Figlie della Chiesa Lectio XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

Domenica 31 Agosto (DOMENICA – Verde)
XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Sir 3,17-20.28-29   Sal 67   Eb 12,18-19.22-24   Lc 14,1.7-14

Di Figlie della Chiesa 🏠

Il Vangelo di Luca di questa domenica appare “sovversivo” nel suo messaggio. Gesù non è mai banale, scontato, ovvio: anche oggi rovescia i nostri schemi invitandoci a scegliere “gli ultimi posti” e a mantenerci umili, perché… chi si umilia sarà esaltato.

Di sabato, Egli si reca a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e vediamo con meraviglia che non teme di farsi coinvolgere in una situazione complicata da gestire, attorno a una tavola in cui tutti i commensali lo stanno ad osservare, pronti a coglierlo in fallo e magari ad accusarlo di essere… un fuorilegge. Gesù però si mantiene calmo, mite, fermo: ama stare con i “diversi”, cogliere il loro sguardo, i dubbi, le incertezze, anche le accuse e le provocazioni; ha la capacità di ascoltare chiunque voglia metterlo in difficoltà, senza cadere nei tranelli dei provocatori di turno e, con abilità e sapienza, riesce sempre a uscire dall’angolo e portare a destinazione i suoi intenti…

Diceva agli invitati una parabola… È la sua specialità, raccontare storie per far capire con semplicità concetti profondi, come quello di scegliere l’ultimo posto nella speranza che colui che ti ha invitato ti dica “Amico, vieni più avanti!”. Quanto è bella l’umiltà che diventa grandezza, la capacità di scegliere l’ultimo posto in un contesto in cui, invece, c’è chi lotta continuamente per essere al primo…

Il Libro del Siràcide, che ascoltiamo nella prima lettura, afferma: “Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi, ma ai miti Dio rivela i suoi segreti”; ci mostra così che questo Dio sta sempre dalla parte dei “miti”, dei costruttori di pace, di coloro che scelgono quotidianamente la Verità e la Giustizia.

E continua: “Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio, perché in lui è radicata la pianta del male”; e ancora il Siràcide ci sprona a porre attenzione per non cadere nella trappola della superbia, radice di tutti i mali; e ci ricorda che il cuore sapiente medita le parabole, un orecchio attento è quanto desidera il saggio.

Ecco, quindi, l’importanza della parabola raccontata da Gesù, che se non viene ascoltata con “orecchio attento” e “cuore sapiente” rischia di diventare una favoletta da bambini, fine a se stessa.

Oltre alla dimensione dell’“umiltà”, il Vangelo di oggi ci offre anche il tema della “gratuità”: parola difficile, fuori moda, addirittura forse ambigua… Non siamo più abituati a operare nella “gratuità del dono”, siamo meglio addestrati a selezionare le opportunità più vantaggiose, che offrono il guadagno più alto con la minima fatica; pochi sono disposti a regalare il proprio tempo, anzi oggi chi “regala” è visto con diffidenza. Stiamo vivendo l’epoca del gratis=truffa, dove ognuno preferisce stare ben chiuso dentro le proprie certezze, amicizie, luoghi conosciuti, evitando l’apertura all’altro e negandosi la possibilità di vedere che c’è ancora qualcosa di bello e buono da poter sperimentare nella nostra esistenza.

Eppure, Dio, nonostante noi, non si è ancora stancato di regalarci tramonti rossi, fiori multicolori, carezze materne, abbracci consolatori, pagine da scrivere e da leggere perché ognuno possa riempire la pagina bianca della propria vita con le meraviglie di Dio, offerte “gratuitamente” tutti i santi giorni. Invece noi, che abbiamo smesso di accorgercene, quanta stoltezza, quanta tristezza, quanta fragilità stiamo vivendo!

Quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti”: ecco una nuova Beatitudine offerta dall’amico Gesù, la bellezza e la felicità di donare senza pretendere nulla in cambio, per il semplice gusto di fare la cosa giusta. Le parole di Gesù sono talmente semplici che quasi non riusciamo a crederci. Come? basta così poco per essere felici? per essere beati? Il Vangelo è un pozzo di felicità da scoprire, tanti i racconti e le situazioni che invitano l’uomo a rivalutare la propria vita, a cambiare lo sguardo sul mondo, a scommettere nuovamente sulle proprie risorse e possibilità; un Vangelo che sprona ognuno di noi a rialzarsi dopo ogni caduta, a non scegliere la rassegnazione ma la sovversione, ossia a ripartire da capo, ribaltando gli schemi a cui siamo abituati, modificando le priorità della nostra vita quotidiana, ricominciando a dare valore all’essere e non all’avere, rivalutando l’importanza della relazione con i vari compagni di viaggio, rafforzando la cura del dialogo, dell’ascolto, del confronto, dello scambio. Quanta meraviglia ancora da vivere!

Anche il Salmo di questa liturgia sottolinea la gioia dei giusti: “I giusti si rallegrano, esultano davanti a Dio e cantano di gioia”.

E qui la domanda nasce spontanea: chi sono i “giusti”? Forse non c’è un’unica risposta, la fantasia di Dio spiazza, sono tante le categorie in cui i “giusti” sono presenti; sicuramente il “giusto” è colui che fa la volontà del Padre, che ha imparato a guardare con gli occhi di Dio, a sentire con il cuore di Dio, a toccare con le mani di Dio. Non è una cosa impossibile, è una palestra quotidiana, un esercizio costante e perseverante nella gioia e nel dolore, nella luce e nelle tenebre, nell’entusiasmo e nella fatica; un Dio che ci invita ad allenarci a vedere le piccole cose belle di tutti i giorni, a partire dal mattino appena svegli per arrivare alla sera, a dirgli: “Grazie, Signore, per questa giornata”.

Umiltà e gratuità; la scelta dell’ultimo posto; la scelta di invitare zoppi e ciechi al nostro banchetto: questi gli atteggiamenti proposti da Gesù oggi nel suo Vangelo: sì, proposti, perché la Parola di Dio non è mai costrittiva, Dio non vuole toglierci la libertà di scegliere, ci lascia sempre la facoltà di seguirlo o di andare per altri sentieri. La certezza che ci lascia, però, è di saperlo sempre lì, sulla porta di casa, ad aspettarci dopo i nostri giri strampalati, dopo essere stati a pascolare i porci e aver mangiato le carrube con loro… Un Dio che non giudica i nostri errori, le mancanze, i colpi di testa, le sviste; un Dio aperto all’abbraccio, alla compassione, al perdono; un Dio che ogni volta ci ridona il vestito più bello, ci pone l’anello al dito e i sandali ai piedi per restituirci la dignità di Figli.

La forza di un Padre sta proprio nella capacità di “esaltare chi si umilia”, di ridonare forza a chi aveva perduto la strada e, con cuore sincero, torna a bussare alla sua porta… Quest’oggi facciamoci contagiare dalla bontà di Dio, da questo Padre buono e misericordioso che ci esorta a metterci in fondo alla fila con zoppi, ciechi, storpi; ad agire nella gratuità, per scoprire che la felicità è gratuita, o meglio ha un prezzo ma non quantificabile in denaro, perché il prezzo della felicità si chiama umiltà, si chiama gratuità.

Buona domenica nella gioia del Signore.