Domenica 23 Febbraio (DOMENICA – Verde)
VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23 Sal 102 1Cor 15,45-49 Lc 6,27-38
Un gesto e alcune parole segnano la liturgia di oggi. Il gesto di Davide innanzitutto: esso non segue la via della vendetta. Davide non uccide Saul che lo inseguiva nel deserto. Sceglie invece di non mettere le mani sul re, consacrato del Signore. Davide si astiene dal ripagare il male con il male e lo fa perché la vita di Saul è nelle mani del Signore.
Nel discorso di Gesù – della pianura secondo Luca – in una sezione del vangelo in cui si parla della chiamata dei discepoli ad essere imitatori di Dio/Abbà, Gesù pone una serie di indicazioni: «A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male”. Sono tra le parole più provocatorie del vangelo. Luca le riporta sapendo che Gesù stesso le ha vissute nella sua passione: quando ha scelto il silenzio di resistenza davanti ai suoi persecutori e quando ha scelto di non usare violenza e di opporre la sua nonviolenza attiva, così come quando sulla croce ha donato perdono anziché violenza: “Padre, perdona loro… non sanno quello che fanno” (Lc 23,34).
Il discorso continua con tre esempi: lo schiaffo, il mantello e il prestito: “A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro”. In queste parole si pone l’esigenza di una opzione radicale per una attitudine di non violenza attiva, nella fiducia di un contagio del bene che disarma chi fa il male.
Il prestito senza esigere interessi era già una prescrizione dell’Esodo, anche se ristretta a colui che apparteneva al popolo d’Israele (Es 22,24). Gesù estende la richiesta non solo riguardo ai vicini ma verso tutti. Indica uno stile di vita nel dono senza calcoli, senza riserve. In gioco c’è una ricompensa che è gioia di incontro con il Dio misericordioso.
“E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro”. Gesù richiama alla nostalgia profonda del cuore: per tutti indistintamente c’è un desiderio profondo di essere compresi, di essere accolti, di poter essere accompagnati ad un ritorno anche se si sono intrapresi sentieri sbagliati. C’è il bisogno di essere guardati con sguardo benevolo e che vi sia almeno qualcuno che porta una parola di benedizione. Quell che si desidera per sè è bene prorgerlo ad altri, per non rinchiudersi in un vita senza respiro, assoggetandosi alla logica della durezza e della violenza.
La radice di questo nuovo stile possibile di vita non è la buona volontà umana ma è in radice il dono ricevuto da Dio di misericordia. Solo nell’esperienza del perdono di Dio si apre la possibilità di intendere i rapporti nell’orizzonte della misericordia: il Padre non solo è modello, ma è la fonte e il principio da cui è possibile trarre forza per vivere secondo questa logica nuova. “Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro”. Luca introduce una variazione rispetto alla versione di Matteo che parlava di essere ‘perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). Individua così nell’amore di misericordia il tratto proprio del volto di Dio. Un volto di Dio che oltre ogni calcolo e ogni soppesare dona in abbondanza. Il suo essere misericordia è motivo e forza per testimoniare questo stile nella vita di tutti i giorni. Ed è l’uncia via per aprire le relazioni al cambiamento ed alla speranza.
Alessandro Cortesi op
Fonte:https://alessandrocortesi2012.wordpress.com/
