Domenica 7 Settembre (DOMENICA – Verde)
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Sap 9,13-18 Sal 89 Fm 1,9-10.12-17 Lc 14,25-33
Di Figlie della Chiesa 🏠
Il libro di Giobbe, famoso testo sapienziale, stringente nelle provocazioni e acuto nelle risposte, ad un certo punto mette in bocca a Dio un discorso dal tono ironico, volto a rendere consapevole il giusto Giobbe della sua posizione rispetto al Creatore: “Cingiti i fianchi come un prode, io t’interrogherò e tu mi istruirai. Dov’eri tu quand’io ponevo le fondamenta della terra? Dillo, se hai tanta intelligenza! Per quale via si va dove abita la luce e dove hanno dimora le tenebre perché tu le conduca al loro dominio o almeno tu sappia avviarle verso la loro casa? Certo, tu lo sai, perché allora eri nato e il numero dei tuoi giorni è assai grande!” (cfr Gb 38, 3-4. 19-21). Dio interroga Giobbe affinché lui tenti di rispondergli circa la sapienza che Egli ha usato per creare tutto. Il povero malcapitato non può far altro che riconoscere la grandezza del Signore, l’opera da lui compiuta: «Io riconosco che puoi tutto e che nulla può impedirti di eseguire un tuo disegno» (Gb 42,2).
La liturgia di oggi ha come fondamento la stessa dinamica appena evidenziata: c’è una logica, un modo di pensare, una Sapienza di Dio che va oltre l’uomo, oltre il progetto della singola persona e anche dell’umanità. A quest’ultima è però molto difficile accogliere un pensiero che non parte dalla sua prospettiva, dalla sua mentalità e modo di pensare.
Il libro della Sapienza, nella prima lettura, inizia proprio chiedendosi “Chi può mai conoscere il disegno di Dio? Chi può immaginare cosa vuole il Signore?”. Ed effettivamente è difficile, perché, aggiunge sempre il testo, “i ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni”. Questo ci accade perché la proposta del Signore ci appare controcorrente rispetto alla nostra felicità.
La chiave vera ce la offre l’antifona d’ingresso: “Tu sei giusto, o Signore, e retto nei tuoi giudizi: agisci con il tuo servo secondo il tuo amore”. Il fondamento non è tanto nel “che cosa accade”, ma nel “perché”: il Signore agisce per Amore! Il vero scarto qualitativo della nostra fede sta proprio nel credere, e quindi fidarci, che “tutto ciò che vuole il Signore lo compie in cielo e sulla terra” (Sal 135, 6) e che l’unico motivo che lo spinge è l’amore per ciascuno di noi.
Certo, quando ci accadono fatti inspiegabili, violenze gratuite, difficoltà che ci appaiono più grandi di noi, quando non troviamo fonti di speranza… tutto ci appare insensato e deprecabile. Ma la Sapienza per i cristiani non è solo conoscenza o intelligenza; è “Sapientia Crucis”, cioè una sapienza che non ha altra via che il passaggio attraverso la croce, nelle sue infinite e personalissime espressioni.
La Colletta propria ce lo enuncia: “…donaci la sapienza del tuo Spirito, perché possiamo diventare veri discepoli di Cristo tuo Figlio, vivendo ogni giorno il Vangelo della Croce”. Non ci addolcisce il messaggio raggirando l’ostacolo, bensì ci invita a starci dentro, a scegliere di non abbandonare la sfida; a imparare a camminarci sopra, come fece Gesù sulle acque. Essere discepoli di Cristo non vuol dire scegliere la via più facile, ma accogliere quella meno gettonata, meno auspicabile.
Il Vangelo nella sua chiarezza è disarmante: “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.” La traduzione precedente era ancora più cruda. Diceva infatti: “se uno non odia sua padre, sua madre…”, per fortuna la CEI ci ha dato un’opzione più ragionevole!
Il cuore del discorso, infatti, non è l’odio ma, come si diceva sopra, l’amore. Per poter essere autentici discepoli di Cisto, serve amarlo sopra ogni cosa. Questo non perché il resto sia male o indegno del nostro affetto, bensì perché l’unico che tiene insieme tutti i fili è Lui!
Solo il Signore può prendersi cura in modo autentico e profondo di noi, perché né i nostri genitori, né gli amici, né gli averi, né noi stessi, potremmo mai sapere che cosa ci è veramente di aiuto, cosa ci giova, cosa ci fa veramente bene; né tantomeno possiamo pensare di poter raggiungere da noi stessi quello che desideriamo!
Quante volte infatti situazioni impreviste, malattie, relazioni che ritenevamo buone, ricchezze che pensavamo eterne… ci hanno lasciato con l’amaro in bocca, perché avevamo contato troppo su di esse?! Il Signore qui ci dice chiaro e tondo: “Puoi fare tutti i calcoli, ragionamenti e conti che vuoi, ma la tua vita non è in mano tua! Scegli a chi consegnarla”. Questo non per una deresponsabilizzazione personale, ma per un investimento proficuo in Colui che può far portare frutto a ogni “albero della croce”! Mai il Signore ci chiede di accogliere la croce per la croce. Purtroppo, il nemico vuole far fermare il nostro pensiero a questa verità parziale: è vero, c’è la croce, ma questa non è l’ultima parola! “Portare la propria croce” è l’occasione che ci è data per ricevere un amore più grande e per fare esperienza che questo amore è fedele, mantiene la parola data!
I racconti delle parabole che seguono questi versetti motivano l’esigenza della sequela. Il Signore non obbliga nessuno, ma se si sceglie di accoglierlo, poi è bene essere coerenti, per non essere ridicolizzati. È inutile dire un sì iniziale per apparire bravi e poi screditarlo alla prima difficoltà. Ogni tanto abbiamo bisogno di domande che ci mettano con le spalle al muro, domande anche esigenti che ci aiutino a interrogarci sul “dove siamo”, perché solo così possiamo fare veramente nostro il desiderio di pienezza di Dio. Tenere il piede in due scarpe non aiuta né noi né chi è con noi. E se non riusciamo a essere coerenti in ogni ambito di vita, non temiamo; possiamo sempre supplicare il Signore che ci doni la sua Sapienza, che ci fa scorgere oltre l’apparenza la potenza del suo Amore, che agisce al di là di ogni limite!
Per la meditazione personale:
- C’è qualche realtà/relazione/bene a cui ti senti molto legato, tanto da non poterne fare a meno?
- Cosa significa per te riconoscere e accogliere l’Amore del Signore che va al di là di ogni croce?
- Cosa ti impedisce di accogliere quello che la vita sta disponendo per te? Quali pensieri vedi che non ti aiutano? Quali invece ti possono aiutare e sostenere nella speranza?
