Don Paolo Zamengo”Nomadi dell’amore”

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)  (14/07/2024)

Vangelo: Mc 6,7-13

Ogni volta che Dio chiama ci mette in viaggio. Viene ad
smuoverci dalla comoda vita e forse fiacca e accende
desideri impensati e spalanca sentieri. 
Allora partono i discepoli a due a due, forti solo di un
amico e della Parola. Un bastone per appoggiare la
stanchezza, una presenza amica per appoggiare la solitudine.  A due a due. È importante questo
andare insieme, avere almeno uno su cui contare che ti garantisca che esisti, che sei amato, che
non vivi da solo. E non potare nulla per il viaggio: solo la nudità della croce.
I Dodici riproducono il volto di Gesù che cammina povero e libero, senza un luogo stabile ma pieno
di amici. Non portare nulla perché tutto ciò che hai ti divide dall’altro, perché nessun uomo è ciò
che possiede. Così vivrai dipendente solo dal cielo e dal pane condiviso. 
Gesù ci vuole tutti nomadi dell’amore: gente che non confida nel conto nello scrigno o nel
mattone, ma nel tesoro disseminato in paesi e città: mani e sorrisi che si aprono al vento libero
delle porte spalancate, vento che “non fa dormire la polvere” (Turoldo).
La ricchezza del nomade è la sue ali leggere che lo portano verso gli altri, che gli permettono di
essere accolto come umile e desiderato ospite.
La povertà di mezzi dei Dodici mi mette con le spalle al muro. Vanno bene i pescatori del lago di
Galilea, va bene anche il mandriano come il profeta Amos, e nessuno di noi ha meno di loro.
Nessuno può dire io sono troppo piccolo o poco istruito per diventare testimone del Vangelo:
troppo povero, non ho mezzi o cultura. E allora vado bene anch’io, come Amos. Sarò discepolo che
annuncia con la vita, la vita che svela un segreto che è oltre me, oltre ogni cosa.
La forza della Chiesa, oggi come allora, non sta nei numeri o nelle risorse, ma nel cuore con
l’approdo in una casa, dove la vita nasce ed è vera, abbracciata a ciò che fa vivere. Il Vangelo deve
essere significativo là, nelle case, e deve vivere nei giorni delle lacrime, della festa o della noia;
quando il figlio se ne va e anche quando l’anziano perde il senno.
L’annuncio è fatto di poche parole ma di molto stile e calore di vita. Come se Gesù dicesse ai suoi:
voi vivrete di fiducia! Fiducia in Dio che non farà mancare nulla, fiducia negli uomini che apriranno
lieti le loro porte.  
Se penso al compito di annunciare vangelo, mi prende l’ansia: che cosa vado a dire? Gesù invece ai
suoi indica uno stile, come devo essere per diventare credibile. Mai come in questo caso lo stile è
l’uomo.
Ed è perciò che questo vangelo mi spaventa! Io cerco un amico e un bastone ogni giorno, sono
bisogni così umani… Ma domani cercherò il coraggio di non portare con me nulla se non qualcosa
di Cristo, un tratto del suo volto, con lo stile dei primi testimoni e dei tanti missionari, con la Parola
scritta sulla loro carne.
E anche per me e per noi come per i nomadi all’angolo di ogni strada c’è l’infinito.