Don Paolo Zamengo”Un corpo dato”

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno B)  (02/06/2024)Liturgia: Es 24, 3-8; Sal 115; Eb 9, 11-15; Mc 14, 12-16.22-26

Questo è il mistero che celebriamo ogni domenica: il mistero del corpo
e del sangue del Signore. E quindi la festa del Corpus Domini non è una
novità.
Siamo invitati a non smarrire lo stupore perché saremo vivi finché
capaci di sorprenderci e provare stupore per quanto ogni giorno accade. E anche le nostre celebrazioni
saranno vive se saremo capaci di meraviglia. Chiamare lo Spirito sul pane e sul vino e poi dire: “mistero della
fede”! E quando diciamo “mistero”, noi diciamo qualcosa che ci sfugge.
“Mentre mangiavano, prese il pane, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: “Prendete, questo è il mio corpo”.
Gesù sceglie ciò che è frutto del nostro lavoro, ciò che fa parte della nostra quotidianità, il cibo che chiediamo
ogni giorno al Padre come dono. La vita raggiunta dalla benedizione di Dio diviene dono offerto ai fratelli,
spezzandosi per quell’amore che non trattiene nulla per sé.
Questo gesto, simbolo di una vita donata, rimarrà nel profondo del cuore dei discepoli. Accogliendo il suo
corpo Gesù dona la sua stessa vita. il pane che nutre ci fa giorno per giorno sempre più ciò che mangiamo e ci
fa Chi mangiamo.
Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. Il sangue, simbolo della vita, narra una
medesima vita, una comunione profonda stabilita tra Dio e il suo popolo. In Gesù la nuova alleanza avviene
con l’effusione del suo sangue; da allora in poi il calice del sangue diverrà segno di un’eterna comunione tra
Gesù e i suoi discepoli, e con noi.
L’eucaristia è la sintesi di tutta la vita di Gesù offerta e donata. Fare la comunione con il Signore significa fare
propria l’intera sua storia: la logica dell’amore e la consegna totale di sè, come lui l’ha vissuta, con i suoi gesti,
il suo sguardo, le sue parole. Gesù vuole che la sua vita scorra e cresca in noi e tutto questo chiede di farci
attenti al corpo e al sangue anche dei fratelli, di ogni fratello per cui Lui si è donato e ha offerto la sua vita.
L’eucarestia diventa così luogo di comunione con il Signore Gesù, ma anche luogo in cui si fonda la nostra
comunione come fratelli, chicchi dell’unico pane.
L’immagine del sangue legata all’Eucaristia, è l’immagine di una vita donata. È il sangue che splende
dell’amore di Dio per noi. È il sangue che fa vivere. È il sangue dell’alleanza, segno di un vincolo forte, un
vincolo fino al sangue. Non è un vincolo sbiadito, un legame pallido, non è un vincolo “esangue”, è un vincolo
forte, perdonatemi l’aggettivo, un legame sanguigno.
In questo senso, è affascinante leggere in trasparenza le letture di oggi che hanno, tutte e tre, una
caratteristica quella del sangue. “Mosè”, dice il libro dell’Esodo, “prese il sangue e ne asperse il popolo,
dicendo: Ecco il sangue dell’alleanza”. La lettera agli Ebrei: “…quanto più il sangue di Cristo purificherà la
nostra coscienza”. E nel vangelo, quando Gesù era nella sala al piano superiore: “Questo è il mio sangue, il
sangue dell’alleanza, versato per tutti”.
Non so se pensiamo quando siamo qui la domenica, qui a rendere, nell’Eucaristia, vivo, sanguigno il nostro
vincolo e rapporto con Dio, con il Gesù storico, il Gesù di Nazaret che ha detto e ha pensato ciò che ha detto e
ha fatto per noi. Così dovrebbe essere nelle nostre eucaristie domenicali: il rito del pane e del vino per
riannodare il vincolo con gli orizzonti di vita proposti dalla Liturgia della Parola, come a riprendere il nostro
impegno di vivere la nostra vita come l’ha vissuta Gesù.
L’Eucaristia non è un rito avulso dalla nostra storia. Pensiamoci allora nella sala grande al piano superiore,
dentro una casa. Quasi vincolo a rinnovare noi stessi in questo “sangue che purifica” e a portare l’orizzonte del
Vangelo nelle nostre case, nell’esistenza quotidiana. L’Eucaristia è impegno a vivere la vita nell’orizzonte del
dono.