Domenica 14 Settembre (FESTA – Rosso)
ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE
Nm 21,4-9 Sal 77 Fil 2,6-11 Gv 3,13-17
Di Don Luciano 🏠
Il motto certosino “Stat crux dum volvitur orbis” – “la croce sta salda mentre il mondo gira” – racchiude un messaggio sempre attuale. La croce è un punto fermo che attraversa la storia, non un ricordo sbiadito del passato. Mentre il mondo cambia, con le sue glorie e le sue crisi, con le sue conquiste e le sue cadute, la croce rimane come segno dell’amore di Dio che ha assunto la debolezza umana per redimerla. Nella liturgia dell’Esaltazione della Santa Croce contempliamo un paradosso: lo strumento di supplizio e di vergogna diventa trono di gloria e fonte di vita. Non il dolore in sé, ma l’amore con cui Cristo ha abbracciato il dolore fa della croce un segno di vittoria. La croce è “esaltata” perché in essa vediamo la misura di quanto Dio ha amato il mondo: “Ha dato il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Già il popolo d’Israele, nel deserto, trovava guarigione guardando il serpente di bronzo innalzato da Mosè (Nm 21,4-9). Così anche noi riceviamo vita nuova volgendo lo sguardo al Crocifisso. Lo sguardo di fede diventa apertura alla speranza, anche in mezzo alle prove. La storia della Chiesa ci ricorda un episodio significativo legato a questa festa: la ricerca della vera croce da parte di sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino. Nel IV secolo, Elena si recò in Terra Santa e, secondo la tradizione, rinvenne il luogo della crocifissione e le reliquie della croce di Cristo sul Calvario. Fece erigere basiliche sui luoghi santi e affidò alla cristianità quel segno prezioso che i secoli non hanno cancellato. Con il suo gesto, la croce venne di nuovo “innalzata” davanti al mondo, non più come strumento di condanna, ma come sorgente di speranza e di salvezza. Oggi, come allora, la croce continua a stare salda mentre il mondo gira. In un’epoca di smarrimenti e di crisi, in mezzo a guerre e violenze, la croce rimane bussola e fondamento. Essa annuncia una verità profonda, senza soluzioni facili: Dio è entrato nella nostra sofferenza, e la morte non ha più l’ultima parola. Accogliere la croce significa lasciarsi avvolgere dall’amore che essa rivela. Significa imparare a guardare le ferite della vita non come segni di disperazione, ma come luoghi dove la grazia può fiorire. È la lezione che sant’Elena, con il suo coraggio di cercare e venerare il legno santo, ha consegnato alla Chiesa: non avere paura della croce, perché in essa è custodita la vittoria di Cristo e la nostra speranza. Mentre il mondo continua a girare, la croce rimane. Rimane come luce che illumina le notti della storia e come cuore pulsante della fede cristiana. Facendo eco alle parole di Papa Leone, dunque, impariamo anche noi a “scavare” oltre la terra della nostra quotidianità: “scavando si trova, abbassandosi ci si avvicina sempre di più a quel Signore che spogliò sé stesso per farsi come noi. La sua Croce è sotto la crosta della nostra terra” (Udienza giubilare, 6 settembre 2025).
