Don Paolo Zamengo “Il fascino della ricchezza”

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)  (13/10/2024) Liturgia:Sap 7,7-11,Sal 89,Eb 4,12-13,Mc 10,17-30

A volte mi domando dove sia il fascino segreto della ricchezza, dove
sta la sua seduzione. Me lo chiedo dopo aver meditato nel Vangelo
di Marco l’incontro di Gesù con un uomo ricco e quella conclusione
che va proprio nella direzione opposta alle premesse.

C’è un uomo che corre verso Gesù, nella corsa c’è tutto il suo desiderio, gli si getta ai piedi quasi
adorandolo e riconosce a Gesù l’autorità di dire quale è la volontà di Dio: “Che cosa devo fare per avere la
vita eterna?”. Sappiamo che quest’uomo ha custodito e osservato fin dalla giovinezza la legge e per di più
in quel momento “sente” lo sguardo di Gesù e sa di essere amato: “Fissando su di lui lo sguardo lo amò”: è
scritto. Gli andrà certamente dietro… staremo per dire noi. E invece no.
“Oscuratosi in volto per quelle parole, se ne andò, rattristato, poiché aveva molti beni”. Quell’uomo va da
un’altra parte. Ed è pesante quell’espressione “oscuratosi in volto per quelle parole”. La parola di Dio non
è luce? E Gesù non è lo splendore dei nostri volti? Oscuratosi in volto per quelle parole. Starei per dire:
potenza della ricchezza che riesce a cambiare anche gli effetti della Parola di Dio che da fonte di luce si
trasforma in tenebra triste.
Potrebbe succedere anche a noi che esteriormente sembriamo correre dietro a Gesù e fare davanti a lui
genuflessioni e ricercare la sua volontà… ma poi il legame con le cose ci porta da un’altra parte. Dove nasce
e dove sta allora il fascino della ricchezza?
Forse abbiamo bisogno delle cose per dare alla nostra vita sicurezza, per vincere la paura, la paura del
futuro, la paura della morte? Il problema sembra essere la paura! Finché noi avremo paura, cercheremo di
proteggerci, aggiungendo possesso a possesso. Usiamo le cose come una corazza di difesa. Ma la Bibbia ci
domanda chi ti protegge dalla morte? “Se vedi un uomo arricchito non temere… se aumenta la gloria della
sua casa! Quando muore, con sé non porta nulla, né scende con lui la sua gloria” (salmo 49). “Ma l’uomo”,
continua ancora il Salmo, “l’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono” .
Su ciò che abbiamo e che possediamo non sta la nostra sicurezza, non sono questi i beni affidabili, non
passano il confine della morte. Ciò che passa il confine della morte ed entra nella vita eterna non è ciò che
possediamo ma ciò che siamo. Al limite ciò che avremo venduto. E il Vangelo ci propone un paradosso:
quello che “non hai più, perché l’hai donato questo passa oltre il confine della morte: “Va, vendi quello che
hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo”.
E riconquistiamo la libertà: la libertà dall’affanno di una vita ridotta a corsa per avere, senza più tempo per
vedere, per pensare, per comunicare, senza più un cuore per provare compassione e misericordia. Bisogna
riconquistare la libertà dalla paura. Al vescovo di Assisi che manifestava a Francesco dubbi per la vita dura
dei suoi frati, Francesco rispose: “Se noi possedessimo alcunché, avremmo bisogno di armi e di leggi per
difenderlo”. Come succede a noi: case blindate, antifurti a porte e finestre, magari armi nascoste.
Liberi dalla paura: ecco il frutto della libertà! Il frutto è una fratellanza moltiplicata, una terra, un cielo, i
boschi e i fiumi e i mari meno saccheggiati, meno depredati di quanto non lo siano oggi per la nostra
ingordigia, una ingordigia che spesso manifestiamo con i nostri volti rabbiosi: “Oscuratosi in volto se ne
andò”. Occorre proprio un’inversione di marcia. Non si compra l’eternità.
Per questa inversione occorre abbandonare la stoltezza e accedere a una sapienza della vita che è più
preziosa dell’oro, più preziosa della bellezza, della salute, più preziosa della luce del sole, una sapienza che
solo possiamo invocare da Dio. La può invocare ognuno di noi. Ognuno di noi ogni giorno si scopre sempre
più un uomo mortale come tutti gli altri, figlio del primo uomo plasmato di argilla. Donaci, Signore, di
contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore.