Battista Borsato”Le sorprese del Natale”

Natale del Signore – Messa del Giorno  (25/12/2024) Liturgia: Is 52, 7-10; Sal 97; Eb 1, 1-6; Gv 1, 1-18

In questo Natale vorrei insieme con voi far risaltare alcuni fatti sorprendenti presenti nella nascita di Gesù,
che io vorrei chiamare “le grandi sorprese del Dio “.Dio incarnandosi compie delle scelte che ci
meravigliano, per non dire ci sconvolgono perché rovesciano il nostro modo di pensare. Ne vorrei
tratteggiare tre.

  • La prima sorpresa: Gesù nasce fuori casa. Non so se abbiamo mai fatto attenzione. Maria e
    Giuseppe abitavano a Nazareth, piccolo paese della Galilea. Qui Maria riceve l’annuncio dell’angelo
    e qui Maria concepisce il figlio Gesù. Gesù però non nasce a Nazareth, in casa, nasce fuori, in
    viaggio verso Betlemme dove Maria e Giuseppe erano diretti per compiere il dovere del censimento.
    Il fatto che nasca fuori casa, da profugo, diventa un simbolo significativo anche per noi.
    Anzitutto l’uomo cresce quando esce da sé. Il fondamento dell’uomo non sta in sé, ma fuori,
    nell’incontro con l’altro. Il baricentro della persona non sta nell’io, ma nell’altro, negli altri. In un
    libro di Vito Mancuso “Io amo”, c’è questa espressione : “Quanto più l’uomo pone il sé al di fuori di
    sé, tanto più diventa se stesso, quanto più dona più riceve”.
    La persona umana non ha in sé le ragioni del suo divenire, ma le scopre e le accoglie nel rapporto
    con gli altri. È l’altro che ti sveglia, ti eccita, ti chiama per nome, ti definisce. È l’altro l’insonnia che
    non ti consente di fermarti o di addormentarti. Ecco perché il filosofo Lévinas sostiene che l’altro
    viene prima dell’io. L’altro non è una minaccia che ruba spazio all’io, non è un pericolo, “gli altri
    non sono l’inferno” (Sartre), sono la possibilità per crescere. L’individualismo, il chiudersi dentro di
    sé (Homo clausus) è un danno sociale perché si privano gli altri dei propri doni, ma è
    prioritariamente un danno per la persona stessa che non si lascia allargare e stimolare dagli altri. E
    questi altri sono tutti differenti, tutti diversi e in quanto diversi diventano stimoli, domande,
    schiusure. Il mettersi in ascolto dell’altro è per ascoltare e capire se stessi.
    Anche Abramo viene chiamato a uscire da sé, dal suo ambiente, dal suo paese, dalla sua religione
    per trovare se stesso. Il “parti e va” vuol dire “vai a te steso, sii te stesso” e lo sei se esci da te.
    Bisogna superare una mentalità provinciale, chiusa. Solo nell’ascolto e nel rapporto con altre culture,
    altre razze, altre religioni possiamo crescere. “Il mondo è il mio paese” diceva il grande e profetico
    Padre Turoldo. Non aver paura del diverso. È il diverso che ci stimola e ci fa crescere.
  • La seconda sorpresa: Gesù nasce in una grotta. Si presume che fosse una grotta naturale incavata
    sulle colline che serviva da riparo e anche da casa per gli abitanti. Certamente era una abitazione
    povera. Gesù non nasce nella ricchezza, nello splendore di una reggia, Nasce povero e nasce povero
    non perché benedica la povertà. La povertà non è un bene, non è un valore. Gesù nasce povero per
    condividere la situazione dei poveri, e per liberarli dalla povertà. Quando dirà “Beati voi poveri”

(Lc. 6,20) non vuol dire che i poveri sono beati perché poveri, ma perché è arrivato uno che è dalla
loro parte e li libera. Il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci indiccherà appunto
l’avversione di Gesù nei riguardi della fame e della povertà.
La grotta ha pure un altro strabiliante messaggio. Gesù non nasce nell’albergo. Forse essendo poveri
e stranieri non avevano trovato accoglienza come avviene anche oggi. Ma il “non c’era posto
nell’albergo” può avere un altro e più sorprendente significato: in fondo, Gesù non poteva nascere in
un albergo, cioè in una abitazione, non poteva nascere al chiuso, stretto dentro i confini di una casa,
perché Dio è sempre fuori. Il fatto che Gesù nasca fuori da Gerusalemme, in una grotta, senza porte,
senza finestre, praticamente all’aperto, vuol simboleggiare ciò: Dio non è dentro. È fuori. Non si può
chiudere Dio dentro un’istituzione, per quanto nobile essa sia, dentro una religione per quanto
importante, dentro delle tradizioni, seppur illustri o di profonde radici. Dio è sempre fuori, Dio non si
lascia imprigionare.
Dio è come il vento, come l’aria ,la senti, ma non puoi prenderla, imprigionarla. Essa è dappertutto, è
libera come Dio.

  • La terza sorpresa: chiama per primi i pastori. Si i pastori erano poveri ma soprattutto erano giudicati
    peccatori. C’era un detto nel Talmud che diceva: “Se vedi un pastore che sta morendo non
    soccorrerlo è già perduto perché è senza Dio”. Il pastore faceva un mestiere proibito, e chi lo
    esercitava, era fuori dalla religione, era uno scomunicato. Era un lavoro proibito perché il pastore
    non frequentava di sabato la sinagoga, perché mangiava senza lavarsi le mani, perché compiva razzie
    e furti. Erano spesso violenti. E Gesù chiama per primi proprio loro: poveri e peccatori. Gesù dirà:
    “Non sono venuto per i giusti, ma per i peccatori”. Siamo chiamati a vivere l’anno della misericordia
    cioè ad amare gli uomini e le donne così come sono senza pretendere che siano giusti. Amarli perché
    possano diventare giusti. Amare gli altri anche se sbagliano, anche se non vivono i valori. Amare le
    persone così come sono senza volerle cambiare. Sarà l’amore che stimolerà a. cambiare. Amare
    anche se stessi pur con i nostri limiti e difetti. Non pretendere la perfezione né dagli altri, né da se
    stessi.
    Due piccoli impegni
  • Saper uscire da sè e dalle proprie case per crescere
  • Amare gli altri così come sono.

Battista Borsato