Natale del Signore – Messa del giorno
Is 9, 1-3. 5-6; Sal. 95; Tt 2, 11-14; Lc 2, 1-14.
“Questo per voi il segno: troverete un bambino”. Tutti vogliono
crescere nel mondo, ogni bambino vuole essere uomo, ogni
uomo vuole essere re, ogni re vuole essere Dio. Solo Dio vuole
essere bambino. La liturgia celebra il Natale e rispolvera nella sua
memoria un passo di Isaia che canta il futuro di Dio e della terra:
“Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra
tenebrosa una luce rifulse”.
Mi sono chiesto dove sono oggi le luci e a indicare chi e che cosa? Dove le abbiamo ancora una volta
accese le luci? Sarebbe fin troppo facile dire che oggi le luci abitano i grandi magazzini. Ma quasi per un
sussulto, non so se di pentimento o di rimpianto, succede che anche in qualche vetrina riappare il segno di
un presepe. Troppo poco, forse, ma poi mi chiedo: “E non sarà che un brivido di luce si accende a Natale
nel segreto? Là dove noi non entriamo, nel segreto del cuore, di una donna e di un uomo? E che ne
sappiamo noi del segreto delle coscienze”?
Nel racconto di Luca, mi ha colpito una connessione: luce e timore. I pastori vegliavano nella notte facendo
guardia al gregge. Così sta scritto: “All’apparire dell’angelo, la gloria del Signore li avvolse di luce ed essi
furono pieni di grande timore”. Ma come? Insieme alla luce c’è un grande timore? Ma non dovrebbe
essere il contrario? Non dovrebbe essere il buio ad invadere il cuore di timore e paura?
Certo, il timore è il rovescio del Natale e se questo rimanesse nell’immaginario dei credenti, noi
ritorneremo alla teologia e alla chiesa che incute spavento e sorveglia le porte. Questa la riflessione mi ha
portato il racconto di Luca, tra la luce avvolgente dal cielo e il timore nel cuore dei pastori. Ma l’angelo
parlava. E parlava loro, nella notte, di gioia, e non di gioia per pochi, ma di gioia per tutti. Anche questo i
pastori cominciavano a capire: che Dio non ritaglia la gioia come dono per pochi, per alcuni, più fortunati:
“Vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo”.
E che cosa avranno pensato a quel punto dell’annuncio i pastori? Non lo sappiamo, ma ci è facile
immaginare lo stupore quando si sentirono dire dall’angelo: “Oggi nella città di Davide è nato per voi un
salvatore, che è Cristo Signore”. Forse, posando gli occhi sul gregge addormentato si saranno chiesti se
avevano capito bene o se stavano sognando: nato “per loro”, i respinti, gli scartati, gli esclusi dal tempio.
E poi avrebbero trovato un neonato, ma dove? In fasce e in una mangiatoia. Era la fine dei sogni di
grandezza. Era come se Dio e il suo Messia avessero cambiato i connotati. Ora cambiava davvero tutto.
Cambiava il modo di pensare Dio e di pensare l’uomo. Il segno nel presepe non è il segno della potenza che
spaventa, non ci sono troni: c’è il segno della semplicità, dell’infinito della semplicità; il segno della
povertà, dell’infinito della povertà; il segno della tenerezza, dell’infinito della tenerezza.
Niente paura: Il segno è quello della nascita di un bambino. A incantarti è la vita, sono gli occhi di quella
madre e di quel padre, a parlarti non sono i palazzi di Erode, ma è quella mangiatoia, sono quelle fasce,
cose da pastori, cose familiari a quei pastori. Non sappiamo se i pastori nella notte abbiano portato doni
nelle loro mani. I verbi dei pastori del vangelo di Luca sono questi: andarono senza indugio, trovarono,
videro, tornarono lodando e glorificando Dio, riferirono. Riferirono l’inimmaginabile: un Messia in fasce,
nella mangiatoia, il Messia nella tenerezza.
E tu cosa ti porti via dal Natale? Apparentemente niente. Una luce ti è rimasta impigliata, ma dentro. Sei
cambiato dentro. Potremmo dire che natale sei tu. Quando sei natale? Quando sei natale ce lo ha detto
Papa Francesco, come al solito, con la sua incantevole concretezza.
“Natale sei tu, quando decidi di nascere di nuovo ogni giorno e lasciare entrare Dio nella tua anima.
L’albero di Natale sei tu, quando resisti vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita. Gli addobbi di Natale sei
tu, quando le tue virtù sono i colori che adornano la tua vita. La campana di Natale sei tu, quando chiami
anche chi è lontano. Sei anche la luce di Natale, quando illumini con la tua vita il cammino degli altri. Gli
angeli di Natale sei tu, quando canti al mondo un messaggio di pace, di giustizia e di amore. La stella di
Natale sei tu, quando conduci qualcuno all’incontro con il Signore.
Sei anche i Re Magi, quando dai il meglio che hai, senza tenere conto a chi lo dai. La musica di Natale sei tu,
quando conquisti l’armonia dentro di te. Il regalo di Natale sei tu, quando sei un vero amico e fratello di
tutti gli esseri umani. Gli auguri di Natale sei tu, quando perdoni e ristabilisci la pace anche quando soffri. Il
cenone di Natale sei tu, quando sazi di pane e di speranza il povero che ti sta di fianco. Tu sei la notte di
Natale, quando ricevi umilmente, nel silenzio della notte, il Salvatore del mondo.
Allora: “Buon Natale a tutti coloro che assomigliano al Natale”.
