Domenica 16 Marzo (DOMENICA – Viola)
II DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)
Gen 15,5-12.17-18 Sal 26 Fil 3,17- 4,1 Lc 9,28-36
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il
suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano
con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a
Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua
gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: “Maestro,
è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Egli non sapeva
quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra . all’entrare nella nube,
ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”.
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che
avevano visto.
(Lc. 9, 28b-36)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il
suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano
con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a
Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua
gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: “Maestro,
è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Egli non sapeva
quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra . all’entrare nella nube,
ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!”.
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che
avevano visto.
(Lc. 9, 28b-36)
Tante potrebbero essere le riflessioni su questo episodio della trasfigurazione. La domanda
principale potrebbe essere: qual è il messaggio centrale che promana da questo episodio? Non si
vuole negare una certa sua storicità, ma non possiamo non pensare che esso contenga dei messaggi
di cui il primo è il legame con Mosè e i profeti, cioè Gesù è colui che continua la storia del popolo
ebraico (Mosè) e si aggancia ai messaggi dei profeti (Elia). Gesù non può essere considerato eretico
o deviante, perché egli è nella linea di Mosè e di Elia. Caso mai sono le tradizioni degli Scribi e
Farisei che si sono distanziate e sono fuorvianti.
In questo racconto vorrei soffermarmi sue due espressioni: Gesù salì sul monte a pregare, Gesù
scende mentre Pietro vorrebbe fermarsi: “E’ bello stare qui”.
- “Gesù salì sul monte a pregare. Qual è il significato di “monte” nella Bibbia? Nella Bibbia
vi sono molti episodi e fatti che richiamano il salire sul monte. Famoso è il monte Sinai,
dove Mosè sale per ricevere le tavole della legge, dove pure sale il profeta Elia alla ricerca
del “volto” di Dio. Conosciuto è anche il monte Tabor dove Gesù, con alcuni discepoli, sale
per verificarsi e incontrarsi con il Padre. Il salire sul monte è indicativo di un movimento
fisico, ma è anche un fatto simbolico: si vuole uscire dal quotidiano e dalle consuete
occupazioni per cogliere il senso profondo degli eventi. Quando Mosè sale sul monte Sinai e
ci rimane per quaranta giorni, è per conoscere quali vie prendere, quali regole dare al suo
popolo perché diventi popolo in cui crescano la libertà, ma anche la solidarietà.
Mosè dopo aver parlato con Dio si trasforma e “la pelle del suo viso era raggiante tanto che
si pose un velo sul viso” (Es. 34,29-35). L’incontro con Dio è illuminante. C’è una
consonanza con la trasfigurazione di Gesù.
Quando Gesù “sale sul Tabor” intende verificarsi sull’attività che sta compiendo per
decifrare se essa sia in linea con la volontà del Padre.
Il salire indica l’atteggiamento di riflessione, di ricerca, di interiorità che consente il
discernere , l’individuare la strada giusta e acquisire uno sguardo lungo. Il “monte “ quindi
nella Bibbia è il simbolo dell’uomo che si distacca dalla quotidianità o dal fervore operativo
per vivere momenti di ricentrazione e di verifica. È una sosta per trovare o per correggere il
senso di ciò che si fa: sale per lasciarsi illuminare dal Padre.
Pietro disse: “Signore è bello per noi stare qui”. Pietro vorrebbe fermarsi mentre Gesù, da
tutto il contesto, scenderà dal monte. - Qual è il significato di “scendere”? E’ sorprendente il fatto che l’uomo desideri “salire”,
mentre Dio spinge l’uomo a “scendere”. “Il Signore disse a Mosè: Va, scendi…” (Es.19,24).
Anche Gesù di fronte alla proposta di Pietro di rimanere sul monte, “discende” decisamente
con i suoi discepoli. Il verbo “scendere è pure simbolico. Sottolinea l’atteggiamento
dell’entrare dentro, dell’immergersi, dell’assumere, del condividere, dell’amare la realtà, il
mondo. Quasi verrebbe da pensare che Dio sia appassionato della realtà umana e del
mondo, più che del “religioso”. L’uomo sente vigorosamente la tendenza a “salire” più che a
“scendere”. Questa tendenza è positiva se – come si accennava prima – indica la voglia di
chiarirsi o chiarire il senso del proprio agire, ma potrebbe essere negativa se dovesse
esprimere l’atteggiamento di sfiducia nei riguardi del mondo e indicasse così la fuga o
l’evasione.
Forse, come cristiani, dovremmo maggiormente riscoprire, nella lettura della Parola, lo
spessore e l’importanza dello “scendere”.
Lo scendere viene prima del salire.
I pensieri, le intuizioni non nascono in maniera autonoma (salendo sul monte), sorgono sotto
la spinta dei problemi e delle speranze racchiusi nella storia. Anche la profezia nasce in
questo modo. Il profeta è una persona che vive pienamente le sofferenze, le ingiustizie, gli
interrogativi del popolo, e vivendoli cordialmente ne scopre le cause e ne prospetta le
soluzioni. Anche Gesù costruisce il suo progetto ascoltando la realtà.
Oggi si dice che il mondo, la vita politica hanno bisogno di fantasia. Questa fantasia non
scaturisce tanto dall’intelligenza, ma dalla solidarietà e dall’amore. Soltanto chi “ama”
l’umanità e vive la solidarietà potrà essere abitato da nuove intuizioni capaci di creare una
svolta nella società.
Due piccoli impegni.
- Trovare spazi e tempi di silenzio.
- Immedesimarsi con i problemi, da qui nasce la luce.
Battista Borsato
