Alessandro Cortesi Commento XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) 

XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)  (17/11/2024) Liturgia: Dn 12, 1-3; Sal 15; Eb 10, 11-14.18; Mc 13, 24-32

“Dal fico imparate questa parabola: quando già il suo ramo si fa tenero e mette le foglie, voi sapete che l’estate è vicina; così anche voi, quando vedete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, alle porte…”

Una parola difficile e ultima di Gesù ai suoi: la nostra storia non è un vagare senza orizzonte ma è indirizzata verso un futuro di speranza. Non si procede verso la fine, ma la fine è germoglio e inizio di qualcosa di nuovo in modo inedito. Ed è vicinanza di qualcuno che sta alla porta. Nella fine sta l’inizio di un incontro. Gesù promette ai suoi un ritorno “… sappiate che egli è vicino, alle porte…”: il futuro per chi accoglie la promessa di Gesù, assume i contorni di un av-venire in cui al centro sta la presenza del Vivente che guida ad un incontro nuovo di comunione. La figura del Figlio dell’uomo, tratta dal libro di Daniele, familiare ai contemporanei di Gesù come figura in rapporto ai tempi ultimi, fa da sfondo a queste affermazioni.

Ai suoi Gesù lascia un’altra importante indicazione: il tempo è orizzonte che avrà una conclusione con un esito di nuovo inizio. E sin da ora si possono scorgere i segni, i germogli di questo approdo finale, di questa fioritura. Sono i gesti dei piccoli che sperano e si affidano, e sono i segni della vicinanza di Dio presente come piccolo seme nella terra che sta crescendo nonostante ogni contraddizione. Sono i segni disseminati nel quotidiano e nella storia che richiamano ad una attenzione e ad una fatica di accoglienza per lasciare loro spazio e per custodirli. L’esempio del fico è indicativo di questo: “quando il suo ramo si fa tenero e mette le foglie voi sapete che l’estate è vicina…”.

Se nella nostra storia, nel tempo del nostro vivere ci sono segni della presenza di colui che viene (e viene in ogni tempo e in ogni luogo), si tratta di imparare a scrutare i ‘segni dei tempi’. Il tempo che viviamo è già un tempo salvato anche se la malvagità umana e tante forze contrastano il crescere di questo piccolo seme del regno. Il regno si identifica con la presenza stessa di Gesù che segna la storia umana e inaugura un nuovo modo di stare insieme, nella ricerca della fraternità, nel servizio ai volti, nella custodia della creazione come dono in cui si risponde alla chiamata di Dio e si incontra la sua presenza vicina. Nostra responsabilità è allora scorgere le luci che orientano il cammino pur tra le difficoltà: siamo chiamati a leggere questi segni come annuncio e promessa di presenza che sta oltre e già si fa vicina lasciando spazio a tutti i segni di speranza.

Bella la annotazione di Ermes Ronchi: “Gesù dice parole d’angoscia, eppure educa alla speranza: se anche il cielo dovesse crollarti addosso, oltre i frantumi del cielo viene un Dio esperto d’amore. Se anche hai davanti un muro di tenebra, tendi le mani, oltre il muro d’ombra una mano forte e sicura afferrerà la tua. Se anche il mondo ti crolla addosso… Nel cuore di molti sembra lievitare lo sgomento per il male che dilaga in forme nuove e antiche. Come reagire? Non con la fuga, ma rimanendo al proprio posto, per quanto umile esso sia, puntando gli occhi verso «coloro che inducono alla giustizia», come dice il profeta Daniele; verso il germoglio di speranza che spunta” (Ermes Ronchi)

Alessandro Cortesi op

Fonte:https://alessandrocortesi2012.wordpress.com/