Wilma Chasseur “RALLEGRARCI: PERCHE’ MAI?”

III Domenica di Avvento (Anno B) – Gaudete  (17/12/2023)

Vangelo: Gv 1,6-8.19-28

Oggi siamo invitati a rallegrarci. Sia nella prima che nella seconda lettura e già nell’antifona d’ingresso risuona questo invito. Ma perché mai dovremmo rallegrarci con tutti i pericoli che ci minacciano, le insidie che ci sovrastano e le difficoltà che ci angustiano? La risposta è triplice e si trova in tutte e tre le letture.
Vestiti di salvezza e di giustizia
Prima lettura : “Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia”. Ecco di che rallegrarci: siamo stati salvati e giustificati. La nostra condanna è stata revocata: siamo dei graziati. Per grazia siamo salvati. Il nemico è stato disperso e il Signore ne ha preso il posto. E’ Lui che ora è in mezzo a noi: ecco la fonte della gioia che allontana ogni tristezza e ogni sventura e non solo è in mezzo a noi, ma “ci rinnoverà con il suo amore.” Più di così…
Seconda lettura : “Fratelli, siate sempre lieti, pregate e in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è la volontà di Dio, in Cristo Gesù, verso di voi”. Ecco il secondo motivo per cui rallegrarci: non siamo soli, abbiamo un Padre che ascolta le nostre preghiere, ci consola, ci perdona e ci dà la sua pace che sorpassa tutte le altre.
Vangelo : appare ancora all’orizzonte la figura imponente del Battista che, secondo alcuni studiosi, avrebbe forse fatto il suo noviziato nella comunità giudaica di Qumran e promette nientemeno che l’arrivo di Colui che battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Ecco la ragione suprema per cui rallegrarci: ci è stato dato lo Spirito Santo. Lo Spirito di Dio è una forza travolgente che può disperdere in un attimo tutte le nostre tristezze e angustie e può renderci, in un istante, in un batter d’occhio, nuovi fiammanti, dentro e fuori.
Conversione dunque: ardua impresa che va affrontata ogni giorno. Ardua perché dentro di noi ci sono fragilità e debolezze a senso alternato; e fuori ci sono tentazioni sempre fisse, oltre che un ambiente che stuzzica continuamente più i vizi che le virtù. E siccome la spinta verso Dio c’è, ma è debole, invece di convertirsi dal mondo a Dio si finisce per fare il contrario. Come rimediare? Ricordandoci che il male fa male e che la conversione non è solo sforzo nostro ma anche una grazia da chiedere. Ci convertiremo nella misura in cui capiremo il “nulla” delle cose e il “tutto” di Dio.
Al riguardo voglio raccontarvi questa storia di un povero paria. Sapete che in India ci sono le caste sociali: i paria sono all’ultimo gradino, anzi sono addirittura i fuori casta: sono i più poveri e disprezzati, assolutamente da evitare per non “contaminarsi”, sono i cosiddetti intoccabili. Ebbene sentite cos’è accaduto a un povero paria.
Il povero barbiere paria
“Non sono che un povero paria, ma ascoltate la mia storia: è una storia incantata.
Un giorno Dio benedetto passò davanti alla mia casa: proprio la mia casa di povero barbiere paria. Io corsi; Egli si voltò e mi attese: attese proprio me, povero barbiere paria.
Gli dissi tremando: posso parlarti Signore? Ed Egli mi rispose: parlami pure amico.
Gli chiesi: nel tuo Regno c’è un posto anche per me?
Certo, c’è posto anche per te.
Pensate, lo disse a me, povero barbiere paria. Gli domandai ancora:
Signore posso seguirti anch’io?
Certo, vieni!
Gli dissi infine: Signore posso restare sempre vicino a te?
Mi rispose: “Senz’altro lo puoi perché ti amo”.
Pensate, lo disse proprio a me, povero barbiere paria”.

WILMA CHASSEUR

Fonte:http://www.incamminocongesu.org/