Don Paolo Zamengo “Il miracolo di mettersi in cammino”

Epifania del Signore  (06/01/2024)

Vangelo: Mt 2,1-12 

Ogni anno, all’Epifania, provo un brivido. E beato chi
ancora sente questo brivido accendersi nel racconto dei
Magi. Dopo il Natale l’Epifania è la manifestazione di
Gesù. E dove e per chi è questa manifestazione? Certo per
tutti e i vangeli vanno a scovare i lontani e le strade poco

note, quelle sconosciute, quelle meno visibili.
Che viaggio avranno mai fatto i testimoni della nascita di Gesù? E come non sentire il desiderio che
qualcuno ci racconti il loro viaggio? E i pastori? Questo piccolo povero torrente di gente inaffidabile che
nella notte arriva davanti alla mangiatoia!
Sembra di essere alla presenza di una liturgia. Qualcosa scorre nella profondità. Dopo i pastori ci sono
due anziani Simeone e Anna, occhi consumati dall’età e Anna ne ha più di ottanta ma all’acqua chiara dei
loro occhi quel bambino, portato in braccio dai genitori, si rivela essere l’atteso Messia.
E poi c’è il racconto dei Magi. Vengono da lontano. Lontano, sì, ma non senza una stella. Vengono
dall’Oriente, il loro viaggio sbuca a Gerusalemme e cosa trovano? Trovano la chiesa dei documenti non la
chiesa del cammino e della fede. I sacerdoti hanno i libri, li consultano ma non si lasciano prendere da
sussulti. Sono acque stagnanti, immobili e anche impauriti da questi Magi che hanno un entusiasmo che
dà loro fastidio. Ma il torrente dei magi non si arrende e non si ferma. Riprende a scorrere alla vista della
stella che appare di nuovo e conduce a una casa dove trovano il Bambino Gesù, a Betlemme.
E oggi voglio ricordare e pensare ai viaggi degli infiniti torrenti, spesso nascosti, sotto la crosta della terra,
delle mille e mille storie di ogni uomo e di ogni donna che ho incontrato. Mi viene voglia di cantare al Dio
dei torrenti. L’ho fatto dentro di me in questi giorni emozionandomi per la storia di un ragazzo. Mi disse:
“Sai, in questi mesi mi è capitata una cosa bella: ho ritrovato Gesù”. E non c’è stato nessuno accanto a lui,
solo la sua stella, nel suo viaggio nascosto sotto terra e poi il miracolo di sbucare finalmente alla luce. È
arrivato, come i magi, e umile e felice e inginocchiato ha adorato Gesù. “Mi è capitata una cosa molto
bella!” ha continuato a dirmi.
A Gerusalemme ci fu un affluire di popoli. Ma il miracolo non fu nella grandezza della città o nel numero
della carovana dei Magi, nel loro ceto sociale o nella sontuosità dei loro doni. Il miracolo fu il mettersi in
cammino. I pastori sono condotti dagli angeli, Simone e Anna dallo Spirito, i Magi da una stella. “Al
vedere la stella provarono una gioia grandissima, entrati nella casa, videro il bambino e sua madre, si
prostrarono e lo adorarono”. Poi offrirono i loro doni.
La scena è trasfigurata, colorata, rivestita di poesia, ma ci appare di una semplicità disarmata ma
incantevole: una casa, dei viandanti venuti dall’oriente, gente che si emoziona per via di una stella, uomini
che si incantano davanti a un bambino, in una casa povera come tante, che nessuno mai avrebbe
riconosciuto se una stella non si fosse fermata. Vince la semplicità nelle avventure dello Spirito, vince la
capacità di meravigliarsi, vince la luce della coscienza. Vince la prontezza di entrare nel cammino di Dio.
E aprirono i loro scrigni. Ma i doni, lo sappiamo, non rivestono importanza per via della loro eccezionalità
ma per il significano. L’oro, era come se i Magi volessero riconoscere la regalità di quel Bambino e con
l’incenso avvolgerlo di profumo e con la mirra dichiarare il loro amore. L’Epifania è una dichiarazione
d’amore di Gesù per tutti e del nostro amore per Gesù. Ecco dove arriva il torrente dei Magi, a incontrare
gli occhi di Gesù. Tre piccoli re davanti al grande Re. Questa è la strada che ci spalancano i Magi. E’ la loro
strada alternativa. Alternativa a quella di Erode. “Per un’altra strada fecero ritorno”, ma da quel giorno il
cuore dei Magi rimase per sempre davanti a Gesù.