Wilma Chasseur”DOVE STA IL TRANELLO?”

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) Liturgia:Dt 6, 2-6; Sal 17; Eb 7, 23-28; Mc 12, 28-34

Passano le settimane, ma in prima linea ci sono ancora sempre i farisei che dominano la scena anche nel Vangelo di questa domenica, sempre pronti “dopo che Gesù aveva chiuso (di nuovo!) la bocca ai sadducei”, di aprire la loro. Per far che? “Per metterlo alla prova” Sempre lo stesso ritornello.

Quanti comandamenti?
Quei poveri farisei si sentivano proprio investiti (da chissà chi poi…) della missione di cogliere in fallo Gesù, e non vi rinunciavano neanche a morire! Il Vangelo odierno dice: “Un dottore della legge lo interrogò per metterlo alla prova: Maestro qual è il più grande comandamento della legge?” Ma dove sta il tranello in questa domanda apparentemente la più ingenua che ci sia? E Gesù rispose: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze (il famoso Shemà Israel o ascolta Israele). Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo gli è simile: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due dipende tutta la legge e i profeti”. Il tranello sta nel fatto che i farisei avevano spezzettato la legge in 613 precetti.
Gesù, con la sua risposta, ha semplificato di molto la vita (e la matematica) di quei poveri dottori della legge, perché in pratica ha detto loro che i comandamenti da osservare erano solo due, mentre loro ne osservavano addirittura 613! Di cui 365 proibizioni e 248 precetti! Di che perdere il sonno, oltre che il senno… Come fare a tenere i conti!?
Ma soffermiamoci un attimo su questo primo e massimo comandamento che mi ha sempre colpito per il suo radicalismo e totalitarismo. Trovo che questo Shemà Israel, unifica in modo straordinario la nostra vita eliminando ogni dualismo. Infatti, Gesù non dice: Amerai il Signore tuo Dio con un po’ di anima, un po’ di cuore e un po’ di forze, mentre con l’altro po’ amerai il prossimo. Se così fosse dovremmo dividere il nostro cuore e le nostre forze e darne una prima metà a Dio e la seconda metà al prossimo. No! Gesù ci dice che dobbiamo occuparci ad amare Dio con tutto noi stessi, e solo così ameremo veramente il prossimo perché lo ameremo con lo stesso amore di Dio che circola in noi. E solo così ameremo “come io vi ho amato”. Abbandonati al solo nostro modo naturale di amare, sempre fragile ed imperfetto, traballante ed incostante, ameremo il prossimo, al massimo, finché ci è simpatico, e poi stop!

Ama e fa ciò che vuoi
E così siamo giunti al secondo comandamento che è simile al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso. Anche san Paolo nella lettera ai romani dice: “Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge , pieno compimento della legge è l’amore”. E sant’Agostino rincara la dose dicendo: “Ama e fa ciò che vuoi” (peccato che quel “fa ciò che vuoi” ci attira irresistibilmente ed è il “comandamento” che tutti siamo ben felici di osservare in modo perfetto, a scapito dell’altro…).
La risposta di Gesù unisce dunque quei due comandamenti che nell’Antico Testamento erano separati, (uno si trova in Deuteronomio 6, 4-5 e l’altro in Levitico 19, 18) e così unifica la volontà e il cuore dell’uomo e ci dice che amare è l’unica cosa necessaria. Non è un optional da fare una tantum, ma un dovere imprescindibile, se vogliamo realizzarci come figli di Dio e vivere quella comunione con Lui e con il prossimo che è fonte di beatitudine e di salvezza per noi e per i nostri fratelli.
Nella vita niente è assoluto “solo Dio è la causa degna nella quale investire tutte le nostre risorse e l’unica per la quale abbia davvero senso spendere la vita!” (P. Rota Scalabrini)

Fonte:http://www.incamminocongesu.org/