Don Luciano Labanca”Imparare la compassione di Gesù”

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)  (21/07/2024)

Vangelo: Mc 6,30-34

In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

Commento

Nella pagina evangelica che la liturgia ci ha offerto questa domenica contempliamo Gesù, Maestro e Signore, attorniato dai Dodici che gli si radunano attorno dopo le fatiche del ministero. Ci viene detto che essi gli raccontano ciò che hanno fatto ed insegnato. Una domanda sorge spontanea: che bisogno c’è di dire al Figlio di Dio ciò che lui già sa? È come quando nella nostra preghiera chiediamo al Signore qualcosa che Lui certamente già sa! La ragione per cui ciò accade, infatti, è per noi: aiutarci a crescere nella consapevolezza di ciò che conta veramente davanti a Lui. In questo dialogo con Lui, il Maestro dona ai suoi il vero riposo. Esso non è “dolce far niente”, ma il luogo spirituale della vera rigenerazione del cuore, dove il silenzio ci aiuta a fare verità su noi stessi, circa ciò che accade attorno a noi e nella nostra relazione con Dio. Proprio in questo contesto, Gesù mostra ai suoi il suo vero volto e rende i suoi partecipi del suo cuore: di fronte alla folla, numerosa, abbandonata, forse persino disprezzata, il Maestro sente compassione, è toccato nell’intimo e dona loro quanto di più prezioso possa: insegna loro la verità su Dio e sull’uomo. È questa compassione di Gesù, che noi suoi discepoli impariamo nella preghiera, che porta una vera novità al mondo. Siamo capaci, come cristiani, di presentarla ancora al mondo, con la nostra testimonianza e il nostro insegnamento? Siamo ancora capaci di commuoverci di fronte ai bisogni altrui, o come dice papa Francesco, anche noi siamo stati globalizzati dall’indifferenza?

Bene-dire (a cura di Mons. Francesco Diano)

C’ è una vecchia trazione giudeo-cristiana secondo la quale Dio manda ognuno di noi in questo mondo con un messaggio speciale da consegnare, con uno speciale atto d’amore da compiere. Il tuo messaggio e il tuo atto d’amore sono affidati soltanto a te, il mio è affidato soltanto a me. Se questo messaggio debba raggiungere solo poche persone o tutti gli abitanti di una città o il mondo intero dipende esclusivamente dalla scelta di Dio. L’unica cosa importante è essere convinti che ognuno di noi è adeguatamente equipaggiato: tu hai i doni giusti per consegnate il tuo messaggio ed io ho i doni appositamente scelti per consegnare il mio. Un aspetto particolare della verità di Dio è stato messo nelle tue mani, e Dio ti ha chiesto di condividerlo con ognuno di noi, e lo stesso vale per me. Proprio perché tu sei unico, la tua verità è data soltanto a te e nessun altro può dire al mondo la tua verità, o compiere per gli altri il tuo atto d’amore. Solo tu hai tutti i requisiti per essere e fare ciò che devi essere e fare. Solo io ho tutto ciò che è necessario per portare a termine il compito per cui sono stato inviato in questo mondo. Sarebbe inutile e anche sciocco confrontare me stesso con te. Ognuno di noi è unico, non esistono fotocopie o cloni di nessuno di noi. Un simile confronto significherebbe la morte dell’accettazione di sé. Guarda la tua mano: le dita non sono di uguale lunghezza. Se lo fossero, tu non potresti di fatto afferrare una mazza da baseball o lavorare ai ferri. Allo stesso modo, alcuni sono alti e altri bassi, alcuni hanno un talento e altri un dono diverso. Tu sei fatto su misura per realizzare il tuo compito, e così tu non sei me e io non sono te. E questo è bene, è meraviglioso. Noi dobbiamo non solo accettare, ma anche esaltare le nostre differenze. Il mondo custodisce gelosamente gli originali, e ognuno di noi è un originale fatto da Dio (J. POWELL, Esercizi di felicità, Cantalupa, Effatà, 1995, 23-24).

Preghiera

Concedimi, Gesù benignissimo, la tua grazia, la quale sia con me e con me lavori e con me sino alla fine perseveri. Dammi di desiderare e volere solo quello che è a te più accetto e più caramente piace a te. Fa’ che la tua volontà sia la mia, e la mia volontà segua sempre la tua e concordi con essa a perfezione. Che io abbia un unico volere e non volere con te; e che possa volere o non volere se non ciò che tu vuoi o non vuoi. Dammi di morire a tutte le cose che sono nel mondo, e per te d’essere sprezzato e ignorato in questa vita. Dammi sopra ogni cosa desiderata, di riposare in te e pacificare in te il mio cuore. Te, vera pace del cuore, solo riposo, fuor di te ogni cosa è dura e inquieta. In questa pace – cioè in te solo, sommo, eterno bene – dormirò e riposerò. Così sia.(L’imitazione di Cristo, III, 15)

Fonte:https://caritasveritatis.blog/