XXXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) – Cristo Re (24/11/2024) Liturgia: Dan 7,12-14; Sal 92; Ap 1, 5-8; Gv 18, 33b-37
L’ultima settimana dell’Anno liturgico della Chiesa si apre con la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, Signore del tempo e della storia. Lui, il Figlio di Dio fatto uomo, dopo aver percorso le vie di questo mondo nell’umiltà della condizione umana, “facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di Croce” (Fil 2, 8), è stato esaltato fino a raggiungere la posizione suprema. Il Padre, ci ricorda ancora San Paolo, “lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra” (Fil 2, 10). La regalità di Cristo, come è evidente dalla Scrittura, non ha nulla a che vedere con le dinamiche del potere umano, delle ricchezze e della potenza militare. Essa è il frutto del suo passaggio attraverso la porta stretta della passione e della croce, per entrare nella gloria senza tramonto della resurrezione. La sua incoronazione è alquanto unica: il suo trono è la croce, la sua corona è fatta di spine, i membri della sua corte sono i ladroni crocifissi con lui, il suo manto è la carne flagellata dai colpi, il suo popolo è indifferente. Non è un caso che la liturgia di questa domenica scelga proprio un passo dei racconti della Passione, nella versione dell’evangelista Giovanni, per aiutarci a meditare il mistero della regalità di Cristo. Le parole di Gesù rivolte a Pilato circa la natura del suo Regno non hanno bisogno di innecessarie spiegazioni: la sua sovranità non appartiene a questo mondo, ma paradossalmente può persino finire sotto il giudizio umano, come il seme, che solo se cade nella terra e muore, manifesta la sua potenza che dà frutto, finendo per sconvolgere gli stessi regni umani. Nel regno di Cristo non c’è spazio per le lotte, le cordate e le battaglie di potere: Egli è un re mite, che vince perdendo umanamente. Cristo è un re che non si sottopone alle trame del compromesso, della menzogna, della politica o della ragion di stato, ma risponde alla sola verità. Per essere “sudditi” o cittadini del regno di Cristo non bisogna appartenere ad uno specifico popolo, parlare una lingua particolare o vivere in un territorio su cui Egli esercita la sua giurisdizione, ma soltanto scegliere di essere dalla parte della verità, ossia di chi sceglie la semplicità dell’amore di Dio e la trasparenza del Vangelo, ascoltando la sua voce. Come battezzati, tutti noi siamo resi partecipi della sua stessa dignità regale, diventiamo membra del popolo regale della Chiesa. Chiediamoci con onestà, al termine di questo anno liturgico: nella Chiesa e nel mondo, da quali criteri mi lascio guidare nelle mie decisioni, azioni e relazioni? Posso rivedere in me le stesse dinamiche della regalità di Cristo, oppure riscontro tracce di inquinamento della mentalità mondana nel modo in cui vivo la mia vita ed esercito la mia responsabilità nei confronti degli altri?
Bene-dire (a cura di Mons. Francesco Diano)
In quel Vangelo che portavo sempre in tasca cercavo dunque, prima di tutto, l’incontro con uno Sguardo capace di illuminare ogni cosa. Ricordavo le parole della catechesi: Io sono la Via, la Verità, la Vita. E non era forse questo l’affanno costante dei miei giorni? Tra l’opacità del quotidiano, tra i suoi infiniti e ingannevoli viottoli, trovare la Via, la strada maestra il cui ingresso spesso è celato dai rovi. Lì, ne reo certa, erano nascosti i pilastri della Verità, e solo quei pilastri sarebbero stati in grado di accogliere per sempre la mia vita nella dimensione della libertà assoluta. Dunque, grazie a Francesco, a un tratto scoprii che Cristo poteva anche avere gli occhi aperti, e che le sue braccia, anziché pendere mestamente dalla croce, potevano essere spalancate in un cosmico abbraccio. Fino ad allora, i pochi crocefissi che avevo visto erano tutti tristemente e dolorosamente morti. Quella desolazione, quei corpi inanimati, quegli occhi chiusi mi avevano fatta sentire esclusa da qualsiasi possibilità di dialogo. Quanti danni ha fatto – e continua a fare – una visione di Cristo unicamente doloristica! A chi può parlare un uomo tormentato dagli spasmi dell’agonia? In un mondo ormai completamente scristianizzato, in cui l’unico vero peccato riconosciuto è quello della gola – perché attenta alla linea – come si può immaginare che le persone inizino un cammino spirituale se, come sprone, hanno davanti a sé un’immagine che non ha nessun segno della potenza della vita che verrà? Oh, magnifici crocefissi con gli occhi spalancati, con le braccia aperte, vive, pronte ad abbracciare e a consolare ogni pianto. Oh, sguardo di pura Luce, sguardo che contiene l’universo e costantemente lo rigenera, tocca i nostri cuori, invalidi! Solo Tu puoi sciogliere il ghiaccio, solo tu puoi compiere la misteriosa alchimia in grado di trasformare la pietra in carne, l’odio in amore, la non vita della menzogna in vita! Solo Tu puoi liberarci dalle catene che ci tengono prigionieri, ignoti, sconosciuti e ostili a noi stessi. Solo Tu puoi donarci la libertà assoluta di chi non soccombe alla morte. È questa la nostalgia che hai impresso in ogni embrione che si forma nella splendente profondità del ventre materno (S.TAMARO, Un cuore pensante, Bompiani, Milano, 2015, 145-147).
Preghiera
Troppe volte, Signore Gesù, abbiamo rivolto il nostro cuore ad altri sovrani, ai vari dominatori del mondo. Troppe volte, dominati dall’ansia del futuro e dall’angoscia del pericolo, ci rivolgiamo ad altri «re». Solo l’amore e la fiducia che ne deriva liberano l’uomo dalla fobia e dalla tirannia della sua presunzione. Oggi, Signore, ci inviti ad alzare il capo e a guardare nel tuo futuro. Tu, Re di misericordia, ricordati di noi nel tuo Regno, facci percepire il palpito del tuo cuore. Un mondo disgregato dalla diffidenza, dal dubbio e dallo scetticismo trova solo in te la salvezza. Il tuo Regno non è fatto di splendido isolamento, ma di profonda solidarietà con l’umanità redenta. Il tuo Regno non impone diffidenza, ma libera, salva, assicura speranza.
Fonte:https://caritasveritatis.blog/
