BATTESIMO DEL SIGNORE (ANNO C)
Is 40,1-5.9-11 Sal 103 Tt 2,11-14;3,4-7 Lc 3,15-16.21-22
In quel tempo poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non
fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: “Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di
me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”.
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera,
il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce
dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.
(Lc. 3,15-16; 21-22)
- Veniamo da una tristezza battesimale. Tristezza battesimale perché fino a pochi anni fa il
battesimo veniva conferito ai bambini in ospedale in maniera frettolosa e sbrigativa lontano
dalla comunità e senza alcuna preparazione dei genitori e in più in maniera individuale.
Tristezza soprattutto perché si considerava, o si considera, il battesimo come il sacramento
che ci assicura la salvezza e in particolare la salvezza dell’anima. Si andava, o si va, per
salvarsi. Oggi si sta scoprendo che andare a Dio per salvarsi non si va per Dio, si va per se
stessi, per il proprio io. Sarebbe il gesto massimo dell’egoismo, dell’individualismo. Non si
ama Dio, si ama il proprio io. E allora il primo passaggio consiste nel compiere l’esodo
dall’io all’altro,nel riscoprire che il battesimo non è il sacramento per salvarsi, ma per
salvare, non è il sacramento per liberarsi dal peccato, ma per liberare il mondo dal peccato
cioè dall’ingiustizia, dall’emarginazione, dalle disuguaglianze,dal morire di assurdo. - Il significato del nostro battesimo si disvela nel cogliere il battesimo di Gesù.
Domandiamoci ;Perché Gesù si è fatto battezzare? Certamente non per togliersi il peccato,
Gesù non era peccatore, quindi occorrerà che anche noi sleghiamo un po’ il battesimo dal
peccato cosiddetto originale. Il peccato originale esiste, ma si deve comprendere che il
bambino nasce nel peccato, ma non è peccatore. Lo diventerà quando acconsentirà con la
sua libertà alle tendenze egoistiche e violente che risiedono in lui e al di fuori di lui. Perché
allora Gesù si è fatto battezzare pur non avendo peccato? Il suo battesimo esprime una scelta
di vita: scegliere di vivere non più per se stesso, ma per gli altri o meglio per Dio, ma si ama
Dio quando si amano gli altri. Questo è il suo battesimo!
Mi spiego ancora meglio. Gesù quando si fece battezzare aveva circa trent’anni. Era adulto
(questo non vuol dire proprio niente a noi che battezziamo i bambini?). Aveva imparato a
conoscersi. Sapeva di possedere molti doni e sorprendenti capacità. Si faceva ascoltare, la
sua parola era fluida e tagliente e le folle erano attratte. Se avesse scelto di fare il politico
poteva avere un grande consenso. Era uno capace di difendersi e di difendere con sottili
argomentazioni, ritorcendo addirittura sugli avversari le accuse che riceveva. Se avesse
deciso di fare l’avvocato poteva aver gloria e successo. Era capace di guarire sia fisicamente
che psicologicamente, se avesse pensato di fare il medico o lo psichiatra poteva assicurarsi
una enorme fortuna anche economica. Gesù di fronte a queste sue imponenti e riconosciute
capacità ha fatto una scelta: non viverle per cercare la propria affermazione né la propria
gloria né i propri interessi economici, ma viverle per risvegliare le coscienze, per liberarle da
oppressioni religiose e politiche in modo che gli uomini diventassero persone libere. Il suo
battesimo segnava una svolta a non vivere per se stesso, ma per gli altri, non pensare a
salvarsi, ma a salvare e liberare. Il centro del suo battesimo non è l’io, ma Dio o meglio gli
altri, il mondo perché è qui che Dio vuole essere amato: liberare gli uomini è costruire il
mondo nella giustizia e nella libertà,aperto al trascendente secondo il disegno del Padre.
Questo dovrebbe essere anche il nostro battesimo: non vivere incentrati sull’io (egoismo –
individualismo), ma sulla responsabilità per gli altri (altruismo – solidarietà). Il verbo che
meglio disegna il sacramento del battesimo è “ non appartenersi” per appartenere
all’umanità.
- Da questo riscoperto senso del battesimo nascono due interpellanti orientamenti.
Il primo: passare dal rito alla vita. Per capire questo passaggio è bene ricordare
un’espressione rimasta famosa di S. Agostino: “Vi sono dei battezzati pagani e dei pagani
battezzati”. Vi sono dei battezzati con l’acqua che però vivono da pagani, cioè chiusi in se
stessi, che pensano solo ai propri problemi e non sentono e non vivono i problemi, i
bisogni, le speranze degli altri. Sono battezzati con l’acqua e non con la vita. In realtà non
sono battezzati, perché il battesimo, si diceva, è prendersi cura degli altri. E “vi sono,
continua S. Agostino, dei pagani battezzati”. Vi sono dei pagani (noi diremmo oggi non
credenti o atei) che non sono battezzati. ma che si lasciano toccare e ferire dai bisogni degli
altri, nei quali ferve il senso della giustizia e della fraternità. Anzi lottano per questo.
Lottano contro gli armamenti, contro le ingiustizie, lottano per la pace, per far crescere
l’uguaglianza anche economica, in modo che i poveri non siano più poveri o siano meno
poveri. Questi sono realmente battezzati anche se non hanno ricevuto il battesimo
dell’acqua, perché il vero battesimo è quello della vita. È importante il rito del battesimo
perché noi crediamo che dentro soffia lo Spirito che spinge la persona a uscire da sé e
amare gli altri, ma se non esce, non vive il battesimo.
Il rischio è di ritenerci cristiani e battezzati, solo perché abbiamo compiuto, o meglio hanno
compiuto su di noi, il rito del battesimo, perché l’essere cristiani è vivere una vita
“battezzata” vivere da battezzati. Diceva Ernesto Balducci: “Il battezzato è un uomo
dedicato agli uomini”.
Il secondo: passare dal rito alla comunità. Il battesimo è l’inserimento in una comunità, è
imparare a vivere la comunione, superando l’isolamento e l’individualismo.
Il teologo ortodosso Jannaras fa una lucida affermazione:“Il fine del battesimo non è la
santificazione personale, ma l’inserimento in quella comunione di persone che chiamiamo
chiesa”. Il battesimo è la chiamata a vivere insieme, gli uni con gli altri superando la deriva
individualistica e sentendoci responsabili della comunità.
Due piccoli impegni.
- Il battesimo non è tanto liberarsi dal peccato, ma liberare il mondo dal peccato cioè dall’ingiustizia e
dalla chiusura nel presente. - Il battezzato è un uomo dedicato agli uomini
Battista Borsato
