Battista Borsato”Essere svegli”

Domenica 10 Agosto (DOMENICA – Verde)
XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Sap 18,6-9   Sal 32   Eb 11,1-2.8-19   Lc 12,32-48

Di Battista Borsato .

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è
piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non
invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il
vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e lampade
accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che,
quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà
ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a
servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate
di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe
scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio
dell’uomo”. Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo
della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone,
arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i
servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui
non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano
gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la
sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose
meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu
affidato molto, sarà richiesto molto di più».
(Lc 12,32-48)
Prima di tentare alcune riflessioni sul tema centrale di questa parabola, e il tema è “essere svegli”,
“stare svegli”, mi piace evidenziare le parole di Gesù rivolte “al piccolo gregge” dei suoi discepoli.
I suoi discepoli erano persone semplici, persone del popolo, per lo più pescatori e lavoratori ed essi
di fronte alle proposte di Gesù, proposte sconvolgenti e dagli imprevisti orizzonti nei riguardi della
fede e di Dio, si sentivano inadeguati, smarriti o, meglio, impauriti. E Gesù usa delle parole
rassicuranti, cariche di affetto e di speranza: “Non temere, piccolo gregge”. Gesù riconosce che è un
piccolo gregge senza numeri e senza rilevanza, ma dice di non temere, perché al Padre è piaciuto
dare a loro il Regno, consegnare il suo progetto: il suo sogno di una nuova umanità. Dio non opera
attraverso i grandi numeri o con l’imponenza delle qualità umane, ma attraverso la debolezza,
perché è nella debolezza e nella fragilità che Dio può operare e agire. Questo porterà S. Paolo a
dire: “Quando sono debole è allora che sono forte”. Solo quando uno si sente debole può lasciarsi
riempire della forza e della speranza di Dio, e lasciarsi fecondare dalle relazioni umane. Il discepolo
dovrebbe essere uno che si riempie di Dio, o meglio, che si spoglia del suo io: del suo io invadente,
presuntuoso, possessivo per vivere un amore gratuito. Il filosofo Spinoza diceva: “Il Dio che ci
spinge ad amare, non domanda di essere amato. Dio ha un amore libero dal suo io e dal bisogno e
non pretende di essere amato”. Fatta questa, a mio parere, rincuorante premessa, vorrei soffermarmi
su alcune espressioni del Vangelo che abbiamo ascoltato.
 “Siate pronti con le vesti strette ai fianchi…in modo che quando il padrone arriva e bussa
gli aprano subito”.
Questo passo del Vangelo viene letto, spesso, nella Messa dei funerali, perché
l’interpretazione che gli viene data sembra abbia un riferimento con la morte: la morte
sarebbe l’arrivo di Dio, l’arrivo del “padrone” che vuole il rendiconto della vita e delle
scelte operate. Io non mi sento di escludere totalmente questa lettura interpretativa, ma la

considero riduttiva se non addirittura fuorviante, nel senso che Dio continua a venire, che
Dio non cessa di “bussare” alla nostra vita e alla nostra chiesa, perché vuole entrare per farle
crescere. Tutta la vita, tutta la storia, è il calpestio di Dio. Noi siamo stati educati a ritenere
che Dio sia già venuto e abbiamo perso la consapevolezza che Dio viene continuamente e
viene per rompere incrostazioni religiose, ecclesiastiche, viene per aprire nuovi orizzonti e
allargare la verità.
Dio non è ancora pienamente manifestato. Nessuna istituzione, per quanto nobile, può
contenere Dio e neppure la Bibbia può circoscrivere il pensiero infinito di Dio.
Dio arriva continuamente e può mettere in discussione le acquisizioni religiose, teologiche e
culturali precedenti.
Prima dicevo che siamo stati educati al “Dio venuto”, cioè alla presunzione di avere già la
verità, tutta la verità, e non siamo preparati a udire il bussare di Dio che ci chiama a
correggere certi nostri pensieri, ad allargare le nostre visioni, ad ospitare l’interminabile
venire dello Spirito che fa nuove tutte le cose.
Il pensatore viennese Karl Popper morto nel 1994 affermava: “La peggior scuola è quella
che educa all’infallibilità. Non c’è niente di infallibile, di definitivo, ma tutto è sempre in
divenire, è sempre in crescita”. La nostra sicurezza sta nella presenza di Dio: è una presenza
amorosa, una presenza viva che dà sempre nuovi stimoli e ci invita a nuove aperture e a
nuove speranze per una vita piena e felice. Essere servi svegli è essere pronti ad aprire
quando Dio viene, e a lasciarci spalancare la mente e il cuore!
 “Beati voi servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli”.
C’è la parola “servo”. L’uomo, il credente, non è padrone della verità né di Dio, anche se ne
è un umile e caparbio cercatore. Sentirsi padroni della verità è il primo modo per non
raggiungerla mai; infatti, credendo di possederla, non saremo più in ascolto e non la
riconosceremo quando si manifesterà. Se non c’è l’attesa della verità, quando arriva non sarà
né compresa né accolta. Sentirsi servi è la condizione per crescere. Sentirsi donne e uomini
fallibili, mai arrivati, è il modo per accogliere l’incessante novità di Dio.
È ciò che è avvenuto con Gesù. Le persone religiose, soprattutto le autorità, pensavano di
conoscere Dio e la verità, ma quando Gesù ha intrapreso a presentare un altro modo di
vedere e di amare Dio, lo hanno rifiutato,perché quello che egli diceva non corrispondeva
alle loro convinzioni. La presunzione di avere la verità impediva loro di cercarla e di
accoglierla. Anche il nostro tempo e la nostra chiesa sono stati attraversati da stimolanti voci
profetiche come Turoldo, Mazzolari, Tonino Bello, Balducci, Milani, il Card. Martini che
schiudevano nuovi modi di pensare e di vivere la fede, ma non sono stati ascoltati, anzi,
giudicati dissenzienti e disturbanti.
 “Non basta essere servi occorre anche essere “svegli”.
C’è sempre il rischio di addormentarsi. Due atteggiamenti predispongono particolarmente
all’assopimento e al sonno: l’appoggiarsi troppo alle tradizioni e lo stare supinamente con la
maggioranza.
L’appoggiarsi alle tradizioni: anche oggi, davanti agli incalzanti problemi che nascono dalla
realtà, la reazione spesso è di aggrapparsi al passato. Ma Dio non potrebbe chiamare ognuno
di noi, e quindi anche la sua Chiesa, in tempi nuovi, a una radicale revisione del proprio
modo di pensare? Si è fedeli a Dio quando si ripete il passato? O non bisogna invece
incamminarsi verso il futuro percorrendo strade nuove e impreviste? La fedeltà a Dio,
ricordiamolo, esige di sentirsi servi, e di essere sempre svegli.
La tendenza di stare adagiati sulla maggioranza: non sempre e necessariamente la
maggioranza ha torto, non sempre la verità abita nella minoranza. Ma noi sappiamo che Dio
pratica una logica di rottura, che tende a oltrepassare gli schemi del buon senso: la

maggioranza, invece, segue quasi sempre le idee “normali”, preferendo non aprirsi a logiche
“strane”, pericolose”.
Due piccoli impegni:

  • Dio ha parlato ma non totalmente.
  • Occorre essere svegli per cogliere il bussare di Dio.