Don Paolo Zamengo”Pregare senza stancarsi”

Domenica 19 Ottobre (DOMENICA – Verde)
XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
Es 17,8-13   Sal 120   2Tm 3,14-4,2   Lc 18,1-8

Di Don Paolo Zamengo

Oggi, il Signore Gesù, nel suo viaggio verso
Gerusalemme, offre ai suoi discepoli l’insegnamento
sulla “necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai”.
Gesù ci offre alcune coordinate per sostenere la nostra

relazione con Dio, suo e nostro Padre perché la preghiera è un’esperienza di relazione.
Gesù nella parabola presenta Dio secondo un’immagine piuttosto “fastidiosa”, quella di un
“giudice disonesto”, che resiste alle giuste richieste che una povera vedova gli rivolge. Certo
questa immagine di Dio è piuttosto impietosa. Eppure quante volte pensiamo che sia proprio così.
Noi, come la povera vedova, andiamo con insistenza da Lui mentre Dio sembra non ascoltarci.
Noi siamo tutti concentrati sul “risultato” della nostra preghiera e, di fronte al silenzio di Dio che
non interviene lo giudichiamo come un “giudice disonesto”.
Gesù però ha posto a modello di una “preghiera continua” la “vedova” che non si stanca di
bussare alla porta del giudice per ottenere giustizia. Ma a ben leggere la conclusione della
parabola, Gesù sposta lo sguardo su Dio che non si stanca di “fare giustizia ai suoi eletti”.
È la sua magnanimità è certa e premurosa. “Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano
giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo?” Non li farà aspettare perché Dio è
grande nell’amore. Il suo amore e la sua magnanimità è la sua “grandezza d’animo”.
Gesù ci chiede di considerare la preghiera sul “versante” di Dio, dal Suo punto di vista. Dio è
paziente/magnanimo. E se Dio è così, chi e cosa troverà nella relazione con Lui? “Ma il Figlio
dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” La parabola rimanda al cuore della relazione
con Dio sul nostro “versante” umano sulla fede.
Quale fede può stare di fronte a un Dio che pensiamo essere “giudice ingiusto”, ma che Gesù
proclama “paziente e grande nell’amore? Se pensiamo alla nostra fede, spesso piccola e vacillante,
dovremmo rispondere che sarà difficile che Dio trovi la fede al suo ritorno, cioè nell’ora in cui ci
sarà l’incontro definitivo con lui.
Ora però la preghiera di cui sta parlando Gesù non è sorretta semplicemente dalla nostra fede. Se
così fosse saremmo perduti! Gesù sta invitando i suoi discepoli a vivere nella Sua fede, nella sua
capacità di Figlio che si affida al Padre.
Gesù ci sta invitando ad entrare nella Sua preghiera, nel suo modo di affidarsi a un Dio di cui
conosce tutto l’amore, la “grandezza d’animo”, ma di cui sperimenta anche l’apparente silenzio,
soprattutto nell’ora più buia della sua vita, quella della croce.
Gesù è colui che si affida al Padre, fino alla croce, là dove si abbandona nelle mani di un Dio che
non interviene, che sembra abbandonarlo senza “fargli giustizia”: “Dio mio, Dio mio perché mi hai
abbandonato?” “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”.
Questa è la fede del Figlio nel Padre. Sia questa la nostra fede nella preghiera. a “Colui che ci ha
amati” (Rm 8,37).