Giovedì 17 Aprile ( – Bianco)
GIOVEDI SANTO (MESSA DEL CRISMA)
Is 61,1-3.6.8-9 Sal 88 Ap 1,5-8 Lc 4,16-21
L’idea non fu sua: prese in prestito pure l’idea che lo rese, tra gli umani, un quadro ambulante. L’idea se l’annotò, nel block-notes degli affetti, la sera in cui, a casa di quel fariseo ospitale, una peccatrice di città, era piombata dentro dove era certa Cristo soggiornasse: non chiese permessi, andò dritta in direzione dei piedi e, fermatasi dietro lui, «si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato» (Lc 7,38) Erano tutti agli inizi di ciò che, adesso, è sul finale: detrattori, ammiratori, amici, ostili, madonne e furfanti. Se l’era giurato che nulla sarebbe andato perduto, Cristo: non perdette d’appuntarsi quella sorta d’amore delicato per poi, una sera, rimetterlo per sempre al centro dell’attenzione. Quel gesto, che a casa di Simone i fariseo, strideva come unghia sul vetro, valse alla donna amante il perdono dei peccati: «La tua fede ti ha salvata; và in pace» (Lc 7,50). All’Uomo che dei piedi fece le sue carrozze di prima classe, mai scappò dalla memoria la freschezza di quel lavaggio: lo custodì con cura, s’aggrappò a quella delicatezza nei giorni dove l’incomprensione faceva novanta, pensò a lei quand’ebbe il sospetto che, fra poco, più nessuno avrebbe pensato a lui. Quella sera fu tra le più avvincenti della sua (non) carriera d’amante ricambiato: una delle pochissime carezze dentro un’infinità di borie e sgorbi. Quando, poi, viene l’ora dell’addio – l’ora in cui, come un marito quando s’allontana dalla moglie per un breve tempo produce più gesti d’amore di tutti quelli avvenuti sino ad allora – riadatta un ricordo dei più fervidi «Si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto» (Gv 13). Lei, la peccatrice, l’aveva fatto a lui: lui, il Salvatore, lo fece agli amici.
Scandalizzati tutti, colti da stupore muto. Eppure, avessero avuto gli occhi dell’Amico, un segnale c’era stato di quest’idea che turba: «Vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua» (Lc 22,10). L’indizio l’aveva dato quando chiese ad alcuni di loro d’andare ad affittare una stanza per la cena che stava per offrire. Loro, sbadati, non si accorsero che quella brocca era simile a quella della Samaritana, al vaso della peccatrice, che l’acqua altre volte era diventata un fiume straripante nel loro parlare: l’amore, in attimi così, soppravvive in gesti minimi di sguardi e dita. Chiederà in prestito anche la brocca, Cristo, dopo aver chiesto la sala? «Dov’è la stanza in cui posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli. Vi mostrerà una sala grande al piano superiore, grande e addobbata; là preparate». Sono tutti sull’attenti: l’uomo con la brocca e l’uomo della sala. Tutti attenti eccetto gli amici. La vendemmia ha inizio ma a vendemmiare ci va solo Cristo. Gli amici non son ancora capaci: «Signore, tu lavi i piedi a me? (…) Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». Pur sapendoli incapaci, se li porta con sé nella vigna. Ad apprendere in diretta, con l’acqua che sale al collo, come senza la pressione del torchio, l’uva non diventa vino.
Pare ridicolo che a confondere il pescatore di Galilea, avezzo ai gran flutti marini, sia un pugno d’acqua versata sui piedi, subito asciugata: ancora non gli è ben accetto che la gloria sia frutto dell’umiliazione: «Tu lavi i piedi a me?» Di lì a poco, nel Getsemani, tra le braccia di Morfeo come un ghiro addormentato, la lezione più ardua d’accettare sarà quella d’accorgersi che avrà ancora molto da imparare per riuscire ad insegnare di cos’è fatto l’amore. La brocca, la stanza e l’idea: tutto prese a prestito Cristo per andar a vendemmiare il lordume dai piedi degli amici come fossero grappoli d’uva pregiata. Poi, alzatosi da tavola, finito di vendemmiare, già se l’immaginava che, nell’ora in cui l’uva verrà torchiata, non ci sarebbe stata anima viva d’amici attorno al torchio, nella cantina del Calvario.
Ma ad amare quelli che sanno contraccambiare, non ci provò mai gusto.
(da Il Sussidiario, 17 aprile 2025)
