Don Luciano Labanca “Che cosa cerchiamo?”

II Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)  (14/01/2024)

Vangelo: Gv 1,35-42

Ad aprire la pagina del Vangelo di questa domenica sono le parole di Giovanni il Battista, che puntano dritto sul Maestro: “Ecco l’agnello di Dio”. Tutto nel Precursore è orientato verso Gesù. Il ministero profetico del Battista si dissolve totalmente nella luce di Cristo, l’Agnello di Dio, Colui che sarà vittima sacrificale per l’umanità. Nel dono della sua vita per l’umanità si coglie tutta la pienezza del suo essere e del suo agire. Giovanni è consapevole di essere il testimone di questa luce e lui stesso nel martirio ne anticiperà la Pasqua. La figura adamantina del Battista con il suo fascino di radicalità aveva già attratto attorno a sé dei discepoli. Questi, tuttavia, sentendo l’annuncio del Cristo, grazie alla trasparenza del loro mentore, si rendono conto che c’è ben più in Cristo e lo seguono. Da questo primo movimento, scaturito dalla bellezza dell’annuncio altrui, sorge l’incontro personale con Gesù. Egli sente che lo seguono e interpella questi discepoli personalmente. Cosa state cercando veramente? Qual è la cosa più importante che vi attrae? La loro risposta ha in sé la domanda di fede: “dove rimani?”. Dove possiamo stare per sempre con te, che sei la risposta delle nostre attese, l’acqua che sazia la nostra sete? Il Maestro non dà una risposta teorica, ma offre se stesso come vera risposta: bisogna andare e farne esperienza, andare a Cristo e vedere con gli occhi della fede. È questo il discepolato e la vita cristiana: incontrare il Maestro e credere in Lui. L’incontro vero con il Maestro cambia la vita, è un punto di non ritorno: chi lo sperimenta davvero, come i due discepoli, se ne rammenta persino l’orario a vita perché quello è l’ora della grazia, l’ora della salvezza! Un tempo cronologico che si trasforma in tempo esistenziale! L’altro aspetto fondamentale dell’incontro con il Cristo, poi, si traduce nel desiderio di condividere questa gioia con altri. La gioia della fede è contagiosa: Andrea porta Simone da Gesù e anche Lui viene guardato dal Maestro con occhio di predilezione. Il Vangelo oggi ci suscita alcune domande semplici, ma graffianti: cerchiamo veramente Cristo nella nostra vita? Se lo abbiamo trovato, è davvero avvenuto il nostro incontro personale con Lui? Questo incontro ha suscitato anche in noi una gioia contagiosa, capace di toccare gli altri?

Bene-dire (a cura di don Francesco Diano)

Chi stiamo cercando?

Ai primi discepoli che, forse ancora incerti e dubbiosi, si mettono al seguito di un nuovo Rabbì, il Signore chiede: «Che cercate?» (Gv 1,38). In questa domanda possiamo leggere altre radicali domande: che cosa cerca il tuo cuore? Per che cosa ti affanni? Stai cercando te stesso o stai cercando il Signore tuo Dio? Stai inseguendo i tuoi desideri o il desiderio di Colui che ha fatto il tuo cuore e lo vuole realizzare come Lui sa e conosce? Stai rincorrendo solo cose che passano o cerchi Colui che non passa? «In questa terra della dissomiglianza, di che cosa dobbiamo occuparci, Signore Dio? Dal sorgere del sole al suo tramonto vedo uomini travolti dai vortici di questo mondo: alcuni cercano ricchezze, altri privilegi, altri ancora le soddisfazioni della popolarità», osservava san Bernardo. «Il tuo volto, Signore, io cerco» (Sl 26,8) è la risposta della persona che ha compreso l’unicità e l’infinita grandezza del mistero di Dio e la sovranità della sua santa volontà; ma è anche la risposta, sia pur implicita e confusa, di ogni creatura umana in cerca di verità e felicità. Quaerere Deum è stato da sempre il programma di ogni esistenza assetata di assoluto e di eterno. Molti tendono oggi a considerare mortificante qualunque forma di dipendenza; ma appartiene allo statuto stesso di creatura l’essere dipendente da un Altro e, in quanto essere in relazione, anche dagli altri. Il credente cerca il Dio vivo e vero, il Principio e il Fine di tutte le cose, il Dio non fatto a propria immagine e somiglianza, ma il Dio che ci ha fatto a sua immagine e somiglianza, il Dio che manifesta la sua volontà, che indica le vie per raggiungerlo: «Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra» (Sl 15,11). Cercare la volontà di Dio significa cercare una volontà amica, benevola, che vuole la nostra realizzazione, che desidera soprattutto la libera risposta d’amore al suo amore, per fare di noi strumenti dell’amore divino. È in questa via amoris che sboccia il fiore dell’ascolto e dell’obbedienza (Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società diVita Apostolica, Il servizio dell’autorità e l’obbedienza, n. 4).

Preghiera

Sono io, Signore, Maestro buono, quel tale che tu guardi negli occhi con intensità di amore. Sono io, lo so, quel tale che tu chiami a un distacco totale da sé stesso. È una sfida. Ecco, anch’io ogni giorno mi trovo davanti a questo dramma: alla possibilità di rifiutare l’amore. Se talvolta mi ritrovo stanco e solo, non è forse perché non ti so dare quanto tu mi chiedi? Se talvolta sono triste, non è forse perché tu non sei il tutto per me, non sei veramente il mio unico tesoro, il mio grande amore? Quali sono le ricchezze che mi impediscono di seguirti e di gustare con te e in te la vera sapienza che dona pace al cuore? Tu ogni giorno mi vieni incontro sulla strada per fissarmi negli occhi, per darmi un’altra possibilità di risponderti radicalmente e di entrare nella tua gioia. Se a me questo passo da compiere sembra impossibile, donami l’umile certezza di credere che la tua mano sempre mi sorreggerà e mi guiderà là, oltre ogni confine, oltre ogni misura, dove tu mi attendi per donarmi null’altro che te stesso, unico sommo Bene.

Fonte:https://caritasveritatis.blog/