Rocco Pezzimenti Commento XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)  (04/08/2024)

Vangelo: Gv 6,24-35 

 È questo un brano cruciale per la nostra fede perché apre uno spiraglio che dà un senso al nostro parlare di eternità. Senza questo passo il Cristianesimo potrebbe ridursi, come oggi a molti capita, a una parentesi umanitaria, sia pur nobile, che negherebbe quella virtù di speranza nella vita eterna che è la vera ragione del nostro credere. Gesù ci chiede un salto davvero qualitativo. È da poco avvenuto lo straordinario miracolo della moltiplicazione dei pani e solo per questo la folla lo segue. Le sue parole sono inequivocabili: “voi mi cercate … perché avete mangiato quei pani e vi siete saziati”. Poi, cerca di far loro capire che è un altro nutrimento quello che devono cercare.

2. Non il nutrimento che perisce, come tutto ciò che è materiale, ma quello “che resta per la vita eterna”, quello che solo il padre, tramite il Figlio, vi sarà. Pur nella perplessità, il discorso sulla vita eterna sembra soggiogarli e, per questo, vogliono saperne di più: “Ce cosa dobbiamo fare per lavorare alle opere di Dio?”. Umanamente parlando si sarebbero aspettati una risposta legata al bene da fare, ma questo sembra venire di conseguenza. Cristo dà un senso alla loro prospettiva: “L’opera di Dio è questa: che crediate in colui che egli ha mandato”. Sicuramente saranno restati sgomenti e continuano a chiedere segni, fatti, invece che la fede.

3. Chiedono un segno come quello che ebbero i loro padri nel deserto. Anche qui un fatto che li saziò. Non capiscono il risvolto spirituale per la vita eterna di cui parla il Maestro. Se fai un miracolo come quello. Perché non fai in modo che noi “vediamo e ti crediamo?”. Dacci ancora da mangiare e saziaci. Si richiamano a Mosè, ma Gesù li invita a ravvedersi: non è stato Mosè a saziarvi, ma il Padre mio. Credete e il Padre vi darà “il pane del cielo, quello vero”. Sempre più soggiogati da questa speranza, che però intendono ancora in modo materiale, chiedono comunque che venga dato loro questo pane. Ecco allora la rivelazione: “Io sono il pane della vita”, quello che toglierà per sempre fame e sete.

4. San Paolo capì, più di ogni altro, che voleva dire quel cercare Cristo sul quale fondare la nostra fede. Prima di tutto non bisogna seguire i pagani che agiscono solo per vanità. Noi dobbiamo imparare dall’umiltà di Cristo sul cui insegnamento siete stati istruiti, perché Cristo è la verità. Per imitarlo bisogna spogliarsi di noi stessi e seguire il suo cammino dato che Egli è via, verità e vita. Questi tre termini sono profondamente interconnessi e tutti confluiscono nella vita eterna di cui, l’Eucarestia, è cibo.

5. Paolo insiste su quello spogliarsi. Si tratta di abbandonare la “precedente condotta dell’uomo vecchio che si corrompe” e che non può approdare nell’eternità. Occorre perciò “rinnovare spiritualmente il vostro intelletto” per vedere la vita con un altro sguardo. Se non si fa così si continua a seguire il mondo con le sue “concupiscenze ingannatrici” e non si sarà mai capaci di rinnovarsi. Al contrario, serve rivestirsi “dell’uomo nuovo” per camminare nella via della “santità nella verità”.

Fonte:https://www.omelie.org/