Domenica 24 Agosto (DOMENICA – Verde)
XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Is 66,18-21 Sal 116 Eb 12,5-7.11-13 Lc 13,22-30
Di Sr. Cristiana Monastero Vicoforte 🏠
Scrive santa Chiara, che abbiamo da poco celebrato, nel suo Testamento: “E poiché stretta è la via e il sentiero, e angusta la porta per la quale si va e si entra nella vita e sono pochi quelli che vi camminano ed entrano per essa; e se vi sono alcuni che per un certo tempo vi camminano, sono pochissimi quelli che perseverano in essa. Beati davvero quelli ai quali è dato di camminare in essa e di perseverare fino alla fine!”. Chiara fa risuonare e interpreta il Vangelo di oggi nella luce del desiderio che la animava di seguire il Signore e di essere conformata a Lui. Il suo pensiero ci può aiutare a leggere oggi per noi questa Parola che può sembrarci un po’ ruvida e ostica, faticosa da vivere e da annunciare.
Il contesto in cui Gesù afferma queste cose è quello della salita a Gerusalemme dove verrà consegnato, ucciso e il terzo giorno risorgerà, un contesto drammatico e di grande tensione. Le sue parole nascono da una provocazione, da una domanda che può abitare anche il nostro cuore: “Signore sono tanti quelli che si salvano?” Una domanda che appare lecita, ma nasconde una grande insidia: quella di cercare, davanti alla serietà e alle esigenze della vita, una scorciatoia, una giustificazione al ridurre l’impegno della libertà nella lotta per scegliere il Bene. La risposta sembra suggerire che la salvezza e sempre e solo un fatto personale, non individuale, ma personale. Implica cioè, in modo unico e irripetibile, la mia relazione con Dio Padre e con i fratelli, la mia sequela di Gesù nell’accoglienza dello Spirito. Santa Chiara con acutezza sottolinea che la “via della Vita” è stretta e disagevole e perseverarvi è grazia concessa a pochi, eppure la liturgia di oggi ci presenta, nella prima lettura e nel Vangelo, una salvezza che è per tutti, da oriente a occidente, da settentrione e da mezzogiorno… verrebbe da dire che da tutti i luoghi e i tempi siamo convocati al banchetto del Regno, ed è così! Ma l’accesso a questa salvezza è sempre e solo la logica pasquale, quella che al nostro cuore abitato e segnato dal peccato risuona sempre come un “essere ripresi e corretti” che “sul momento…. non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati”, come dice la seconda lettura.
Questo cambiamento di logica da quella del profitto (che si declina in tutte le forme del “per me”) a quella del dono è la grande rivoluzione e la “porta stretta” attraverso la quale il discepolo deve essere disposto a passare non una, ma infinite volte, per gustare “la dolcezza del Signore”. Santa Chiara sa che è beatitudine l’esito di questo passaggio angusto, un po’ come il parto che ci genera alla vita naturale, il passaggio della Pasqua ci genera alla Vita Nuova, alla salvezza e lo fa attraverso un travaglio che è personale e unico per ciascuno, ma ha come esito un bene e una beatitudine che è a favore di tutti. La logica del dono ci mette in una dinamica di Bene scelto e che nell’affermarsi è sempre a favore di tutti, sia che venga riconosciuto come tale sia che venga ignorato e anche, come mostra la passione di Cristo, quando è osteggiato e rifiutato. C’è una bellezza non immediata in questa dinamica, che è quella della quale Pavel Evdokimov scriveva: “salverà il mondo”. Allora è bello cantare il salmo che la liturgia propone dove celebriamo la fedeltà del Signore che sola rende possibile per noi il percorre, grazie allo Spirito che ce la mostra. La via della Pasqua, anche quando si presenta come una porta stretta.
Sr. Cristiana
Monastero Vicoforte
