Tutti i santi anno B Vangelo :Mt 5,1-12
Questa è una festa che mi è cara, una di quelle che
è entrata nel cuore, festa che dobbiamo preservare
da un linguaggio un po’ bigotto e conservare
invece nell’intimità della liturgia del cuore.
Questa festa racconta persone e cose vive, amate
e non spente. Festa di tutti i santi è respirare
presenze. “I santi della porta accanto” come ripete papa Francesco , i santi sono presenze da
vivere sempre, da rinfrescare ancor più quando eventi catastrofici o tristezze dall’anima ci tolgono
il respiro. Abbiamo bisogno di visioni per continuare a vivere e a resistere su questa terra.
“Nel giorno del Signore”, racconta il libro dell’apocalisse, “vidi un angelo”. Quando ci raduniamo
nel giorno del Signore vediamo un sigillo di luce. Il mio pensiero va al “paradiso” e oggi la bellezza
deborda e mette un sigillo di luce non su pochi ma su “una moltitudine di ogni tribù, lingua,
popolo e nazione”. E c’è la bellezza di un canto corale che si allarga e non perde d’intimità.
E mi prende il desiderio di ringraziare Dio perdutamente per la dismisura di quanto riceviamo. Ed
è come in una messa solenne: al canto del solista tutti veniamo invitati a rispondere o come
quando l’organista, dopo avere accennato una melodia, la allarga in un finale di ripieno d’organo
chiamando a unirsi tutti nel coro di note e di voci.
Ma ritorno alle nostre case e alle nostre strade per parlare dei santi. O se volete dei beati perché
Gesù ha fatto le sue beatificazioni che, non possiamo negarlo, sono più sicure delle nostre. Ha
fatto i beati. Li ha fatti sul monte senza cerimonie ufficiali. Sul monte dove lo aveva seguito la folla.
Gesù beatificava categorie ma anche e soprattutto volti concreti, lui non parlava mai in astratto.
Erano quelli, i presenti. E diceva: “Beati i poveri in spirito”. E poi ancora “beati” per sette volte. E
poi alla fine li guardò tutti in faccia e disse “Beati voi…”.
La parola “santo” è bella, anche se poi, nella Bibbia è scritto che santo è solo Dio e noi pure lo
siamo per piccoli riflessi. Ma, come tante altre parole, l’abbiamo scolorita confinandola nella
vistosità dei miracoli così che, se uno mi chiedesse se ho avuto la fortuna di conoscere un santo
rimango con qualche incertezza. Sì, ho visto santi canonizzati ma da lontano e non ho visto mai lo
straordinario dei loro miracoli. Ma ho incontrato lo straordinario dell’ordinario.
Sono prete da quasi cinquant’anni e ho visto e ho incrociato i poveri in spirito. Ho visto e ho
camminato quelli che sono nel pianto. Ho visto e conosciuto i miti. Ho visto quelli che hanno fame
e sete della giustizia. Ho ammirato i misericordiosi. Ho visto e ho pregato con i puri di cuore. Ho
visto e ho incrociato gli operatori di pace. Ho visto e ho camminato con i perseguitati per la
giustizia. Ho visto sulla mia strada gente insultata, diffamata con menzogne e con ogni sorta di
male.
Anche tu li hai visti, anche tu li hai incrociati. I santi in paradiso non sono una nuvola ma sono tutti
questi che hanno lo splendore della concretezza. Concretezza che mi affascina e mi seduce e
invita me e voi a seguirli. A seguire la strada aperta da Gesù, aperta sul monte, quel giorno, con
una grande folla. E sono e restano cari compagni di viaggio dei nostri passi, sulle nostre strade e
dentro le nostre case.
Se facciamo silenzio li sentiamo camminare. Tra la vita e la morte c’è una semplice parete di
carta. Io li sento camminare dietro quella sottile parete di carta. Anche oggi continuano a
camminare.
