I Domenica di Avvento (Anno C) (01/12/2024) Liturgia: Ger 33, 14-16; Sal 24; 1Ts 3, 12-4, 2; Lc 21, 25-28.34-36
Avvento, inizia un nuovo anno liturgico. Un tempo caratterizzato dall’atteggiamento di attesa e di penitenza – ecco il perché del colore viola utilizzato nelle nostre liturgie. Nei primi giorni fino al 16 dicembre la parola di Dio delle celebrazioni ridesta l’attesa della venuta finale e definitiva del Signore. Dal 17 dicembre fino alla vigilia del Natale vivremo invece la preparazione alla celebrazione della memoria della sua prima venuta.
Il vangelo di oggi ci parla, appunto, dei segni grandiosi che precederanno il ritorno del Figlio dell’uomo – cioè del Signore – . Siamo chiamati a cogliere la provvidenzialità di questa duplice venuta del Signore Gesù. Gli ebrei del tempo, e probabilmente anche Giovanni Battista , aspettavano un Messia che venisse a chiudere definitivamente la storia; invece nel piano amorevole di Dio il compimento delle attese messianiche è ‘allungato’, potremmo dire ‘dilazionato’ nel tempo, per dare occasione a tutti gli uomini di accogliere ed entrare nella salvezza. Molti cristiani hanno nutrito il desiderio di un ritorno immediato del Signore, come lo stesso San Paolo che, scrivendo ai cristiani di Tessalonica, dice: ‘noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore…’ (1Tes 4,15). Tuttavia, il Signore – scrive san Pietro – ‘non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi’ (2 Pt 3,9).
Quindi siamo nell’epoca storica tra le due venute di Gesù: la prima nell’umiltà della grotta di Betlemme la ricordiamo, e la celebreremo, come avvenuta 2024 anni or sono; la seconda venuta, ‘con grande potenza e gloria’ sarà alla fine della storia, e allora, dice il vangelo, potremo risollevarci, alzare il capo perché ‘la nostra liberazione sarà vicina’.
Il vangelo, oggi come sempre, ci parla di buone notizie, eppure Gesù dice che ci saranno uomini che moriranno per la paura; ma l’atteggiamento che lui ci chiede è quello della vigilanza. ‘Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo’. Non è un invito all’insonnia, e tanto meno alla paura di un castigo perché dice san Giovanni: ‘l’amore perfetto scaccia il timore (nel senso della paura, n.d.r.), perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore’ (1Gv 4,18).
Potremmo provare a riassumere questo tempo di attesa nel quale viviamo con tre atteggiamenti da tenere: ‘Ascolto della Parola di Dio, piedi per terra, e cuore in Cielo’. Pace e Bene.
Fonte:https://fradamiano.blogspot.com/
