Wilma Chasseur “La Parola che scaturisce dal silenzio”

BATTESIMO DEL SIGNORE (ANNO C)
Is 40,1-5.9-11   Sal 103   Tt 2,11-14;3,4-7   Lc 3,15-16.21-22

Concludiamo le festività natalizie ricordando il battesimo di Gesù che volle dimostrarsi totalmente solidale con gli uomini, sottoponendosi, Lui, il Figlio dell’Altissimo, l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, al battesimo di penitenza amministrato da Giovanni Battista. L’umiltà di Dio è sconcertante! Il battesimo di Gesù segna l’esordio della sua vita pubblica, ma prima trascorse trent’anni di vita nascosta, a Nazaret.
Lui che era la Parola, il Verbo Incarnato, passò quasi tutta la sua vita, nel silenzio e nel nascondimento.
Dobbiamo riscoprire la dimensione del silenzio perché solo da lì, scaturisce la parola che raggiunge il cuore. Se non scaturisce dal silenzio, la nostra parola – qualsiasi parola – raggiunge al massimo la testa di chi ci ascolta, e poi rimbalza via, senza penetrare e senza lasciare traccia alcuna! Ma se scaturisce dal cuore del silenzio, entra nel cuore. In silenzio!

E lo riconobbe come Messia

Ma nel Vangelo di oggi, abbiamo soprattutto la visione dei cieli aperti e la manifestazione della Santissima Trinità. “E vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba”. E si sentì una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. Testimonianza preziosa di Giovanni Battista che afferma di aver visto lui stesso questo Spirito: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba”. Ed è allora che riconosce in Gesù il Messia. Il Cristo doveva rimanere sconosciuto (anche a Giovanni Battista) fino a quando un fatto straordinario non lo avesse rivelato. E questo fatto straordinario avvenne proprio durante il battesimo al fiume Giordano, quando il Battista per primo, ne fu testimone privilegiato e riconobbe il messia. Prima non lo conosceva: “Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi disse: colui sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo” (Gv 1 32-34). Oltre che i cieli aperti, abbiamo soprattutto la manifestazione dello Spirito Santo, come ci ricorda anche la seconda lettura: “Ed è lo Spirito che rende testimonianza, perché lo Spirito è la verità” (1 Gv 5, 1-9).
È una delle prime rivelazioni esplicite dello Spirito Santo.
Sappiamo che lo Spirito Santo è la terza persona della santissima Trinità, lo splendore del Figlio, come lo definisce la teologia dei nostri fratelli d’Oriente. Infatti, ce l’ha lasciato Gesù, prima di salire al Padre, quando disse: “Non vi lascerò soli, ma vi manderò il Consolatore”.

Il vero consolatore

Quindi il vero consolatore ce l’abbiamo dentro di noi. Anche se a volte la consolazione umana viene a mancare, o Il Signore permette che non la troviamo, abbiamo però dentro di noi, la consolazione dello Spirito. E chi ha sperimentato, anche per una sola volta nella vita, la consolazione dello Spirito, sa che nessuno può consolare come consola Lui. E ci rende capaci di consolare gli altri, con la stessa consolazione che abbiamo ricevuto da Lui.
E questo Spirito vuole dimorare sempre in noi. La preghiera è proprio questo incontrarlo nel nostro quotidiano, ma non solo: è anche e soprattutto essere visti da Lui; e se siamo visti da lui, tante cose cambiano in noi.

WILMA CHASSEUR

Fonte:http://www.incamminocongesu.org/