Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria (08/12/2024) Liturgia: Gn 3, 9-15.20; Sal 97; Ef 1, 3-6.11-12; Lc 1, 26-38
Una festa di Maria s’inserisce nel percorso dell’avvento. Maria è donna dell’attesa, ‘colei che ha creduto’ alle promesse di Dio e ha seguito Gesù sulla sua via. Con lei viviamo la fatica e la gioia del cammino della fede. Luca presenta un grande dittico: l’irrompere di Dio nella vita di Zaccaria, sacerdote, nel cuore di Gerusalemme, nel Tempio. D’altra parte la chiamata di Maria in una regione nascosta e ai margini della Palestina.
‘Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te’: Il saluto è richiamo ad una gioia profonda ed eco di pagine del Primo Testamento che parlano di donne, di attesa, di gioia per tutto il popolo: ‘Rallegrati grandemente, o figlia di Sion’, è invito dei profeti rivolto a Gerusalemme, invito alla gioia come riflesso della gioia di Dio che fa irrompere novità e vita: “Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore, si rallegrerà per te con grida di gioia, come nei giorni di festa” (Zac 2,14).
Il saluto reca in sé rinvio a una memoria di incontri e di amore. ‘Il Signore è con te’ diviene eco delle parole profetiche per vivere una gioia particolare per l’intervento di Dio: “Gioisci, figlia di Sion” (Sof 3,14-17). ‘Il Signore è in mezzo a te’ è così ripreso da Luca.
‘Piena di grazia’, ricolmata di bellezza è nome di Maria, la ‘graziosa’. Il nome nuovo è donato insieme all’invio per una missione. E’ indicazione di una bellezza nascosta che dice lo sguardo di Dio e la presenza di una comunione che sta dentro la storia, in quella luce che abita i cuori e a cui lasciare spazio. Nel cammino di Maria si riflette sin d’ora il medesimo cammino di Gesù che sarà abbandonato e vive la condizione del rifiutato.
Le parole dell’angelo: ‘su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo’ rievocano l’immagine della tenda. Il figlio annunciato è rinvio a quella presenza particolare della gloria di Dio, presente in mezzo al cammino di un popolo e custodita nella Shekinah, la dimora. Maria agli occhi di Luca è colei che è capace di fare casa, di vivere la comunione, e si fa ella stessa casa: accoglie come tenda aperta la Parola di Dio nella sua vita e rimane fedele al compiersi di questa parola. Beata te che hai creduto…
Don Tonino Bello con il suo scrivere capace di evocazioni poetiche coglieva la dimensione dell’attesa al cuore del percorso di Maria e la presenza discreta e dirompente dello Spirito, soffio di vita e respiro della vita di Dio, al cuore di tutto il suo cammino: “Già il contrassegno iniziale con cui il pennello di Luca la identifica, è carico di attese: ‘promessa sposa di un uomo della casa di Davide’. Fidanzata, cioè. A nessuno sfugge a quale messe di speranze e di batticuori faccia allusione quella parola che ogni donna sperimenta come preludio di misteriose tenerezze. Prima ancora che nel vangelo venga pronunciato il suo nome, di Maria si dice che era fidanzata. Vergine in attesa. In attesa di Giuseppe. In ascolto del frusciare dei suoi sandali, sul far della sera, quando, profumato di legni e di vernici, egli sarebbe venuto a parlarle dei suoi sogni. Ma anche nell’ultimo fotogramma con cui Maria si congeda dalle Scritture essa viene colta dall’obiettivo nell’atteggiamento dell’attesa. Lì, nel Cenacolo, al piano superiore, in compagnia dei discepoli, in attesa dello Spirito. In ascolto del frusciare della sua ala, sul fare del giorno, quando, profumato di unzioni e di santità, egli sarebbe disceso sulla Chiesa per additarle la sua missione di salvezza. Vergine in attesa, all’inizio. Madre in attesa, alla fine. E nell’arcata sorretta da queste due trepidazioni, una così umana e l’altra così divina, cento altre attese struggenti. (…) Attendere: infinito del verbo amare. Anzi, nel vocabolario di Maria, amare all’infinito” (don Tonino Bello, Maria donna dei nostri giorni).
Alessandro Cortesi op
Fonte:https://alessandrocortesi2012.wordpress.com/
