Don Paolo Zamengo”Allora Gesù prese i pani”

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)  (28/07/2024)

Vangelo: Gv 6,1-15

Con il miracolo dei pani e dei pesci Gesù sfamò una folla
immensa. Quale era l’orizzonte dei cinquemila? E il nostro
orizzonte si ferma all’appagamento offerto dal cibo o accettiamo
di guardare oltre?
I pani e i pesci non sono immediatamente a disposizione
dell’uomo ma donati miracolosamente da Gesù ed evocano la sua vita donata. La folla segue Gesù
perché vede i segni da lui compiuti sugli infermi: ma non ha ancora fede in Lui. Piuttosto inseguono il
proprio bisogno di vivere, nella speranza che qualcuno sia garante della loro vita. È l’istinto di
conservazione che crea per ora un legame con Gesù.
Attraverso quel segno, Gesù fa capire che il fine ultimo della nostra vita è legata all’eternità e che solo
Dio può offrirla a chi si riconosce suo figlio e a lui si affida. Ora Gesù raccoglie il bisogno di protezione
della folla ma lo orienta educandolo. Gesù si siede e li istruisce. È vicina la Pasqua e questo ci fa
pensare alla volontà di favorire il passaggio dalla Pasqua giudaica a quella cristiana il cui memoriale è
vissuto nella celebrazione dell’eucarestia.
Ecco il miracolo: Cristo vince la paura della morte, solleva il desiderio solo umano orientandolo alla
vita divina e ci offre il cibo necessario per il cammino. Il cibo si fa memoria. Tutti vengono coinvolti in
quest’opera pedagogica, anche i discepoli. È evidente che la loro vicinanza a Gesù ancora non favoriva
questo passaggio che solo la fede matura rende possibile.
In questo tempo di vacanza alcuni di noi scelgono di mettersi in cammino, di farsi pellegrini: Santiago,
Roma, Gerusalemme, Lourdes, Fatima, campi scuola in montagna, esercizi spirituali. Il pellegrinaggio ci
immette in una situazione di voluta precarietà: la difficoltà del cammino, la fatica fisica, il caldo,
l’indisponibilità a volte di cibo e di acqua… tutto ci pone in quella stessa situazione di bisogno che ha
sollecitato a suo tempo l’intervento miracoloso di Gesù.
La precarietà “scelta e cercata” favorisce il passaggio dall’appagamento dei bisogni primari ai bisogni
più veri e profondi. Camminando riscopriamo la verità su noi stessi e il nostro bisogno di Dio. Ci
accorgiamo che mai siamo soli e abbandonati.
Cari amici, la parola di Gesù ci fa seminatori di fiducia e di speranza. E’ infatti profondo il senso di
smarrimento che spesso viviamo oggi. Non di rado le parole umane sono senza povere e senza
prospettiva, prive spesso anche di sapienza. Si diffonde e serpeggia un atteggiamento di impazienza
nervosa e frenetica e una incapacità di vivere il tempo nell’attesa. Eppure questa può essere l’ora di
Dio.
La sua chiamata, nata dalla forza e dall’efficacia della Parola, genera il cammino di speranza verso la
pienezza della vita. La Parola di Dio può diventare veramente luce e forza. Può tracciare il cammino che
passa attraverso Gesù, “via e porta”; attraverso la sua Croce che è garanzia e pienezza d’amore
San Paolo, conquistato da Cristo, è stato un suscitatore e formatore di cristiani, come si vede dai saluti
delle sue lettere, dove compaiono decine di nomi, cioè volti di uomini e donne che hanno collaborato
con lui nel servizio del Vangelo. Questo può essere anche il messaggio per noi, oggi, e ci offre una bella
opportunità per ritrovare il senso profondo del nostro cammino e delle scelte fondamentali.
La testimonianza semplice e credibile; la comunione, gli itinerari concertati e condivisi; la quotidianità
che educa a seguire il Signore nella vita di tutti i giorni; l’ascolto, guidato dallo Spirito Santo, per

orientare i giovani, e noi insieme con loro, nella ricerca della vera felicità, nel tempo e nell’eternità,
che sola può generare la libertà del cuore.