Mons Angelo Sceppacerca Commento III Domenica di Quaresima (Anno B)

III Domenica di Quaresima (Anno B)  (03/03/2024)

Vangelo: Gv 2,13-25 

La scena di Gesù che scaccia ivenditori dal Tempio di Gerusalemme è così nitida e animata da attiraretutta quanta la nostra attenzione, correndo però il rischio di lasciare inombra quello che più conta. I giudei, infatti, avevano chiesto a Gesù “unsegno” che giustificasse il suo gesto e il Signore, in risposta, getta unasfida incomprensibile: “Distruggete questo tempio e io in tre giorni lofarò risorgere”. Solo dopo la risurrezione gli apostoli capiranno che iltempio di cui parlava Gesù era il suo corpo. Solo alla luce di Pasqua sicomprende bene il rapporto fra il tempio insultato dai mercanti e il corpo diGesù torturato sulla croce e risorto glorioso.
Se anche noi siamo attirati dal gesto di Gesù che rovescia i banchidei mercanti, a quelli che parlavano con lui il cenno alla risurrezione dovevasuonare come una bestemmia. Infatti il tempio in ogni cultura religiosarappresenta l’ombelico che congiunge terra e cielo, il luogo del divino e lasorgente dell’umano, il centro dello spazio e del tempo. Ora invece, con lapersona di Gesù questo “luogo” non sarà più localizzato aGerusalemme, né in nessun altro posto, ma sarà lui stesso il vero santuario doveabita Dio; e di questo edificio sacro che è il suo corpo, Gesù ne è la testa ei credenti ne sono gli arti. Gesù è il nuovo santuario, “luogo” dovela comunione tra Dio e l’uomo è piena di vita; la Chiesa, corpo di Cristo, è lacasa di Dio che abita nel cuore dei credenti, anch’essi pietre vivedell’edificio spirituale.

La religione degli uomini, natadal basso, è superata. La vera fede viene “dall’alto”, nel sensodella grazia: Dio stesso si fa presente, visibile e udibile nella persona enella parola del Figlio. Lui è la tenda di Dio in mezzo al suo popolo. Se ilvecchio tempio giudaico è previsione del corpo del Signore, allora è arrivatoil momento in cui l’impronta deve lasciare il posto alla sostanza.
“Non fate della casa del Padre mio un mercato!”. È appenal’inizio del quarto Vangelo, ma ne siamo già al centro. Giovanni, figlio deltuono, non si perde in minuzie. Gesù, come unico Figlio del Padre, rivendica lasua casa. È lui l’erede e il tempio è la sua casa. L’unica cosa che conti almondo è la storia d’amore tra il Padre e il Figlio. Questa è il solo “casoserio” nella storia dell’universo.
L’azione di Gesù che rimuove e distanzia tutto – mercanti, animali edenari – dal piazzale del tempio, dalla casa di Dio, non è solo un gestomoralistico. Il fatto è che, d’ora innanzi, è da lui che si deve andare. Tuttoil resto era solo una traccia, un addestramento.
Gesù è l’unico e, nello stesso tempo, nella sua compassione, è pertutti. Egli è l’unico agnello di Dio venuto a togliere il peccato del mondo edi tutti. Che la salvezza sia offerta a tutti, non è sincretismo, perché lagaranzia è data dalla croce e dalla resurrezione del Figlio; è l’amore che ilPadre e il Figlio si scambiano e che straripa sulla vita dell’intera umanitàferita dal peccato.

Torniamo ancora alla scenaraccontata nel Vangelo. Il tempio di Gerusalemme, luogo dell’incontro conDio, si era trasformato in mercato per la compravendita di buoi, pecore ecolombe e per il cambio delle monete “impure” in quelle”pure” coniate dal santuario stesso. Se dovessimo fare un parallelocol tempo di oggi, a cosa potremmo paragonare l’episodio? Francamente non pensotanto alle botteghe e ai chioschi di ricordini religiosi che si appoggiano ainostri santuari: troppa sproporzione con una pagina di Vangelo! Quello che dàda pensare è il fatto che il tempio di Gerusalemme era al centro della città,come al centro delle antiche città c’era sempre un tempio.
Oggi al centro non c’è più il luogo di incontro fra Dio e l’uomo edell’uomo con l’uomo riconosciuto fratello, ma il mercato totale, il santuariodel consumismo che annulla i volti e rovina la terra. L’assurdo – già a queltempo – è che a far guadagnare non è il lavoro, ma lo scambio, il mercato. Gesùmette a soqquadro la casa del mercato perché torni ad essere la casa del Padree della fraternità. E perché questo accada compirà l’atto supremo dell’amore:dare la vita per gli amici. A dargli la morte non saranno né i traditori né gliuccisori, ma Egli offre se stesso, in obbedienza al Padre che lo glorificheràrivelandolo come Figlio di Dio, Dio.
Siamo in piena Quaresima. La parola del Vangelo ci incoraggia adarrivare in fondo a questo cammino, in ogni caso difficile per le tentazioni,la fatica e lo scoraggiamento. L’agnello di Dio ci aspetta sulla piccola alturache è il calvario e ancor più nel giardino lì accanto, dove si mostrerà dinuovo in piedi, vivo e risorto. L’agnello ha preso il posto di tutti lepossibili offerte, spesso ridotte a un misero mercanteggiare.

Mons Angelo Sceppacerca3 marzo 2024

Fonte:https://www.diocesitrivento.it/