Figlie della Chiesa Lectio “Battesimo del Signore”

BATTESIMO DEL SIGNORE (ANNO C)
Is 40,1-5.9-11   Sal 103   Tt 2,11-14;3,4-7   Lc 3,15-16.21-22

Siamo ancora nel cuore del tempo del Natale e la Chiesa ci introduce sempre più, passo dopo passo. nel mistero dell’Incarnazione. Sappiamo bene che anche il Vangelo secondo Luca, dopo aver raccontato i primi episodi che coronano la nascita di Gesù, tace su tutto quello che riguarda la sua crescita. Eccetto l’episodio della perdita e ritrovamento fra i dottori nel tempio (cfr. 2,41-50), non abbiamo altre informazioni. Indubbiamente qualcuno è stato testimone della nascita prodigiosa (Giuseppe, i Magi, i pastori, qualche curioso…) ma in realtà per la maggioranza del popolo la nascita del Messia è passata in sordina. Tutto procede ancora, dopo i suoi dodici anni, come se niente di straordinario fosse accaduto. E, infatti, eccoci con un balzo di circa trent’anni, all’episodio raccontato nel Vangelo di oggi: il Battesimo di Gesù.

La liturgia sembra iniziare facendoci fare un salto indietro piuttosto che in avanti. Luca inizia il versetto 15 dicendo che “poiché il popolo era in attesa, tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo”.

Troviamo quindi una situazione di stallo: il Messia è già nato, il Cristo c’è già ma… ancora lo aspettano, ancora hanno bisogno di riconoscerlo. Questa attesa viene enfatizzata anche dalla prima lettura, che riprende proprio i brani tipici dell’Avvento che abbiamo appena finito di vivere. È interessante notare lo stato d’animo del popolo: è in attesa, è in ricerca, tutti si guardano attorno e cercano risposte alle loro domande: “Ma che sia Giovanni quello che stiamo aspettando? Non è che è un altro?”.

Questo dettaglio non è secondario neanche per la nostra vita: siamo in ricerca del Signore, siamo nella disposizione di trovarlo? Dove è oggi nella nostra vita, nella nostra quotidianità? Lui c’è già. Giovanni, colui che si sente interpellato, risponde con grande franchezza e verità: “Guardate che non sono io quello che cercate, perché non so fare quello che saprà fare Lui! Io sono solo un uomo e agisco da uomo, mentre il Messia battezzerà con lo Spirito Santo, sarà cioè Dio a intervenire direttamente con la sua potenza!”. Giovanni dà quindi le sue indicazioni in risposta alla domanda iniziale: dice che chi verrà sarà potente e forte. Afferma, insomma, quello che da secoli il popolo si aspettava e che ritroviamo nella prima lettura: “Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio” (Is 40, 11).

Viene confermato quindi anche oggi che ci sarà un intervento diretto, preciso, esplicito, visibile… Ma, di che potenza si tratta se, in fondo, nessuno si sta accorgendo che il Messia è già nato e vive al nostro fianco, se le guerre ci sono ancora, se il cuore dell’uomo non è cambiato, se ci si uccide fra fratelli per due spiccioli di eredità, se ci si dispera e vengono attacchi d’ansia per ogni difficoltà, se non si ha il coraggio di scegliere un sì per sempre per la fragilità che invade il nostro cuore, poggiato facilmente su insicurezze, delusioni e depressioni che sembrano avere la meglio sul bene e sulla speranza…?

Che potenza, Signore, sei venuto a portare?

La risposta che ci consegna il brano evangelico di oggi è disarmante. Non si tratta, infatti, di una potenza come ci aspetteremmo noi, di dominazione e giustizia umana, che appiani i nostri sensi di impotenza. La forza di Dio si manifesta in questa epifania, teofania, rivelazione, semplicemente e poveramente nel suo esserci, nel desiderio e dono del Padre di mandarci suo Figlio che ci dice: “io sono con Te, io ci sono!”

Il Padre, quando i cieli si aprono, non fa esplodere un’onda di luce appariscente, ma semplicemente esplicita la realtà che i nostri occhi miopi non riescono a vedere: “Tu sei mio Figlio, l’amato! In te ho posto il mio compiacimento!”. Non viene a dire niente di così sconvolgente, ma soltanto a sostenere e sorreggere il Figlio nel gesto specifico che sta compiendo. È come se gli stesse dicendo: “Tu sì che sei proprio mio Figlio, che fai e dici quello che desidero!”. La relazione tra il Padre e il Figlio è talmente profonda e radicale che uno desidera quello che desidera l’Altro.

Il contesto ci apre uno spiraglio su questo desiderio: esserci! È interessantissimo un dettaglio della scena: Gesù non arriva facendosi spazio tra la folla e gridando a squarciagola che Lui è il Figlio di Dio, che è il Messia atteso; non arriva con una spada in mano per sconfiggere i nemici o per liberare il popolo dagli oppressori. Niente di tutto questo! Il Signore viene e… si mette in fila con i peccatori per farsi battezzare; si fa catalogare anche lui come un peccatore, come uno di noi.

Mio Dio, com’è difficile accoglierti così! Come vorremmo che tu con un tocco trasformassi e rinnovassi la nostra vita, i nostri problemi, i nostri peccati, le malattie, le fatiche relazionali che viviamo! E invece tu, in silenzio, ti metti al nostro fianco, in cammino con noi, lì in quel punto anche geograficamente più basso della Terra, per dirci con le parole e con i fatti che Tu ci sei, che Tu sei qui con noi, per noi, dovunque ci troviamo.

Il Battesimo di Gesù ci insegna ciò che non è facile ascoltare: il nostro Dio è estremamente rivoluzionario, perché sovverte letteralmente la nostra mentalità. Noi vorremmo soluzioni, Lui ci offre una Presenza. È importante sostare, contemplare il Figlio di Dio che si mette in fila accanto a ciascuno di noi, che è al nostro fianco, che c’è in ogni situazione di solitudine, buio e tristezza che viviamo, come anche nelle gioie. È qui che ci dice “Io ci sono. Io sono con te”.

Chiediamoci che sentimenti genera in noi sapere che non siamo soli, ma che il Signore è venuto a mettere la sua tenda nella nostra vita! Dio non ci dà una storia preconfezionata: è qui per costruirla con noi!

Sentiamoci e riconosciamoci anche noi, nel Figlio, i figli amati del Padre, mai abbandonati!

Per la riflessione personale:

  • Dove è Dio oggi nella mia vita?
  • Cosa cambia avere la consapevolezza che Dio è con me, è il Padre che mi ama e mai mi abbandona? Che sentimenti genera in me questa certezza?

Fonte:https://www.figliedellachiesa.org/