Don Paolo Zamengo”È Pasqua: Gesù è risorto”  Gv 20, 1-9

DOMENICA DI PASQUA «RISURREZIONE DEL SIGNORE» Alla Messa del giorno Dal Vangelo secondo Giovanni 20, 1-9

La festa che oggi celebriamo dà origine a tutte le feste, dà
origine alla possibilità stessa di fare festa. La Pasqua non è
soltanto una tra le tante altre feste, una un poco più
solenne. Senza la Pasqua viene meno il senso del fare festa
perché senza la Pasqua tutto viene aggredito nel più
profondo da un dubbio che uccide il cuore di ogni festa: la
morte.

Se la morte forse l’ultima parola, se la morte fosse l’ultima nostra frontiera? Ecco la risurrezione di Gesù,
la vittoria sull’ultimo nemico ci consente di togliere questo tarlo che tormenterebbe e guasterebbe ogni
nostra gioia, ogni nostro canto. Facciamo festa perché Cristo è risorto.
Per noi è bellissimo ripercorrere nei Vangeli il succedersi delle apparizioni del risorto, questo sbucare del
Signore Gesù da tutte le parti. Vicino a chi piange e lo chiama per nome, vicino a chi cammina e prende il
suo passo, vicino a chi dubita e conforta la sua fede, vicino a chi cerca e dà significato all’ultima attesa del
cuore, vicino a chi ha paura e gli dice di non avere paura, vicino a chi è stanco e prepara pesce arrostito
sulla sabbia estasiata del lago.
Questo Signore che ormai sbuca da tutte le parti ora è nel giardino, ora è sulla strada di Emmaus, ora è nel
cenacolo, ora è lungo la riva del lago, ora è sulla cima del monte. È risorto! Dunque è ancora più dentro la
storia dell’umanità, fino ad essere dentro la storia di ciascuno di noi. Se non fosse risorto noi non saremmo
qui oggi. A volte mi sorprende e mi commuove questa passione di Gesù per noi, come se fosse malato di
noi.
È questo il suo male come stato scritto: suo male era l’amore per l’uomo.
Perché far festa? Perché è il giorno in cui avviene ciò che umanamente sembrava impossibile, il giorno in
cui Dio viene a proclamare che è legittimo attendere l’impossibile.
La vita sembra fare apposta per rimpicciolire le nostre speranze, ogni giorno le va riducendo, le accomoda
secondo le cose che capitano, succede a tutti noi di ridurre a poco a poco l’orizzonte della speranza. Era
successo anche a Maria di Magdala, anche lei aveva finito per rinunciare a una speranza troppo grande,
ora le sarebbe bastato venire a visitare la tomba del suo maestro e amico Gesù, e portare aromi e portare
profumi. Così come succederà ai due discepoli di Emmaus: “speravamo” dicono.
I nostri giorni hanno messo la speranza nel cassetto o meglio nella tomba. La vita riduce gli orizzonti. Maria
di Magdala sulla soglia della tomba vuota contempla quello che i suoi occhi non sognavano più di
contemplare. Ascolta commossa una voce che non avrebbe mai più pensato di ascoltare. Da quella tomba
era uscito il suo Signore. Ma da quella tomba era uscita viva anche la sua speranza.
Forse abbiamo anche noi qualche speranza da resuscitare. Anche i nostri occhi se crediamo potranno
vedere quello che non sognavamo più di vedere, anche noi potremmo ascoltare voci che non pensavamo
più di ascoltare. Queste mani, questo cuore, potranno inventare cose che umanamente ci sembravano
impossibili.
Per questo mi viene spontaneo chiedere dove sono oggi i testimoni della resurrezione. E mi sembra di
sorprenderli nel numero di coloro che, uomini e donne, quotidianamente sanno ricucire la speranza. C’è
un immenso bisogno di speranza, oggi. Stiamo diventando fragili, fragili e vulnerabili. Con la guerra sta
dilagando la paura. Serpeggiano discorsi senza speranza e domani. Qualcuno dice che tutto è perduto, che
tutto è finito e si crea una paralisi, la paralisi della fantasia, dell’ immaginazione, della creatività, del
futuro.

E allora tu che credi nella risurrezione sta accanto agli uomini e alle donne di questo tempo, a ricucire
pazientemente, testardamente, questa speranza che oggi si è fatta umile, debole e indifesa, e rischia di
essere sommersa e cancellata dalla paura.
Che Cristo è risorto non lo dobbiamo semplicemente cantare nelle nostre chiese, ma seminando la
speranza, ricucendo e ricamando la speranza nel cuore degli uomini e delle donne di oggi, nei giovani di
oggi. Quella speranza che a volte sembra sventolare triste come una bandiera strappata nel cuore della
nostra umanità. Il Signore risorto ci doni il coraggio e la forza di cantare.