fra Damiano Angelucci”La pienezza della Legge”

Domenica 13 Luglio (DOMENICA – Verde)
XV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Dt 30,10-14   Sal 18   Col 1,15-20   Lc 10,25-37

Al capitolo XXVIII de I Promessi sposi Alessandro Manzoni riporta una considerazione dell’anonimo autore a cui fittiziamente egli attribuisce il suo romanzo: “… si dovrebbe pensare piú a far bene, che a star bene: e cosí si finirebbe anche a star meglio”. 
Se permettete, questa è un’ottima sintesi del senso del comandamento dell’amore, e dell’amore al prossimo in particolare, che ci viene trasmesso dall’odierna parabola del buon samaritano. Non possiamo amare e prenderci cura dell’altro solo in virtù dell’obbedienza ad un comandamento, (anche venisse da Dio in persona!) ma possiamo farlo solo a partire da almeno due considerazioni.
La prima è che la compassione, l’attenzione per l’altro non dobbiamo inventarcela noi, perché Dio per primo ha amato noi e ci ha messo il suo amore nel cuore. Gesù è il vero buon samaritano della storia, della storia di ogni uomo, di ogni mal capitato che sulle strade di questo mondo è mezzo morto non necessariamente per delle percosse, ma perché gli è stata sottratta una prospettiva di speranza, di un avvenire felice, o perché vittima delle sue false illusioni, e sappiamo bene che quanto più inconsistenti sono le illusioni, tanto più disastrose sono le delusioni.
La seconda è che la legge dell’amore è impressa nel cuore dell’uomo. Prima di farla scrivere su tavole di pietra, Dio ha impresso il senso tutti i comandamenti nel profondo del nostro cuore, per cui disobbedire ad essi è fondamentalmente un disobbedire alla nostra umanità, alla nostra capacità e possibilità di una pienezza di vita, o se preferite, alla possibilità di felicità.
Ecco perché San Paolo scrivendo ai cristiani della Galazia dice che “Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: “Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Gal 5,14).
Questo che vengo di dire non è più scontato neppure nella mentalità di alcuni cristiani contemporanei, sostenitori del principio: “prima ci sono io – o noi – e poi eventualmente gli altri (come di fatto pensarono il levita e il sacerdote).
Ma forse avranno letto un vangelo diverso da quello di Gesù di Nazaret!

Fonte:https://fradamiano.blogspot.com/