Figlie della Chiesa Lectio SANTISSIMA TRINITA’

Domenica 15 Giugno (SOLENNITA’ – Bianco)
SANTISSIMA TRINITA’ (ANNO C)
Pr 8,22-31   Sal 8   Rm 5,1-5   Gv 16,12-15

La domenica successiva alla Pentecoste, che dà compimento e pienezza al tempo di Pasqua, la Chiesa celebra il mistero della Tri-unità di Dio e nell’anno C del ciclo liturgico propone alla nostra contemplazione un brano, tratto dai “discorsi di addio” di Gesù nel quarto vangelo. In esso, ci viene fatta la rivelazione della comunione di vita e di amore che intercorre tra il Padre, il Figlio e lo Spirito santo: una comunione che non si esaurisce all’interno del mistero di Dio, ma che si apre a noi uomini, chiamati ad accogliere tale amore e a viverlo a nostra volta come un grande dono.

Per comprendere il senso profondo di questi pochi versetti, occorre leggerli nel contesto dell’intero vangelo secondo Giovanni. Fin dal prologo, infatti, il quarto evangelista scrive che Dio, nel suo desiderio di entrare in comunicazione con gli uomini, si è rivelato in modo definitivo nel Figlio Gesù Cristo, Parola fatta carne nella potenza dello Spirito santo (cfr Gv 1,14).

Gesù, uomo come noi, lungo tutta la sua esistenza, ha vissuto, nella fede, un rapporto di particolare intimità con il Padre; ha fatto un’esperienza così intensa di comunione con Dio che l’evangelista è giunto a scrivere di Lui: “Colui che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa” (Gv 3,34-35). Grazie a questa relazione con il Padre, Gesù stesso ha potuto affermare che, dopo la sua vita terrena, i veri adoratori non dovranno più adorare il Padre in un luogo particolare o in una città santa, ma dovranno farlo “in Spirito e Verità” (Gv 4,23), cioè nella forza dello Spirito santo e attraverso Gesù Cristo, che è la Verità fatta persona (cfr Gv 14,6). Gesù ci ha aperto la strada che siamo chiamati a percorrere per rendere culto a Dio: vivere come ha vissuto Lui, Figlio amato del Padre.

Nei discorsi di addio, Gesù ha promesso più volte ai suoi discepoli che, quando non sarebbe più stato fisicamente con loro, lo Spirito santo lo avrebbe reso presente: “Il Paraclito, lo Spirito santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto” (Gv 14,26). Nel brano odierno aggiunge un elemento decisivo: i suoi discepoli non sono in grado di portare il peso delle parole che Gesù avrebbe ancora da dire per rivelare il mistero totale della sua persona, resta qualcosa di “non detto”; ed è proprio per venire in aiuto alla loro e nostra debolezza che promette: “Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito”.

Gesù annuncia ai discepoli che solo dopo la risurrezione ci sarà la piena comprensione di quanto è accaduto ed è stato detto durante il suo ministero. Il Consolatore viene presentato come Colui che guida i discepoli alla verità piena, la quale implica non soltanto una più profonda comprensione intellettuale delle Parole di Gesù, ma soprattutto un modo di vivere conforme all’insegnamento ricevuto, come riecheggia in alcuni passi veterotestamentari: “Il tuo spirito buono mi guidi in terra piana” (Sal 143, 10); “Insegnami, Signore, i tuoi sentieri, guidami nella tua verità” (Sal 25, 4-5). Inoltre, il ruolo di guidare gli uomini era attribuito alla Sapienza (Sap 9, 11; 10, 10); e come la figura del Gesù giovanneo è modellata sulla divina Sapienza personificata, così lo è anche la figura del Paraclito.

In 8, 31-32, Gesù aveva promesso: “Se rimanete nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità”. Ciò si compie nello e in virtù dello Spirito, il quale farà questo senza mai discostarsi dal messaggio di Gesù Cristo, anzi ascoltando e comunicando l’intera sua vicenda: dalla sua preesistenza presso il Padre alla sua Venuta nella gloria, passando per la sua vita terrena, la sua morte e risurrezione. Del resto, è stato proprio lui, il Crocifisso-Risorto a effondere lo Spirito sui suoi discepoli (cfr Gv 19,30; 20,22); perché, come scrive s. Basilio, “lo Spirito santo è il compagno inseparabile del Figlio”.

L’accento posto su tutta intera la verità sottolinea che la missione del Paraclito è parallela a quella di Gesù. Anche Lui è maestro e guida. Tuttavia, l’ambito della sua guida è la rivelazione di Gesù, pienamente compresa: “Non parlerà da sé stesso, ma dirà tutto quanto avrà udito”. Gesù definisce allo stesso modo la sua rivelazione nei confronti del Padre (cfr 3, 32; 5,30). Qui non è identificata la persona da cui sente, ma ciò non ha grande importanza, perché il Padre e il Figlio “sono uno” (16,15).

Lo Spirito non rivela qualcosa di nuovo, ma interpreta la rivelazione storica di Gesù, in relazione al futuro escatologico. L’annuncio delle cose future consiste nell’interpretare in rapporto a ogni generazione che verrà il significato contemporaneo dell’opera di Gesù. La migliore preparazione cristiana a ciò che avverrà non è una esatta precognizione del futuro, ma una profonda comprensione di ciò che Gesù significa per il tempo di ognuno.

Infine, Gesù afferma: “Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve l’annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve l’annuncerà”. Come Gesù glorifica il Padre (17 ,1.4) rivelando agli uomini il suo amore e la sua potenza salvifica; così lo Spirito glorifica Gesù, rivelandolo agli uomini e continuando la sua stessa rivelazione. Per i Sinottici, il Figlio dell’uomo verrà nella gloria nell’ultimo giorno, ma per Giovanni c’è già gloria nella presenza di Gesù nel Paraclito e mediante il Paraclito.

Nell’annunciare o interpretare il mistero di Gesù, il Consolatore in realtà interpreta il Padre agli uomini; in quanto il Padre e il Figlio possiedono tutto in comune. L’ultima fonte della rivelazione è il Padre, nella sua essenziale unità con il Figlio. Più tardi i teologi orientali e occidentali discuteranno se lo Spirito procede esclusivamente dal Padre, oppure dal Padre e dal Figlio. Nel pensiero dell’autore del quarto Vangelo sarebbe incomprensibile che il Paraclito avesse qualcosa da Gesù e non dal Padre, ma tutto ciò che Egli ha è di Gesù: è questa una mirabile sintesi della comunione di vita tra Padre, Figlio e Spirito santo e, allo stesso tempo, un chiaro invito, rivolto ai credenti, ad accogliere tale mistero nella loro vita, ad accogliere ciò che Padre, Figlio e Spirito santo vivono tra loro: l’amore.

Come possiamo rendere gloria a Dio? Invocando dal Padre il dono dello Spirito, certi di essere esauditi in questa preghiera (cfr Lc 11,13), perché ci ispira a vivere l’amore, perché “Dio è amore” (1Gv 4,8.16). Noi, donne e uomini di oggi e di ogni tempo, siamo chiamati ad accogliere ed esercitare questo amore per vivere la vita cristiana; ovvero, per fare delle nostre vite un’opera d’arte, il capolavoro che Dio ha progettato per ciascuno di noi.

Fonte:https://www.figliedellachiesa.org/