Sabato 1 Novembre (SOLENNITA’ – Bianco)
TUTTI I SANTI
Ap 7,2-4.9-14 Sal 23 1Gv 3,1-3 Mt 5,1-12
Di Don Luciano Labanca🏠
Oggi, nella solennità di Tutti i Santi, contempliamo la meta a cui siamo chiamati: la comunione piena con Dio, la vita eterna nella sua luce. Come ricorda la liturgia, in un’unica festa celebriamo i meriti e la gloria di coloro che hanno realizzato la loro vocazione ad essere con Dio per sempre. Non solo i santi canonizzati o beatificati, ma anche quella moltitudine silenziosa di donne e uomini che hanno vissuto la santità quotidiana, spesso nascosta, che papa Francesco ha definito “i santi della porta accanto”. È quella santità che lo Spirito Santo riversa “dappertutto nel santo popolo fedele di Dio” (Gaudete et Exsultate, 9). Essi hanno dei meriti, ma non nel senso di conquiste umane: la loro vita è stata una risposta libera e totale all’amore di Dio. Come ricorda sant’Agostino, “quando Dio premia i nostri meriti, non premia altro che la sua grazia”. È il Sangue dell’Agnello che li ha resi candidi, Colui che è la fonte di ogni santità. Questa moltitudine immensa ora vive nella gloria di Dio: nella sua presenza, nella sua luce, nella felicità che non conosce tramonto. Chi sono, allora, i santi? Non persone eccezionali per privilegi o doti speciali, ma uomini e donne che hanno preso sul serio la loro vocazione battesimale. Tutti, nel Battesimo, siamo già stati santificati e resi figli nel Figlio. Tuttavia, il cammino verso la pienezza si compirà solo quando saremo completamente trasformati in Lui, simili a Lui, perché lo vedremo così come Egli è. La santità, in fondo, è la vera bellezza: quella che trasfigura la nostra umanità e la rende partecipe della natura divina. È una bellezza che non passa, che ha il sapore del cielo, e che esercita su di noi una forza di attrazione irresistibile, perché ci attira verso Dio. La santità cristiana, tuttavia, non è fuga dal mondo. Non è una separazione dal reale o un rifugio in una sfera “sacra” e disincarnata. Al contrario, essa fiorisce nelle strade polverose e affollate della vita quotidiana, nelle relazioni, nelle prove, nei doveri di ogni giorno. È lì che la luce della Parola ci guida e ci salva. Il Vangelo delle Beatitudini ci mostra la via della vera felicità, così diversa da quella che il mondo promette. In una società che esalta la ricchezza, il potere e l’affermazione di sé, Gesù ci invita ad essere poveri in spirito, umili, totalmente dipendenti dal Padre. Solo chi è vuoto di sé può essere riempito di Dio. In un mondo che cerca di evitare la sofferenza e di anestetizzare la realtà, Egli ci insegna che la vera consolazione nasce solo da Dio, e che il dolore va attraversato, non evitato — come Lui ha fatto sulla croce. Gesù chiama beati i miti, coloro che non rispondono alla violenza con la forza, ma con la mitezza, che è la potenza dell’amore. Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché non si piegano al compromesso né alla menzogna, ma vivono nella verità, anche quando costa. Beati i misericordiosi, che scelgono di non chiudersi nell’indifferenza, ma di chinarsi sul dolore dell’altro, come Dio fa con noi. Beati i puri di cuore, che non cercano di possedere ma di amare, perché sanno che solo Dio basta. E beati gli operatori di pace, i costruttori di ponti, che abbattono muri e seminano riconciliazione: essi sono i veri figli di Dio. La santità è dunque un dono e un compito. È dono, perché tutto nasce dalla grazia del Santo che ci santifica. Ma è anche compito, perché richiede la nostra risposta, il nostro sì quotidiano, qualunque sia lo stato di vita in cui ci troviamo — sacerdoti, religiosi, laici, genitori o giovani. Santa Caterina da Siena scriveva: “Se sarete quel che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo”. È questa la chiamata che ci raggiunge oggi, la più urgente di tutte: essere santi, cioè essere veri, essere pieni di Dio. Non c’è altro di cui il mondo e la Chiesa abbiano più bisogno.



