III Domenica di Avvento (Anno B) – Gaudete (17/12/2023)
Nuovamente, ecco il Battista che prende la scena
del tempo d’Avvento. Questa volta nel prologo del
quarto Vangelo, l’evangelista dedica molto spazio a
“quest’uomo, mandato da Dio, il cui nome era
Giovanni”.
Quante cose Giovanni dice di non essere. Non è la
luce, perché la luce è Cristo. Non è il Cristo, perché lo è Gesù. Non è Elia, non è il profeta. Giovanni
rifiuta i ruoli che gli vogliono imporre, quelli tradizionali che rappresentavano le attese degli ebrei
di quel tempo.
Di se stesso piuttosto dice: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del
Signore”. E l’evangelista scrive di lui che era il testimone della luce. Giovanni era la Voce
provvisoria, ma Cristo sarebbe stata la Parola definitiva, eterna.
Ma di quale voce sta parlando il Battista? La stessa di Isaia che annuncia la consolazione.
“Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele
che è finita la sua schiavitù, è stata scontata la sua iniquità. Una voce grida: Nel deserto preparate
la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio» (Is 40,1-3).
Ebbene, Giovanni annuncia che l’esilio è finito, il castigo è terminato, e per chi accoglie la
conversione attraverso il battesimo, una grande consolazione è pronta. E il compito e la missione
di Giovani è di essere testimone alla verità. Non ha importanza il suo modo di vestire o di
mangiare, perché l’evangelista si interessa di lui perché lo vede come il primo testimone nel
grande processo alla Parola.
Nei vangeli sinottici abbiamo il racconto di un solo processo a Gesù, quello della passione, ma il
vangelo di Giovanni evangelista invece mostra che questo processo occupa tutta la vita di Gesù e
attraversa tutto il suo ministero. Le parole come confessare e testimoniare si ritrovano in tutto il
vangelo. La Parola di Dio ormai è stata rivelata agli uomini, ma la respingono o la tengono sotto
scacco, insomma la mettono alla sbarra; e Giovanni il Battista è parte di questo processo.
Comprendiamo allora perché il Battista, nel Quarto Vangelo, è colui che indica e mostra l’agnello
di Dio. Al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando vedendo Gesù venire verso di lui
disse: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Io non lo conoscevo, ma
sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele”.
Il Battista non solo annuncia, prepara, intravede, ma capisce e indica, riconosce e testimonia.
Come in un processo, quando viene chiesto a un teste di parlare, Giovanni puntando il dito dice:
“sì, è lui, lo riconosco: è il Messia”.
Nel Vangelo di Giovanni, la parola “testimonianza” è molto più usata che in qualsiasi altro scritto
del nuovo testamento. Come ha fatto il Battista, ogni cristiano è invitato a dare la sua
testimonianza. In questo nostro mondo, è sempre più necessario che i credenti “mostrino” chi è
che salva la nostra vita, chi è la luce nelle tenebre che coprono la terra. Molte altre proposte
circolano ormai tra noi. Ma solo Gesù può salvare la nostra vita.
Il Quarto vangelo è l’unico a darci l’indicazione esatta del posto in cui il Battista riconosce il
Messia. Serve tornare lì, dove tutto è iniziato, sulle rive del Giordano, per vedere di nuovo chi ci
mostra Colui che può prendere su di sé, e togliere da noi, il peccato del mondo.
