Domenica 24 Agosto (DOMENICA – Verde)
XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Is 66,18-21 Sal 116 Eb 12,5-7.11-13 Lc 13,22-30
Di Alessandro Cortesi 🏠
“Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria”. Al cuore di questa pagina di Isaia sta l’annuncio di un grande raduno: si apre un orizzonte universale con un incontro aperto per tutte le genti e per ogni lingua. Tutti, anche dai luoghi più lontani “ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore”. E’ l’immagine di una immensa carovana dei popoli in cui ci si riconosce fratelli e sorelle. E’ un orizzonte di speranza ma anche di scoperta che questo è il grande disegno di Dio sulla storia. La vicenda dell’umanità va letta come chiamata ad un raduno, ad un comune cammino in cui riconoscersi fratelli e sorelle. Ed è un cammino verso il santo monte di Gerusalemme. Sono parole che stridono con la violenza senza limiti che sta segnando la terra di Palestina in questo tempo: il genocidio in atto da anni da parte del governo di Israele nei confronti di intere popolazioni è drammatica contraddizione proprio con questa promessa di Isaia. Questa lettura oggi è motivo di conversione e di smascheramento di ogni politica idolatrica che attua oppressione e morte degli altri.
“Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta”. In cammino verso Gerusalemme Gesù risponde ad una domanda. Rinvia all’immagine di una porta: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta…”. La porta per entrare nella festa è stretta, entrarvi ed attraversarla implica una scelta, fatica e impegno: e c’è una lotta (agone) da sostenere. Sono parole che invitano ad una scelta, a prendere posizione. Non è questione di appartenenze di privilegio. Chi accampa in qualche modo diritti per aver mangiato e bevuto insieme, o perché ‘hai insegnato nelle nostre piazze’ si deve invece confrontare con altri criteri per accedere ad un incontro che sarà di festa: Gesù pone l’esigenza di compiere giustizia per trovare l’autentico senso della vita e per corrispondere alla chiamata di Dio.
La prima parola di Gesù è quindi una forte critica alla pretesa di ‘salvarsi’ in virtù di una appartenenza religiosa che non coinvolge l’esistenza, anzi, nasconde l’iniquità. Di fronte ad un modo di concepire la religione come possesso di privilegi o come appartenenza culturale che pone contro gli altri ed esclude Gesù smaschera queste false certezze. La porta stretta è immagine per dire l’invito ad un cambiamento, a vivere la fede seguendo Gesù e le sue scelte. La porta tuttavia è aperta, ma richiede un atteggiamento diverso, che coincide con il porre in pratica la Parola.
Viene poi indicata una apertura senza confini. Per chi compie l’iniquità, pensando di non dover rispondere delle sue scelte, la porta è chiusa, ma è invece aperta per tutti coloro anche lontani, anche considerati stranieri e estranei che attuano scelte di giustizia. Gesù rompe i confini delle appartenenze e in linea con i profeti scorge la testimonianza di un autentico rapporto con Dio incoloro che attuano la giustizia: “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio”. Gesù riprende la protesta dei profeti, che smascheravano l’iniquità di un culto separato dalla vita e indicavano che solo scelte di giustizia sono la via per incontrare Dio. La porta stretta apre ad accogliere chi non ha titoli di appartenenza o privilegi, ma opera scelte di prendersi cura, di accogliere, di servire i poveri. L’orizzonte è quello di un incontro di festa nella convivialità del regno di Dio: ‘siederanno a mensa nel regno di Dio’.
Alessandro Cortesi op
