Domenica 1 Giugno (SOLENNITA’ – Bianco)
ASCENSIONE DEL SIGNORE (ANNO C)
At 1,1-11 Sal 46 Eb 9,24-28;10,19-23 Lc 24,46-53
Luca, discepolo di san Paolo, è sia l’autore del terzo vangelo che del libro degli atti degli apostoli. La chiesa oggi ci propone, in questa festa dell’Ascensione, di ascoltare la conclusione dell’uno e l’inizio dell’altro. Il vangelo di Luca comincia con Zaccaria che uscito dal tempio non riesce a parlare e si conclude con Gesù che manda i discepoli ad annunciare a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati. Questo passaggio è talmente importante per l’autore del vangelo che nel suo secondo libro lo riprende.
L’ascensione di Gesù in sé e il brano che abbiamo ascoltato oggi mettono in luce un aspetto molto interessante dell’annuncio del Kerigma e cioè che grazie alla passione, morte e risurrezione di Gesù anche noi, qui oggi, siamo salvati se restiamo in relazione con Lui, come egli è asceso per restare nella relazione con il Padre da cui nella pienezza dei tempi era disceso. Allo stesso modo noi dobbiamo restare nella relazione con Lui e tra di noi, “restate nella città” il luogo dei nostri legami, delle nostre relazioni umane. Domenica scorsa abbiamo ascoltato, nell’apocalisse di San Giovanni, qual è la città santa: Gesù stesso! Quindi restare in città è per noi un invito a restare in quel legame con Lui, nostra lampada, dove il Padre e il Figlio sono nostro tempio.
Se ci fermassimo a contemplare l’ascensione solo come fatto miracoloso, perderemmo l’opportunità di vivere da salvati la nostra vita, di abitare le nostre relazioni senza la consapevolezza che veniamo da una relazione con Dio e che a quella cerchiamo di ricondurre tutte le nostre azioni.
Chiediamo al Signore con forza che “colui che il Padre mio ha promesso”, lo Spirito Santo che ciascuno di noi battezzati possiede, possa aprire i nostri occhi e che ognuno di noi possa cogliere la preziosità delle relazioni che vive.
Fonte:https://www.pievescandiano.it/
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