Battista Borsato “Il coraggio di scendere”

II Domenica di Quaresima (Anno B)  (25/02/2024)

Vangelo: Mc 9,2-10

Certo Gesù trasfigurato sul monte detto Tabor è un’immagine scolpita in noi fin dall’infanzia. Molti
pittori si sono ispirati, soprattutto Raffaello, per descriverla e anche per interpretarla.
Nessuno di noi può sapere come è avvenuto questo evento nel quale la persona di Gesù diventa
luminosa, e le cui “vesti sono così bianche che nessun lavandaio potrebbe renderle più bianche”.
Sappiamo che il bianco indica la divinità. Nel Battesimo a ciascun battezzato viene consegnata una
veste bianca per indicare che egli è innestato nella divinità prima con la nascita e poi confermata
con il battesimo. Ciascun uomo e ciascuna donna nascono attraversati dalla luce divina. In loro c’è
la comunione con il divino. Non un divino che assorbe l’umano, ma che lo dilata per renderlo
ancora più umano. Più l’uomo è umano più è divino. C’è un intreccio, una relazione così intensa e
insieme rispettosa che si può dire che più c’è il divino più cresce l’umano, come pure più c’è
l’umano più c’è la trasparenza del divino.
Comunque non possiamo sapere cosa sia successo storicamente. Questo evento o episodio va letto
soprattutto nel suo significato simbolico. Esso contiene numerosi messaggi. Cogliamone alcuni.
 “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte”.
Il monte nella Bibbia ha un possente significato simbolico. Famoso è il monte Sinai dove
Mosè si incontra con Dio e riceve le famose “dieci parole” per aiutare gli uomini a trovare la
strada per essere uomini e il popolo a diventare comunità. Il monte indica l’uscire dal
quotidiano e dalle frenetiche occupazioni per cogliere il senso degli eventi.
Anche Gesù vuole andare sul monte per vedere più chiaramente il percorso da svolgere e le
scelte da compiere e soprattutto per spronare i suoi discepoli ad imparare a fermarsi per
riflettere e chiarirsi. Per saper scrutare l’orizzonte della vita occorre sapersi fermare e salire
nella solitudine.
Perché Gesù si distanzia dal quotidiano e sale sul monte? Gesù sta vivendo, stando al
contesto di Marco, una pesante crisi. La gente comincia ad essere perplessa nei suoi
riguardi. Dopo una prima entusiastica accoglienza molte persone sono prese da dubbi. Il
distaccarsi di Gesù dalla tradizione di Mosè e degli antichi suscita in loro perplessità. Poteva
Gesù essere il messia quando sembra in contrasto con le leggi che si pensava fossero state
dettate da Mosè? Credere a Mosè o credere a Gesù? È il dilemma che tormentava molte
persone. E soprattutto i discepoli, per primo Pietro, erano sconcertati. Essi cominciavano sì a
intuire che Gesù potesse essere il Messia perché parlava con autorità, la sua interpretazione
della Scrittura era liberante, perché aveva il coraggio di opporsi a tradizioni ormai sterili e
disumane. Ma ad un certo momento Gesù comincia a parlare di sofferenza e di morte:
“Comincia ad insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire… essere

rifiutato…venire ucciso…” (Mc 8,31). Questo suscita confusione e sconcerto: “Come può il
Messia venuto per sconfiggere i nemici essere sconfitto”?
Come può dominare il male ed esserne, invece, dominato? Che Messia è?”. In questo
angosciante disorientamento avviene l’evento della trasfigurazione. Questo evento vuole
rassicurare i discepoli, e attraverso loro, le folle. La Trasfigurazione indica che Gesù è in
Dio e che Dio parla in Gesù. Allora si comprende nel suo pieno significato la voce del Padre
che dice: “Questo è il figlio mio, l’amato, ascoltatelo”. Quasi a dire ad alta voce di non aver
paura di seguire Gesù, bensì di superare dubbi e perplessità perché ciò che dice e che fa
viene da Dio.
La trasfigurazione indica la legittimazione di Gesù davanti ai discepoli e alla gente.
 “E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù”.
Sappiamo chi erano Elia e Mosè. Elia è il famoso profeta che ha lottato contro gli idoli, i
Baal a favore di Jahvè. È l’uomo della fede. Ma Elia è anche il profeta che ha lottato per la
giustizia. Soprattutto ha avuto il coraggio di dire al re Acab che non può disporre della vita e
dei beni dei sudditi. Il re è chiamato a servire i sudditi, non a servirsene. Per questo sarà
perseguitato. Elia diventa il simbolo di tutti i profeti dell’Antico Testamento. Il fatto che
Gesù parli con Elia, che conversi con lui è il segno che egli è nella tradizione profetica. Non
è un deviante, un eretico: è uno che segue le orme e i messaggi dei profeti. È la religione che
ha dimenticato l’amore all’uomo e alla giustizia così pregnantemente marcati dai profeti!
Mosè, poi, è il grande liberatore, il grande condottiero che ha liberato il popolo dalla
schiavitù e inoltre è il grande legislatore. Egli rappresenta la legge. Gesù non è contro Mosè,
ma viene a esplicitare il senso vero della legge, delle leggi. Tutto l’impegno di Gesù è di
cogliere e di far cogliere il valore delle leggi e dire che esse non sono sopra la persona, ma a
favore della persona, perché Dio non ama la legge e neppure la religione, ama l’uomo.
Questo primato della persona sulle leggi, era già presente in Mosè ma la tradizione rabbinica
l’aveva ignorato. Gesù è venuto per risvegliarlo. Egli è il nuovo Mosè venuto a liberare da
una religione incatenante e disumana.
 “Rabbì è bello per noi essere qui, facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per
Elia”.
A mio modo di vedere, il centro del brano sta proprio nel contrasto tra Pietro, che propone di
rimanere sul monte e farvi tre capanne, e Gesù, che scende e fa scendere dal monte gli
apostoli. Due diversi modi di interpretare la fede. Pietro vede la fede in Dio come una fede
gloriosa, rassicurante, vincente; Gesù propone e vive una fede che assume le contraddizioni
della storia, che penetra nelle pieghe della storia – e per far questo ha bisogno di scendere
dal monte, – fino quasi a scomparire per venire, almeno apparentemente, sconfitta.
Il sogno di una Chiesa felice e osannata da tutti appartiene al desiderio di Pietro, ma non
corrisponde alla logica di Dio. La Chiesa di Dio non deve cercare la grandezza, la potenza.
Essa è chiamata a scendere dal monte per attraversare realtà buie e contradditorie: chiarezza
e liberazione emergeranno lentamente, lungo la strada, e verranno solo da una ricerca
laboriosa e sofferta.
Due piccoli impegni.

  • Staccarsi dal quotidiano e saper salire per guardarsi e guardare in profondità.
  • La fede è entrare dentro la storia e assumerne le contraddizioni.

Battista Borsato