Vito Minacori”Ripartire”

Domenica 27 Aprile (DOMENICA – Bianco)
II DOMENICA DI PASQUA o della Divina Misericordia (ANNO C)
At 5,12-16   Sal 117   Ap 1,9-11.12-13.17-19   Gv 20,19-31


La paura è normale che ci sia, in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, sennò diventa un ostacolo che ti impedisce di andare avanti.

Paolo Borsellino

Immaginiamo la scena: è sera, durante la giornata c’è stato parecchio trambusto tra il gruppo dei discepoli, alcune donne hanno detto di aver visto Gesù e due discepoli hanno trovato effettivamente la tomba vuota. Ma la paura e lo spaesamento sono grandi, nella loro testa ci sono ancora molti dubbi e molta confusione – oltre al timore che possano fare a loro quello che hanno fatto a Gesù. Così i discepoli stanno tutti insieme, riuniti, con le porte ben chiuse. 

Quella sera, mentre i vari sentimenti si accavallano nel cuore di ciascuno di loro, Gesù si rende presente, visibile e li saluta dicendo «Pace a voi». Probabilmente la paura aveva generato turbamento, ansia, inquietudine nel cuore dei discepoli; ciascuno di loro ha un gran bisogno di sentire questo «Pace a voi». La presenza e le parole di Gesù, quindi, cominciano a sanare la prima ferita del cuore che è proprio la paura. 

Il Signore, però, subito fa vedere loro le mani e il costato: è risorto ma porta con sé, per sempre, i segni della passione. Sono i segni con cui la prima comunità cristiana e i suoi lo riconoscono, ma sono i segni in cui ognuno può riconoscere le proprie ferite fisiche e interiori. 

Al vederlo, la gioia è piena. Basta questo a Gesù per rimettere in moto il gruppo e rilanciare, investendo su ciascuno di loro: Dio gioca sempre al rilancio con ciascuno di noi, punta su di noi sempre di più di quello che ciascuno pensa di poter dare. I discepoli sono quindi inviati come Gesù è stato inviato dal Padre, cioè fino a dare la vita; per realizzare questo non li lascia soli, ma dona loro lo Spirito Santo, che sarà per sempre con ciascun discepolo per indicare la via ed essere forza nel cammino.

Tommaso quella sera è assente e non crede a quello che gli altri raccontano, egli è l’immagine di ognuno di noi, che amiamo il Signore ma non riusciamo a credere fino in fondo, abbiamo sempre bisogno di conferme e chiediamo dei segni. Anche in questo caso, il Signore non si tira indietro: dà a Tommaso, e con lui a ciascuno di noi, ciò che aspettava, cioè vedere i segni del suo amore, sul corpo del maestro per poterlo riconoscere.

Vito Minacori

Pietre vive

Fonte:https://getupandwalk.gesuiti.it/