Domenica 18 Maggio (DOMENICA – Bianco)
V DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)
At 14,21-27 Sal 144 Ap 21,1-5 Gv 13,31-35
Quando Giuda fu uscito [dal cenacolo], Gesù disse: «Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito.
Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri».
Questo brano così breve e così intenso contiene al suo interno alcune parole che brillano come perle:
ora, gloria, figlioli, comandamento nuovo, e si conclude con una frase che è, o meglio che dovrebbe essere, identitaria per ciascuno di noi.
Ora, termine caro a Giovanni, oggi come duemila anni fa, l’uomo, l’umano, l’umanità viene tradita. Fratelli, amici, creature che hanno il cuore che batte all’unisono, si sentono autorizzate a vendere, aggredire, maledire, abbandonare e tradire.
Gloria: in ebraico questo termine significa il peso di una cosa, la sua sostanza, la sua verità.
Leggendo il vangelo mi sembra di sentire Gesù che dice: “Ora che Giuda mi ha tradito, ora che la croce si sta trasformando da ipotesi a certezza, ora che sto per essere abbandonato da tutti voi, ora so che posso mostrarvi la mia gloria, che non è mia, ma è quella del Padre che mi è stata affidata. La gloria di cui parlo non è legata ai miei possedimenti, alle mie ricchezze, alla nobiltà della mia famiglia. La mia gloria è nelle scelte che ho fatto fino a qui e soprattutto a quelle che farò da ora in poi. E la mia scelta è quella di essere dono, di donarmi completamente, di non tenere nulla per me”.
Figlioli, sembra che ci dica: “vi voglio così bene che per me siete come figli, tutto quello che possiedo, tutto quello che possiedo ve lo dono, la mia vita, o meglio, la vita che mi è stata donata io a mia volta la ridò a voi.”
E ancora “vi lascio quindi un testamento, fate come me: amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amato, così amatevi tra di voi”.
Il comandamento che ci lascia Gesù in cosa è nuovo? Nella legge il comandamento era: “ama il prossimo tuo come te stesso” in questo il parametro sono io, devo amare l’altro come amo me stesso, l’esempio sono io. Nel comandamento nuovo invece l’esempio, il parametro, è Gesù stesso, e non solo il Gesù dei miracoli ma quello che sta per essere consegnato, tradito, torturato, ucciso e che è risuscitato ed è sempre con noi.
In fine il ritratto del discepolo, la chiave per essere riconoscibili, credibili e salvi è: avere amore gli uni per gli altri.
Ma concretamente come facciamo ad amarci gli uni gli altri? Mi viene in mente un brano del vangelo di Matteo al capitolo 25 dove risulta chiarissimo quale è il metro con cui siamo e saremo misurati:
“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Fonte:https://www.pievescandiano.it/
