Wilma Chasseur”ABITATI DALLA GLORIA DI DIO”

Sabato 1 Novembre (SOLENNITA’ – Bianco)
TUTTI I SANTI
Ap 7,2-4.9-14   Sal 23   1Gv 3,1-3   Mt 5,1-12

Di Wilma Chasseur🏠

La festa di tutti i Santi ci ricorda le realtà ultime e il destino futuro che ci aspetta.
La prima lettura ci mostra la grande visione di Giovanni: quella “moltitudine immensa che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua.”
Si parla anche dei 144mila segnati da ogni tribù dei figli d’Israele.
144mila è un numero simbolico che significa numero perfetto (= 12000 per le dodici tribù d’Israele) quindi non indica una limitazione numerica – come affermano i testimoni di Geova – ma simboleggia la pienezza finale dei salvati, che saranno molti, molti di più di 144mila.
Nella seconda lettura, san Giovanni, ci preannuncia lo straordinario destino di gloria destinato agli eletti: “Noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma CIO’ CHE SAREMO NON è STATO ANCORA RIVELATO. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché LO VEDREMO COSI’ COME EGLI E’”. Promessa straordinaria: vedremo Dio faccia a faccia. Lo vedremo nella sua essenza quale Egli è. Avremo quel “lumen gloriae” che sopraeleverà le nostre facoltà intellettive, grazie al dono dello Spirito Santo, e ci permetterà di vedere Dio. E questa sarà la nostra gioia principale. Ma ci sarà anche la gioia secondaria di vederci tra di noi.

Santità: attributo divino
La festa di tutti i santi ci ricorda che dobbiamo desiderare diventare santi. E dobbiamo chiederlo perché è anzitutto dono di Dio. Ci vuole anche la nostra cooperazione, certo, ma sappiamo benissimo – come dice un adagio domenicano – che anche la corrispondenza alla grazia, è grazia. Essere santi è partecipare alla santità di Dio. A rigor di termini, la santità è attributo esclusivo di Dio: “Tu solo il Santo, tu solo l’Altissimo, Tu solo il Signore”. Noi diventiamo santi perché partecipiamo alla santità di Dio come il vetro partecipa alla luce del sole. Quando il vetro è totalmente investito dalla luce del sole, non si distingue più l’uno dall’altro, ma la luce è il sole, non il vetro. È così per la santità: noi saremo talmente investiti e, per così dire trapassati da Dio (così come la luce trapassa il vetro), da diventare come Lui, ma la santità è Lui. Noi siamo chiamati a diventare Dio per partecipazione, come il vetro partecipa alla luce del sole.

Portata eterna delle nostre azioni
Ecco perché le nostre azioni di quaggiù, non hanno solo una portata temporale, ma hanno una portata eterna, cioè: non durano solo quel tempo materiale che ci mettiamo per farle (do un bicchiere d’acqua e ci metto 5 secondi, vado a trovare un ammalato e ci metto dieci minuti ecc.), ma hanno una portata eterna, perché costruiscono il nostro destino eterno e ci seguiranno oltre i confini del tempo e dello spazio.
L’unico modo per far camminare la Chiesa e far avanzare Regno di Dio è quello di diventare santi: il motore della Chiesa è la santità. “Un atto di amore puro – diceva san Giovanni della Croce – è più utile alla Chiesa che tutte le opere riunite”. Verità ribadita con forza dal Vangelo odierno delle beatitudini e dal versetto del Salmo: Beati i puri di cuore perché vedranno DIO