolazione alle pecore grasse e potenti, alle pecore che credono di poter vivere senza Lui, che è la luce che illumina le tenebre. Ma senza la luce nelle tenebre sono come chi vive negli inferi, si trovano già in una morte. Per salvarli da queste tenebre, da questa morte, distruggerà i falsi idoli che si sono creati e che li hanno convinti che si possono salvare da soli.

Qui trovo il senso anche di questo vangelo: stando con il debole imparo a conoscere l’amore che Lui ha messo sopra ogni cosa. Dando al bisognoso, capisco come Lui stia dando a me quell’acqua di vita e come io gliela posso chiedere. Trovando amabile il rinnegato, scopro come è possibile essere amati pur con le nostre debolezze e le nostre colpe. Perdonando chi ci offende, approfondisco quell’amore illogico che Lui ha per me. Sforzandomi capisco cosa significa che Lui si sforza. Imparo a capire l’ordine delle cose. Lui ha messo amore sopra ogni cosa, cosi è nella verità e nella realtà. Questa è vita.

Grazie Gesù per la vita alla quale ci chiami ogni giorno. Che Dio sia benedetto!

Fonte:http://www.pievescandiano.it/